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Greta's POV
«♪Take It easy on my heart♪»
«Sta zitta Gre!» gridò Jace.
«Faccio il cazzo che mi pare» gridai di rimando.
«Gne gne»
«Perché non ti ho fatto fuori quando potevo?» sussurrai massaggiandomi le tempie.
«Cosa?» chiese sbucando da dietro.
«Niente» sorrisi e calpestai il mozzicone della mia sigaretta. «Non mi piace questo vizio»
«Non ricominciare con i discorsi motivazionali perché veramente è la volta buona che ti stacco la testa» dissi sorridendo.
«Manca anche a me!» gridò.
«Non ricominciare J» dissi stringendo i denti.
Il ragazzo corse verso di me e mi abbracciò. «Non ti spingo via solo perché…»
«Perché hai una cotta per me Smith» disse.
«Credici Norman» dissi ridendo.
Quando Jace mollò la presa il mio telefono squillò. Feci segno al ragazzo di stare zitto e risposi alla chiamata.
«Pronto»
«Salve è la signorina Greta Smith?»
«Si, sono io, lei è…?»
«La chiamo dall’ospedale Saint Vincent, di Parigi. Volevamo informarla che la sua amica ha lasciato il suo recapito telefonico in caso d’emergenza»
«Ok, e visto che mi ha chiamato la domanda sorge spontanea: che ha combinato la signorina Rogers?»
«Mi dispiace comunicarle che è entrata in uno stato di coma»
«Oh ma perfetto» sussurrai.
«Non sappiamo se si sveglierà, volevamo solo avvisarla e chiederle se avesse qualche parente qui in Francia…»
«Senta, sono lì tra 16 ore» chiusi la chiamata e corsi a casa.
«Dove vai mo?» chiese Jace.
«A Parigi» dissi aprendo la porta di casa.
«Cos’è successo a Maya?»
«Niente, mi hanno informata che ultimamente non sta molto bene ed è meglio che qualcuno sia lì con lei»
«Vengo anche io»
«No J, torneremo qui il prima possibile ok?»
«Va bene» disse sbuffando.
«Posso almeno aiutarti?» chiese.
«Si accompagnami all’aereoporto»
«Vai via ora?!»
«Ho speso 533 dollari per prenotare il vo tra tre ore e non ho intenzione di perderlo»
«Sali in macchina» mise in moto e partimmo.
Quando arrivammo abbracciai Jace e lo salutai. «Torniamo presto»
«Ci conto» ci salutammo e io corsi verso il gate 17.
Dopo 11 ore atterrammo a Parigi.
«La città dell’amore, disgustoso» sbuffai.
Presi il primo taxi libero e mi feci portare in un hotel non molto distante dall’ospedale. Posai lì la mia valigia e mi cambiai.

Entrai dentro la struttura e un odore di medicinali mi investì.
«Mi scusi, mi scusi» dissi rincorrendo un infermiera.
«Salve, stavo cercando Maya Rogers»
La donna mi guardò diffidente e disse:«Ultimo piano stanza 409» la ringraziai e mi precipitai  all’ultimo piano.
Dalla stanza uscì un dottore con una cartella blu in mano.
«Salve, sono una parente della signorina Rogers, posso vederla?» l’uomo mi guardò un paio di secondi e rispose: «Si, prego» aprì la porta e mi fece entrare.
«Sei proprio una stronza May» dissi sedendomi sulla sedia di plastica vicino a lei.
Vedere la mia migliore amica stesa su un lettino d’ospedale con gli occhi chiusi e le mani fredde e bianche mi fecero capire quanto io sia stata fortunata ad averla, anche se per poco.
Le strinsi la mano e iniziai a raccontarle la mia giornata…
«Sai non te lo dico mai ma sei veramente importante per me. Ci sono dei giorni in cui il bisogno di vederti e di vedere il tuo sorriso mi uccidono più del solito. Hai stravolto tutto. Mi hai dato felicità quando sembra qualcosa di impossibile. Mi sei sempre stata accanto. Hai creduto in me quando non lo facevo più neanche io. Sei la persona per cui vale credere nell’amicizia. Su ora basta smancerie, vado a prendere qualcosa al bar. Muori e ti uccido» dissi prima di uscire dalla stanza.
Scesi al piano inferiore ed entrai nel bar dell’ospedale. Guardai un secondo i panini che avevano e arrivai alla conclusione che avrei chiamato glovo e mi sarei fatta portare il mc.
«Potresti farmi un frappuccino caffè e vaniglia?» chiesi alla ragazza dietro il bancone. Mi sorrise e iniziò a preparare il mio ordine.
Appena fu pronto tornai in camera da Maya. Mi sedetti vicino a lei e appiggiai la testa sul suo scomodo materasso e in poco tempo mi addormentai.
«Ei» una voce mi svegliò. Mi stropicciai gli occhi e mi misi dritta sulla sedia. Guardai un secondo il ragazzo vicino a me e dissi: «Io ti conosco»
«Probabilmente, sono Thomas Holland, ma preferisco Tom» mi porse la mano che subito strinsi «Grets Smith»
«Sei l’amica di Maya!»
«Si sono io» dissi sorridendo.
«Come mai qui?» chiesi.
«Mia madre è nella camera accanto e io e Maya siamo amici» disse sedendosi vicino a me. «Ti manca eh»  Annuì e sorrisi.
«Ti va di andare a prendere un caffè?» mi chiese. «Volentieri» ci alzammo ed insieme ci avviammo al piano di sotto.
Stavamo chiacchierando tranquilli quando notai una chioma scura correre al piano di sopra. «Oh io conosco quel bastardo» dissi sorridendo. «Tom, non volevo farti vedere la mia parte da serial killer ma a quanto pare è destino» mi scrocchia le dita e, con il mio frappuccino, corsi  a cercare Aidan.
Lo ritrovai a vagare per il corridoio. «Per essere un attore di successo devo dire che non ricordi proprio un cazzo» dissi.
«Dov’è?!»
«Pensi che io te lo dica? Poi cosa non capisci di: resta a Los Angeles oppure vai a fare in culo?»
«Sarai piccoletto ma corri come una furia» disse Jace con il fiatone.
«La gang dei deficienti è tornata, e ne faccio parte…dio ti prego salvarmi»
«Greta te lo chiedo per l’ultima volta: dov’è Maya?»
«Puoi anche puntarmi una pistola in testa, ma dalla mia bocca non uscirà una parola» dissi sedendomi sui divanetti di pelle bianca nei corridoi.
«Schifosa…»
«Aid per favore» disse Jace.
«Devo dire che siete un gruppo molto unito» disse Tom che fino ad ora era rimasto a guardare.
«Decisamente, sentite fate quello che volete io devo prendere un po’ d’aria» dissi avviandomi verso il tetto dell’ospedale. Mi sedetti sul cornicione e lasciai i piedi penzolare nel vuoto. Feci alcuni respiri profondi e poi sentì la dolce voce di Tom: «Gre..» mi girai verso di lui e gli sorrisi.
«Cosa ci fai qui Tom?»
«Non penserai che io ti lasci da sola? Per lo più sul tetto di un ospedale» feci un sorriso e andai verso il ragazzo e lo abbracciai.
«Qualcuno ha riportato alla luce il cuore tetro di Smith»  disse Jace.
«Hai rovinato un momento dolce Norman» dissi guardandolo male. Il ragazzo alzò le spalle e tornò nella struttura.
«Ora che ci sono i tuoi amici puoi andare in hotel a riposarti» disse mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Chiusi gli occhi e sorrisi. «Anche tu dovresti riposare sai?»
«Mia madre non ha nessuno qui» disse con un sorriso spento.
«Ei» dissi alzandogli il viso con le mani.
«Le andiamo a parlare, sarà contenta che tu ti distragga un attimo. Se poi non vuoi sta tranquillo ok?» Tom mi sorrise e annuì.
Scendemmo al piano di terapia intensiva e bussammo alla camera 418.
«Ei mamma» disse il ragazzo avvicinandosi alla donna sdraiata sul letto che leggeva un libro. « Thomas!» gli occhi della signora si illuminarono. «Chi è questa bella ragazza?» chiese guardandomi.
«Salve sono Greta, un’amica Maya la ragazza qui accanto» dissi.
«Oh sisi la conosco, io sono Nicole» disse sorridendo.
«Volevo chiederle se potevo portare fuori suo figlio»
«Oh ma certo cara! Era ora che Tom uscisse da questo posto»
«Mamma sai che non mi piace lasciarti qui da sola» disse Tom prendendole la mano.
«Ci sono Jace e Aidan nell’altra stanza se volesse compagnia» dissi.
«Non vi preoccupate ragazzi, ora uscite e divertitevi» disse la donna sorridente.
«La ringrazio» dissi e poi uscimmo dalla stanza. Prima di andare passai nella camera di Maya.
«Cosa ci fai qui?» chiese Aidan vedendomi entrare. «Si da il caso che io sia qui da prima di te, e poi volevo dirle che vado in hotel a riposare che sono tre notti che dormo appena un ora a notte.» dissi baciando la fronte di Maya.
«Vai, ci penso io qui» disse stringendole la mano.
Gli sorrisi e poi uscì dall’ospedale insieme a Tom. Gli tesi la mano che strinse subito.
«Il mio hotel non è molto lontano da qui» dissi.
«Sai che stai portando in camera uno sconosciuto, potrebbe essere stupido»
«A volte le cose stupide danno i risultati migliori» dissi aprendo la porta della camera

just us//Aidan GallagherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora