Capitolo 42.

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Quando furono certi che il ragazzo dagli occhi azzurri si fosse ripreso, andarono nuovamente nell'angolo bar, dove ad aspettare il nostro guardone vi era il biondo ed una nuova figura, completamente sconosciuta al designer.
Un ragazzo alto, dai capelli di un castano chiaro, tendente al biondo scuro, il viso ben definito, con zigomi e mascella ben designati, il naso quasi faceva contrasto per quanto in realtà fosse con lineamenti morbidi, quasi un po' alla francese. Le sue labbra rosse e carnose, mentre il suo corpo allenato e ben proporzionato. Al vederlo il più grande tra i due giurò di sentirsi male per quanto fosse perfetto, quasi mai si sentì in quel modo, quello sconosciuto fu capace di fargli provare soggezione.
Il riccioluto gli si avvicinò e, l'altro, giurò di poter morire dentro nel momento in cui vide la mano stringersi intorno al suo fianco, lasciandogli poi un bacio sulla guancia. L'irlandese nel notarlo, sospirò, per poi scuotere la testa, era certo che avrebbe avuto modo di parlare poi con il designer da soli.

-Lui è Brian, ho iniziato a uscire con lui due settimane fa. Brian, lui è Louis, un... amico.

-Sì... un suo amico, piacere.

Si strinsero la mano ed al ragazzo dagli occhi azzurri fece incredibilmente male realizzare che fosse riuscito in quelle settimane ad andare avanti, mentre lui per quasi due interi mesi, come unico pensiero ebbe sempre il nostro cameriere, il principale tra tutti. Certo, sapeva che comunque se lo fosse meritato, ma lo amava e vederlo in quel modo, ovvero stretto tra le braccia di un altro, gli fece davvero tanto male.
Sentì persino gli occhi lucidi, motivo per cui volle immediatamente dileguarsi da quella situazione, diventata imbarazzante per tutti e quattro in quel momento.

-Io mi sono trasferito qui, ho preso una casa anche ai miei fratelli quindi... se qualche volta ti va di passare a trovarci fammi sapere, a me farebbe piacere.

-Certo, ti farò sapere sicuramente.

-Bene... è stato un piacere incontrarti, davvero ne sono stato molto felice. Un piacere anche conoscere te Brian, trattamelo bene mi raccomando. Be' vi saluto, ci sentiamo.

Detto questo scappò letteralmente dal The Accident Bar, tornando di fretta a casa propria. Si assicurò di non avere nessun impegno, dopodiché spense il proprio cellulare, accese lo stereo ed andò in bagno, spogliandosi per poter fare una doccia.
Niente di rilassante, anzi, fu fredda e rapida, fatta unicamente per potersi rinfrescare, nonostante facesse un freddo incredibile.
In quei pochi minuti iniziò a piangere, battendo i pugni sulla parete, poggiandovi la fronte contro. Non poteva assolutamente, neanche lontanamente, concepire come si fosse lasciato scappare l'unica persona che avesse amato in tutta la sua vita. Gli fece rabbia vederlo stretto fra le braccia di quel ragazzo, che lo stringeva e gli dava baci ovunque. Avrebbe voluto essere al suo posto, così tanto ed è in quel momento che la rabbia divenne malinconia, rimorso, per non aver fatto la cosa giusta al momento giusto, bensì, per essersi lasciato prendere dalla codardia.

Quando finì, si diresse in cucina ed iniziò a mettere tutto sottosopra, urlare e gettare oggetti ovunque. Ebbe qualche attimo di calma, ma non di piena lucidità, di fatto decise immediatamente di prendere dell'alcol e di iniziare a berlo, sempre di più, fino a perdere quel poco di sobrietà rimastagli.
Preso dal momento, si vestì velocemente, alla rinfusa, correndo poi in quella periferia, a piedi nonostante fosse abbastanza lontana. Una volta arrivato, si mise steso sul prato, guardando il cielo che, diversamente dall'estate, tramontò presto.

-Harry, so che sei qui...

Nessuna risposta, naturalmente, quindi si voltò verso il cespuglio dove sapeva perfettamente si nascondesse il riccioluto. Lo raggiunse di soppiatto e fu intenerito nel vederlo tremare per la paura, una cosa che faceva spesso e che lo rendeva così visibile, oltre che vulnerabile.

-Sono solo io, non avere paura...

-Puzzi.

-Potrei denunciarti per stalking in questo esatto momento.

-Che permaloso, ti ho solo detto che puzzi!

-Mh... che ci fai qui?

-Non chiedermelo, lo sai perché sono qui.

-Non mi hai mai detto un vero e proprio perché, mi hai spiegato tu lo facessi, che ti aiutasse a riempire le tue giornate, ma ora che sono piene, che hai amici ed anche un nuovo pseudo ragazzo, perché lo fai?

-Sei ubriaco?

-Ma rispondi alla domanda!

-Sei ubriaco fradicio. Torniamo a casa, che dici? Ti accompagno io, sto con la mia auto, quindi niente avventure con la moto, tranquillo.

-Se andiamo a casa resti con me? Per favore...

-Ti porto a casa mia, è più vicina e ci vorrebbe troppo per trovare l'indirizzo di quella tua nuova.

-Va bene, grazie amore.

-Così ubriaco...

Concluse il riccioluto, guidando verso casa propria. Quel tragitto, durato all'incirca una ventina di minuti, al nostro guardone piacque, nonostante il ragazzo dagli occhi azzurri fosse veramente poco sobrio, gli fece piacere vederlo rilassarsi, chiudere gli occhi al tocco del vento sul suo viso, le labbra schiuse, quasi sul punto di addormentarsi.
Era ovvio gli mancasse, che lo amasse con tutto se stesso, ma assolutamente non poteva tollerare il modo in cui lo avesse lasciato nel momento di massimo dolore, senza una vera e propria scusa plausibile.
Quando arrivarono a casa fu quasi dispiaciuto da doverlo spostare da quella sua posizione, ma dovette e quindi dopo avergli aperto la portiera, lo fece poggiare a sé, entrarono in casa e velocemente nel letto della propria camera.

-L'hai lasciata uguale a quando l'abbiamo sistemata noi...

-Certo che sì.

-Perché? Io non mi merito questo tuo trattamento, neanche di essere a casa tua, nel tuo letto, mentre tu hai un quasi fidanzato lì fuori, che non sa cosa tu stia facendo...

-Brian l'ho conosciuto da poco e sono arrabbiato con te.

-Questa volta che ho fatto?!

-Sei arrivato quando stavo iniziando a dimenticarti, quando credevo di averti superato e finalmente credevo di essere pronto a vivere nuove esperienze. Sei ritornato con prepotenza, non dando importanza al fatto che io potessi essermi rifatto una vita.

-Ma io ti amo...

-Ma questo non-

-Sono tornato qui perché non posso neanche immaginare che tu possa essere di qualcuno che non sono io! È una storia complicata da spiegare, prometto che domattina, quando mi sentirò meglio, ti spiegherò per bene.

Dopo aver detto quelle parole, crollò dal sonno tra le braccia del nostro guardone, che lo strinse quasi sul punto di piangere.
Voleva andare avanti, ma allo stesso tempo sapeva che senza lui non ci sarebbe riuscito.

-Ti amo anche io e sai che non ci sono ma...

Disse, sospirò ed infine chiuse gli occhi, continuando a dargli attenzioni e carezze fino al momento in cui anche lui stesso non cadde nelle braccia di Morfeo.

Watcher||Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora