Capitolo 35.

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-Quel bigliettino l'ho fatto a caso, stavo scrivendo le lettere e poi l'altra F di mezzo l'ho trasformata in una pistola.

-E ti diletti quindi a scrivere le lettere dell'alfabeto?

-E poi tipo ci faccio dei disegnini intorno, solo che poi è arrivato Marcus in ufficio ed ho subito buttato il pezzo di carta, anche perché è effettivamente infantile, però passo il tempo così.

-Che ti ha detto Marcus?

-Liam...

-So che è suo il bigliettino, dimmi la verità.

L'altro ragazzo sospirò, abbassando lo sguardo verso quella che sarebbe dovuta poi diventare l'insegna, già pronta a metà, di fatto la base completamente nera, opacizzata, era pronta, fece anche delle decorazioni con del bianco ed altri colori più accesi, mancava praticamente mettere il led con cui avrebbe formato il nome del bar e sarebbe stata pronta.

-Sì. Gli avevo detto di voler mollare... solo che se avessi fatto come te, avrei rischiato per mia sorella. È incinta Lee, ho paura.

-Devo uccidere qualcuno?

-Non tu, Louis.

-Come? Perché e soprattutto chi?

-Certo che sei un po' tontolone Payne, voglio dire è chiaro come il sole!

-Non capisco, quindi dillo.

-Il padre di Harry.

-Come farete a farlo sembrare un caso?

-Sappiamo dell'incontro che avrà Marcus.

-Zayn non puoi farlo.

-Io ho rinunciato! Ho rinunciato a tutti quei soldi, ho rinunciato ad avere la certezza di poter aiutare la mia famiglia economicamente. A te non va mai bene niente, niente di niente. Ho fatto questa cosa, non avrei dovuto perché sarebbe stato meglio rischiare, non avrei dovuto lasciarmi dare quest'incarico. Ma che credi che tutti quanti abbiamo la possibilità di fare quello che vogliamo? Risposta: no!

-Troveremo una soluzione, te lo prometto.

Si avvicinarono, abbracciandosi l'un l'altro in un modo esigente, stringendosi con la necessità di sentire il supporto l'uno dell'altro. Ne avevano bisogno, la situazione era complessa, ma prima di tutto stressante, al punto che anche una persona esterna a loro avrebbe potuto sentire quanto essa lo fosse. Nonostante questo, cercarono di non abbattersi, iniziando immediatamente a sistemare l'insegna, in tal modo da poter avere la certezza di essere sistemata prima di pranzo e poter andare a casa con tutto già pronto.
Ce la fecero con le tempistiche, quindi terminato il lavoro chiamarono tutti ed insieme sistemarono l'insegna, coprendola successivamente, così da mostrarla solo durante l'inaugurazione.

Arrivò orario di pranzo, si salutarono e diedero appuntamento, tornando poi ognuno a casa propria per potersi preparare. Anche la nostra coppia si separò, però comunque si fecero compagnia, infatti dopo essersi lavati, iniziarono a fare una videochiamata, dove parlarono sulle aspettative per la serata, per quello che sarebbe successo. Vennero però interrotti nel mezzo, per l'appunto, perché mentre conversavano il nostro guardone ebbe un'urgente telefonata, alla quale immediatamente rispose, senza però attaccare la videochiamata.

-Papà? Che succede?

-L'incontro lo abbiamo anticipato a dopodomani, quindi mi raccomando Haz, fate attenzione entrambi stasera. Sono certo verrà all'inaugurazione, quindi promettimi di stare attento.

-Va bene papà, ma perché sei così agitato? Sii sincero con me, ti prego.

-Tu tranquillo, solo veramente Harry, giurami che sempre starai attento, soprattutto per quanto riguarda come ci siamo organizzati una volta finito l'incontro.

-Te lo giuro, col cuore in mano.

-So che non sono il tuo vero padre, che non sono stato con te con i primi tuoi anni d'infanzia e che forse non sono neanche tanto presente nella tua vita, però ti voglio un bene dell'anima e veramente, farei di tutto per proteggere la nostra famiglia.

-Ti voglio bene anche io, tanto. Però perché mi dici questo? Per favore, hai qualche presentimento? Credi succederà qualcosa di brutto? Dobbiamo assolutamente trovare un modo per anticipare le mosse degli altri, se sai qualcosa.

-No, lasciamo tutto com'è, veramente tu tranquillo. So che ti ho messo un sacco di agitazione e scusami, però spero passiate una bella serata tu e Louis, ci sentiamo domani va bene? Ti voglio bene.

-Ti voglio bene anche io, a domani papà.

Appena dall'altro capo venne messa giù la cornetta, il riccioluto guardò il ragazzo dagli occhi, che intanto ascoltò ed osservò tutto, completamente in silenzio.
Erano entrambi confusi, il designer molto di più, per il semplice motivo che riuscì a capire solo parte di quella che fu tutta la conversazione tra padre e figlio.
Quest'ultimo aveva seriamente paura, provò una forte sensazione d'angoscia, al punto da iniziare a piangere dal nulla. Portò le mani sul viso, coprendosi, mentre il suo naso iniziò ad arrossare, le labbra a diventare leggermente gonfie e lucide. La scena commosse il più grande, che si avvicinò allo schermo del cellulare, ma non disse nulla, semplicemente prese la busta dove aveva il vestito e continuando a mantenere il silenzio, si diresse a casa del più piccolo, che preso dalle lacrime non se ne rese neanche conto. Arrivò a destinazione e non bussò, prese le chiavi di riserva, che imparò perfettamente dove fossero, entrò in casa e lo abbracciò.

-Amore, sta tranquillo. Per favore, va tutto bene, porteremo a termine questo piano e poi avremo la nostra vita insieme. Okay?

-Lou, ho paura, ti giuro che sto morendo dentro.

-Lo so, ma ci sono io con te e farò qualsiasi cosa pur di evitare che ti facciano del male, va bene?

Rimasero per un'altra mezz'ora a parlare, lasciando che il nostro guardone si sfogasse completamente. Una volta che si fu calmato, andarono a vestirsi e prepararsi per la serata: il più piccolo tra i due, indossò uno skinny jeans, sapeva il titolare avesse esplicitamente chiesto di non metterlo, ma assolutamente si rifiutò, non gli piacevano neanche un po' i pantaloni eleganti. Prese una camicia bianca, con delle minuscole decorazioni in azzurro, lasciandola aperta fino al quarto bottone -anche se l'altro cercò più volte di chiuderla-, indossò una collana con una piccola croce verde trasparente. Al di sotto di questo semplice abbinamento, degli stivaletti neri lucidi, o in realtà sarebbero dovuto esserlo, in pratica invece no dato che si trattava di scarpe vecchie ed un po' consumate.
Il più grande, indossò un pantalone a palazzo nero, il quale si era appositamente fatto accorciare, rendendo le caviglie visibili, al di sopra una maglietta a mezza manica nera, con una stampa nera e, per completare, una giacca del medesimo colore, che ripiegò fino all'avambraccio. Al di sotto di tutto ciò, mise delle semplici vans, ovvero le scarpe più comode per lui. Il nostro guardone fece quello in cui era veramente il migliore, lo osservò per tutto il tempo, ammirando ogni suo dettaglio e come accuratamente si sistemasse, trovava perfetto anche il modo in cui si sistemasse i capelli.

-Haz, andiamo?

-Mhmh, non vedo l'ora.

-Sono sicuro che ci divertiremo.

Eccome se si sarebbero divertiti.

Mini angolo autrice.
Scusate l'assenza di ieri, provo a recuperare il capitolo che avrei dovuto mancare in questi giorni, intanto spero la storia vi piaccia! Magari se vi va lasciate anche un commento. 🥺
Bacini ^3^
-Id.

Watcher||Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora