Il Basilisco tra le gambe

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Disclaimer: Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
Nessun copyright si intende violato.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.

Piccolo reminder giusto perché la gente è sempre scema non si sa mai: CONTESTUALIZZATE. La storia è ambientata negli anni 2000. Non c'era informazione quanto adesso su alcune tematiche.

- AUGUREY BUILDING N.7 -

Capitolo 6
Il Basilisco tra le gambe


Il Natale dell'anno 2002 trascorse in una bambagia di tranquillità e totale nullafacenza. Solite cose, soliti pranzi esagerati, soliti auguri. Consueto litigio natalizio tra Draco e la sua famiglia, consueto biglietto sgualcito per Harry da parte dei Dursley, consueta dieta di Pansy a partire dal ventisette.
Tutto perfettamente nella norma.
Capodanno, invece, fu caratterizzato da un imprevisto uso eccessivo di alcolici. Blaise Zabini aveva invitato tutti i coscritti e contigui di Hogwarts nella sua tenuta in Cornovaglia, e non si era affatto risparmiato in buffet e open bar.
Harry aveva scoperto a sue spese che giocare a Odgen-Pong non faceva parte delle sue doti, e si era ritrovato infrattato in un armadio delle scope con un tizio di cui non ricordava il nome. Una vera fortuna che Draco avesse mantenuto la soglia della dignità e si fosse gentilmente premurato di fargli da "palo" con Ron.
Non era ancora pronto, Harry, a rivelare al suo migliore amico che i suoi gusti fossero... fluidi. Anche perché non ci aveva fatto ancora sufficiente esperienza con tale fluidità e, proprio nel momento propizio, era collassato faccia a terra dello stanzino prima ancora di poter giungere in seconda base.
Albert – nome di fantasia – era uscito e aveva supplicato quindi Malfoy di riprendersi il suo amico. Draco aveva dovuto trasportare Harry con un Levicorpus fino al divano più vicino, poi gli era toccato fare la stessa cosa con Pansy, dopo averla trovata incastrata nelle tende del salotto.
San Draco dal Wiltshire protettore degli ubriachi, l'aveva battezzato Hermione. E così era rimasto per altrettanti venti giorni, se non di più.
Per i due mesi successivi, l'ormone impazzito di Harry si era assopito per cause lavorative. La specializzazione gli stava costando in vita sociale e, pertanto, le uscite folli in cerca di single smarriti erano state ridotte al week-end.
Ma se Draco e Pansy – per chissà quale grazia divina – riuscivano sempre a tornare a casa con un baldanzoso giovane, Harry non si era mai impegnato troppo per emularli.
Era uscito con una ragazza di qualche anno più grande per una settimana, intorno a fine gennaio, ma non aveva funzionato. Poi aveva avuto un appuntamento a cena con un ragazzo americano, che si era rivelato troppo noioso e ignorante per i suoi gusti.
Nulla di più. Fino a che, una sera di metà febbraio, aveva incontrato al pub Justin Finch-Fletchley e, dopo qualche bicchiere, questi gli aveva chiesto di uscire. Non aveva nemmeno idea che fosse gay, ma Harry lo aveva trovato molto intraprendente. Senza pensarci troppo, aveva accettato di uscirci a cena.


«Già il fatto che esci con un Tassorosso la dice lunga sui tuoi gusti» commentò Draco, sconsolato.
Harry alzò gli occhi e si sistemò inutilmente i capelli nello specchio, all'ingresso dell'appartamento delle Serpi.
«E il fatto che sono amico di un Serpeverde la dice lunga sulla mia sanità mentale» rispose a tono, infilandosi la camicia bordeaux nei pantaloni.
«Un vero peccato che non ne stai ricavando alcun progresso in buon gusto» concluse Draco, affranto. Nonostante il disappunto, non riuscì proprio a trattenersi dal sistemargli meglio il colletto di quella orribile, orribile camicia.
Pansy, a braccia conserte e appoggiata all'isola della cucina, soffocò una risatina.
Harry non si era sprecato molto per nascondere a Pansy il suo nuovo interesse, anche perché era stata lei stessa a fargli intendere che l'avesse già capito da mesi.
«Ah-ah, divertente» ribatté Harry e, detto ciò, prese un grosso respiro e si diede la carica per uscire. La verità era che un poco fosse agitato. Justin non gli dispiaceva, già lo conosceva e sapeva che fosse una brava persona. «Ciao, Malfoy. Ciao, Pansy» salutò i dirimpettai e si diresse ad ampie falcate verso la porta.
«In bocca al lupo!» augurò Pansy, con un largo sorriso.
La ragazza attese di udire i passi leggeri di Potter riecheggiare lungo le scale, prima di parlare.
«Beh. Che dici?» domandò, volgendo uno sguardo malizioso verso Draco.
Egli sbuffò annoiato e scosse la testa.
«Dico che servirà un miracolo» affermò. Da quel poco che conosceva Potter, sarebbe ritornato strisciando a casa accampando qualche scusa per non proseguire con quella sorta di "relazione".
Non che gli andasse male. Quando Harry gli aveva detto che sarebbe uscito con Finch-Fletchey aveva dovuto trattenersi dal rigurgitare disappunto.
O forse non si era trattenuto affatto.
«Per quei capelli, gli serve un miracolo» concluse poi lei.
Draco rise sguaiatamente.
«Ti amo, Pansy. Se solo tu fossi uomo...»
Pansy sollevò le labbra in un ghigno compiaciuto, poi tornò a sfogliare la sezione gossip del Profeta.

Augurey Building n.7 - A magic sitcom in Diagon Alley  || 𝐷𝑟𝑎𝑟𝑟𝑦 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora