Parte X

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"Devo dirvi una cosa"
Tiziano e Paolo distolgono lo sguardo dalla tv, fissandomi interrogativi.
Tu sbuffi.
Ti ignoro e proseguo.
"Ho bisogno di andare a casa dei miei"
Entrambi inarcano un sopracciglio, continuando a fissarmi.
Ci ho pensato, ho riflettuto, ho persino litigato con te oggi pomeriggio.
"Perché?"
"Perché è un coglione"
Alzo gli occhi al cielo, ti ignoro.
Rispondo a Paolo.
"Ho bisogno di prendere le mie cose. Sono rimaste quasi tutte lì, quando me ne sono andato"
"È necessario andarci adesso?"
"Non è per i vestiti. Ho lasciato la maggior parte dei miei documenti lì. Anche quelli del lavoro"
Sia Paolo che Tiziano annuiscono, comprendendo la situazione.
Tu no.
Tu continui ad evitare il mio sguardo.
Sei preoccupato, lo so.
Non vorresti.
Ma è necessario.
Sono passate due settimane da quando sono andato via, e ci sono delle cose che ho lasciato lì di cui ho bisogno.
Tiziano mi ha parlato, qualche giorno fa, della possibilità di un lavoro stabile, tramite un suo amico.
È una buona offerta.
I lavoretti occasionali che facevo fin'ora non sono il massimo, e almeno così avrei la possibilità di sfruttare a pieno la laurea che ho tanto faticato a prendere.
Ma ho bisogno di alcuni documenti che adesso non ho.
"Se non fosse necessario, non ve l'avrei neanche detto"
Tiziano mi sorride sarcastico.
"Lo sappiamo. Anzi, personalmente ringrazio Dio che hai deciso di chiedercelo, e non sei andato senza dirci niente"
Il sorriso colpevole che rivolgo a Tiziano gli fa scuotere la testa.
Ci ho pensato.
Avevo quasi deciso di andarci, una mattina.
Tiziano e Paolo erano a lavoro, tu eri in università.
Avevo già iniziato a vestirmi, quando ho sentito le parole di Riccardo risuonarmi nella mente.
E ho pensato alla tua reazione se ci fossi andato da solo.
Se non mi avesse ucciso mio padre, lo avresti fatto sicuramente tu.
"Ci mancherebbe altro"
La tua voce arrabbiata mi scuote.
Eviti ancora di guardarmi, seduto all'altro capo del tavolo.
I resti della cena sono ancora sparpagliati sulla tovaglia.
"Avrei potuto farlo"
Sollevi lo sguardo, inarcando un sopracciglio.
"E io avrei potuto ucciderti"
Sorrido.
"Lo so"
"È per questo che avete litigato?"
Sposto lo sguardo su Paolo, incuriosito.
"Come sai che abbiamo litigato?"
Sorride, divertito, indicandoti.
"Da quando siamo tornati sai quali sono state le uniche due cose che ha detto? Che sei un coglione e che ti avrebbe ucciso. Non mi sembrano frasi molto amichevoli"
Ti guardo.
Fissi il piatto vuoto senza dire una sola parola.
"Marco"
Sollevi il viso.
Gli occhi verdi mandano scintille, le guance sono arrossate.
Guardi Paolo, in attesa.
Lui ti sorride, dolcemente.
"Anche a noi non piace. Ma Enea ha ragione. E poi, prima o poi sarebbe dovuto tornarci per forza"
"Poi sarebbe stato meglio che prima"
Mi sporgo appena sul tavolo, cercando di avere la tua attenzione.
"Sono passate due settimane"
"Sì, e ti sei appena tolto il tutore. Vuoi andare lì così passi le prossime due settimane con il tutore all'altro ginocchio?"
La tua voce si alza.
Sospiro.
Nella stanza cala un silenzio teso, pesante.
Sposto lo sguardo tra i due seduti con noi.
Paolo mi sorride, comprensivo, mentre Tiziano alza le spalle, non sapendo come aiutarmi.
"Sai quando andare?"
"Domani mattina"
I tuoi occhi scattano brevemente in direzione di Tiziano, per poi tornare a fissarmi, arrabbiati.
"Domani mattina?!"
Fronteggio il tuo sguardo, annuendo.
"Sì, domani mattina. Ho parlato con Angelo, e mi ha detto che i miei staranno fuori casa fino all'ora di pranzo"
"E tu pensi di poterti fidare di tuo fratello?"
Scrollo le spalle alla tua domanda.
"Sinceramente? No. Ma non vuole che io litighi ancora con loro. Posso contare su questo"
Stai per rispondermi, ma Paolo alza una mano, interrompendoti.
"Va bene. Noi usciamo a comprare i cornetti. Per quando saremo tornati, pretendiamo di trovarvi tranquilli, sereni e con un film impostato alla tv. Chiaro?"
Annuisco.
Con la coda dell'occhio, vedo te fare lo stesso.
Nel silenzio generale, escono.
Prima ancora che la porta si chiuda, ti alzi, camminando a passo marziale verso il bagno.
"Marco.."
"Lasciami stare, Enea"
Mi alzo, raggiungendoti prima che tu possa varcare la porta.
Ti afferro per un braccio, facendoti voltare.
"Aspetta"
"Lasciami"
La tua voce ha una nota isterica.
Ti guardo preoccupato.
"Marco.."
"Non mi interessa cosa hai da dire. È un'idea stupida"
I tuoi occhi fuggono dai miei.
Li tieni bassi, eviti di guardarmi.
Non voglio litigare.
"Hai sentito Tiziano e Paolo, loro sono d'accordo"
Scuoti la testa.
Non cerchi più di allontanarti da me.
Mi avvicino appena.
Stringo la presa sul tuo braccio.
"Non mi interessa"
"Marco, io ci devo andare. Devo farlo. E voglio farlo adesso, in modo da non doverci tornare mai più"
Lascio scivolare la mano lungo il tuo braccio.
Stringo la tua.
La sento tremare.
Chiudi gli occhi, ma non tiri via la mano.
Sento il cuore spezzarsi.
Non sono abituato a vederti fragile.
Non in questo modo.
"Non posso andarci solo io con loro?"
Sorrido, scuotendo la testa.
"No"
Apri gli occhi, puntandoli su di me.
...
Cazzo.
Sono maledettamente liquidi.
Sento qualcosa spezzarsi dentro, qualcosa infrangersi, all'altezza del cuore.
Non sei davvero arrabbiato.
Sei solo spaventato.
Hai solo paura.
Faccio un altro passo verso di te.
Non ti muovi, resti fermo.
I nostri corpi si sfiorano, ma non ho il coraggio di abbracciarti.
Vorrei farlo, ma qualcosa mi blocca.
Ho paura che tu non voglia, che tu mi respinga.
Farebbe male.
"Non voglio vederti crollare di nuovo"
Lo sussurri.
Se non avessi visto le tue labbra muoversi, avrei dubitato persino di averlo sentito davvero, avrei pensato di averlo immaginato.
Sollevo una mano, passandola fra i tuoi capelli.
Le dita si impigliano nei ricci.
Chiudi gli occhi a questo contatto.
Lascio scivolare la mano dietro la tua nuca, ti avvicino.
Le nostre fronti si sfiorano.
"Non crollerò"
Scuoti il capo.
"Bugiardo"
Il tuo corpo trema un po'.
E il mio cervello cessa di funzionare.
Ti avvicino con forza a me, ti stringo.
Incastro una mano fra i tuoi capelli, apro l'altra sulla tua schiena.
Seppellisci il viso nel mio collo, aggrappandoti alla mia maglia.
Chiudo gli occhi anche io.
Respiro, profondamente.
Respiro il tuo odore.
Sono così stanco.
Sono stanco di tutto questo.
Del dolore, della rabbia, della paura, della tristezza, della tensione che sento nelle ossa, nei muscoli.
Sono stanco, dannatamente stanco.
Sono stanco di vedere tutte queste emozioni logorare anche te.
"Ho paura, Enea. Ho paura di vederti star male ancora, io non ce la faccio"
Sento il tuo fiato solleticarmi il collo.
Stringo fra le braccia il tuo corpo magro, che aderisce completamente e perfettamente al mio.
Le tue dita sottili, aggrappate alla mia maglietta, tremano.
"Anche io sono preoccupato"
Ti irrigidisci alle mie parole.
Allontano il tuo corpo dal mio, ti afferro il viso fra le mani, costringendoti a guardarmi.
Mi perdo per un secondo nei tuoi occhi.
Sono umidi, e questo rende il verde ancora più brillante del solito.
Sento il mio sguardo farsi serio.
"Sono preoccupato, ma non crollerò. Probabilmente sarò incazzato da morire quando uscirò da quella casa, ma non starò più male. Credimi"
Incastri i tuoi occhi nei miei.
Mi guardi intensamente.
Cerchi qualcosa, dentro di me.
Cerchi di capire se ti sto dicendo la verità.
E lo sto facendo.
Sarò arrabbiato, molto arrabbiato, ma non ho più motivo di essere triste come lo sono stato due settimane fa.
Ne sono sicuro.
Forse trovi quello che stai cercando, perché annuisci.
Muovi il viso una singola volta fra le mie mani che ti trattengono ancora, tirando su col naso.
"Giura"
Sorrido.
"Giuro"
Annuisci di nuovo.
Mi avvicino.
Sfioro appena il tuo naso con il mio, e poi ci lascio sopra un bacio leggero.
Faccio lo stesso sulle guance.
Agli angoli della bocca.
Sul mento.
Sugli occhi.
E poi ti sento ridere.
E mi sento improvvisamente meglio.
Mi sento meno stanco.
È tutto quello che mi serve.
La tua risata divertita mi alleggerisce il cuore.
Mi getti le braccia al collo.
Ti stringo per i fianchi.
Le dita affondano nella tua pelle, se stringessi un po' di più rischierei di farti male.
Ma non ti faccio male.
Ti sento sorridere contro il mio collo.
La mia presa possessiva sale su per la tua schiena, avvicina ancora di più il tuo corpo al mio.
Mi allontano, quel tanto che basta a baciarti.
Sorridi nel bacio.
Lo faccio anche io.
Stringo il tuo corpo magro fra le braccia, e ora non tremi più.
Assaggio il tuo sapore dalle tue labbra, le sfioro con la lingua, chiedo il permesso di entrare, di approfondire il bacio, mentre l'ormai familiare calore si impossessa di me.
Sento il fuoco iniziare a bruciare.
Fuoco che divampa improvvisamente quando la tua lingua sfiora la mia.
Cerco di conservare un minimo di razionalità.
Tiziano e Paolo potrebbero tornare da un momento all'altro.
Le tue braccia scendono dal mio collo, le tue mani mi stringono il viso.
Mi afferri il labbro fra i denti, tirandolo.
Il respiro spezzato che mi sfugge si infrange sulle tue labbra, facendoti sorridere malizioso.
Ti avvicino per i fianchi, stringendoli fra le mani.
Continuo a baciarti.
Cerco le labbra.
Lascio che la mia lingua si scontri con la tua.
Percepisco il controllo venir meno.
Sussulto, quando le nostre erezioni si scontrano.
Sento che non resisterò ancora a lungo.
Non riesco a mantenere il controllo.
È passato tanto tempo dall'ultima volta.
Troppo tempo.
Con un movimento volontario, ti strofini contro di me.
Trattengo il gemito che rischia di scapparmi, mi allontano da te.
Ci provo, almeno.
Le tue braccia mi bloccano.
Ti avvicini, premi il tuo corpo contro il mio.
Ti sento, contro la mia gamba.
...
Merda.
Ti avventi di nuovo sulle mie labbra, riprendendone possesso.
Lascio scivolare le mani sotto la tua maglietta.
Ho bisogno di calore.
Del tuo calore.
La pelle ti si riempie di brividi quando la sfioro.
La stringo fra le dita, e ti sento gemere tra le mie labbra.
Rafforzo la presa su di te.
Le tue mani reagiscono, afferrandomi il viso.
Sorrido.
Separo con forza le mie labbra dalle tue.
Prendo respiri profondi, cerco di recuperare il controllo.
Ti lamenti, facendomi ridacchiare.
Cerchi le mie labbra, ancora.
Metto più distanza fra i nostri corpi, senza perdere la presa su di te.
Ti guardo.
Le guance arrossate non riescono a nascondere le lentiggini.
Gli occhi sono ombrati, ma questa volta non dalle lacrime.
È desiderio.
È solo desiderio.
Le labbra sono schiuse, gonfie a causa dei baci.
Hai il respiro irregolare.
Lo sento sulla pelle.
Sento il fuoco bruciare prepotentemente dentro di me.
L'erezione premere contro i boxer.
...
Cazzo.
Chiudo gli occhi, poso la mia fronte contro la tua.
Non riesco a guardarti così.
Se continuo a farlo, rischio di non riuscire più a controllarmi.
"Mi manchi tantissimo"
Te lo soffio sulle labbra.
Le tue mani, ancora strette sul mio viso, tremano.
Non ho bisogno di spiegarti il significato delle mie parole.
Sai perfettamente a cosa mi riferisco.
La tua schiena sussulta più volte, sotto le mie mani.
Stai ridendo.
"Cosa c'è?"
"La verità è che non ti piaccio più"
Sorrido.
La voce petulante è sintomo di capriccio.
"Non dire cazzate"
Senza baciarti, faccio un piccolo passo avanti.
Ti strofio contro la gamba l'erezione ancora ostinatamente presente.
Sussulti.
Senza bisogno di aprire gli occhi, so perfettamente che, in questo momento, ti sei afferrato il labbro fra i denti, per impedirti di emettere un singolo suono.
Ne sono certo.
"Mh, no, forse ti piaccio ancora. Almeno un pochino"
Il mio sorriso si allarga.
"Cretino"
Restiamo fermi entrambi, cercando di regolarizzare il fiato.
Lascio scivolare la mani fuori dalla tua maglia, perdo la presa sul tuo corpo.
Prima che io possa allontanarmi completamente da te, mi sollevi il viso.
Ti guardo negli occhi.
"Mi manchi tanto anche tu"
Sto per dirti che lo so.
Schiudo le labbra, sto per pronunciarlo.
Il rumore della serratura che scatta mi interrompe.
Non mi volto neppure.
Il sorriso si allarga sul tuo volto, divertito e malizioso.
Sono certo di avere la stessa espressione.
Non mi allontano da te, il persiero di farlo neanche mi sfiora.
È strano.
Con Tiziano e Paolo, non ho nessuna forma di imbarazzo.
Non mi sento a disagio se ci baciamo davanti a loro, né se ci vedono dormire abbracciati quando si svegliano al mattino.
E questa situazione, che con chiunque altro mi avrebbe mandato in panico totale, con loro mi diverte.
Mi sento completamente a mio agio con te, davanti a loro due.
È la prima volta che mi succede.
"E che cazzo!"
Trattengo la risata, e vedo te fare lo stesso.
È stato Tiziano.
Sono sicuro che Paolo riesce a vedere il lato comico della situazione esattamente come noi.
Mi abbracci, osservandoli da sopra la mia spalla.
Li sento camminare nella stanza, mentre stringo di nuovo il tuo corpo al mio.
Incrocio le braccia dietro la tua schiena, poggiando il mio viso accanto al tuo.
Soffio i tuoi capelli, cercando di allontanarli.
Mi solleticano il naso.
"Marco! Dimmi che non sembra che abbiamo interrotto quello che sembra che abbiamo interrotto"
Il tuo petto trema per la risata trattenuta.
"Purtroppo per me, no. Ci siamo fermati prima, proprio per evitare che voi interrompeste quello che fortunatamente non avete interrotto"
Paolo ride al tuo gioco di parole.
"Ragazzino, non mi prendere per il culo"
"Oh, andiamo, Titty! È divertente!"
"Non lo è per niente, e smettila di chiamarmi così"
"Almeno abbiamo smesso di litigare"
Mi intrometto nella conversazione, senza voltarmi.
"Ha ragione lui"
Mi indichi con una mano, annuendo compiaciuto.
"Era l'unico modo che vi è venuto in mente, vero?"
Più che sarcastica, la voce di Tiziano adesso sembra sinceramente curiosa.
"Veramente no, avevamo già fatto pace quando.."
"Va bene, va bene. Basta così. Venite a mangiare i cornetti"
La voce divertita di Paolo ti blocca a metà discorso.
Ti lascio andare, voltandomi.
Tiziano e Paolo sorridono.
Sono divertiti, per nulla imbarazzati, felici.
L'aria tesa che si respirava in casa fino a mezz'ora fa non era piacevole neanche per loro.
Ci avviciniamo al tavolo, prendendo i cornetti che i due hanno comprato.
Ti siedi, avvicinando il tuo volto al mio.
"Hai visto? Mamma Pig è gelosa di noi due, non vuole che facciamo le nostre cose"
Il tuo sussurro cospiratorio è perfettamente udibile.
Tiziano inarca un sopracciglio, guardandoti come se fossi impazzito.
Paolo trattiene una risata.
Sposto lo sguardo fra i due, pensando velocemente.
...
Oh, fanculo.
Sorrido apertamente, chinandomi su di te.
Sussurro anche io.
"Secondo me Mamma Pig è solo gelosa perché vorrebbe fare le sue cose con Papà Pig ma non può, visto che ci siamo sempre noi fra i piedi"
Ti fingi pensieroso, mentre Tiziano e Paolo ridacchiano divertiti davanti a noi.
Tiziano mi indica.
"Io sono d'accordo con lui"
Lo ignori, ricominciando a sussurrarmi nell'orecchio.
"Che ne dici se il finesettimana andiamo a stare dai miei, così Mamma Pig e Papà Pig possono fare le loro cose?"
Mi fingo pensieroso anche io.
"Quoto anche questo"
"Dico che è una buona idea"
Ti allontani da me guardando Paolo e Tiziano, fingendo di vederli solo in quel momento.
"Abbiamo preso una decisione"
"Ma non mi dire.."
Ignori il commento di Paolo, guardando i due con un sorriso radioso.
"Questo fine settimana ci leviamo dalle palle, così potete fare le vostre sporche cose senza noi due come testimoni"
"Testimoni di cui non abbiamo assolutamente bisogno"
"Testimoni che noi non vogliamo assolutamente essere Paolo, non ti preoccupare"
"I tuoi saranno d'accordo?"
Rispondo io alla domanda di Tiziano.
"Non vedono l'ora di averci in giro per casa, e Marta sarà al settimo cielo"
I due annuiscono.
È nato come uno scherzo, ma sono contento.
Tiziano e Paolo hanno rinunciato completamente alla loro privacy, e tutto pur di aiutarmi.
Dormire in quattro nella stessa stanza ha i suoi lati negativi, dopotutto.
Restituirgli un po' della loro vita, anche se solo per un paio di giorni, mi sembra il minimo.
Dal tuo sorriso felice, capisco che la pensi esattamente come me.
"Avete scelto il film?"
Inarchi un sopracciglio, guardando Paolo.
"Oh sì, avevamo deciso di registrarlo noi stessi. Sarebbe stato un film bellissimo. Poi, purtroppo, siete arrivati voi due rompicoglioni, e le riprese sono finite"
Paolo alza le mani, in segno di resa.
"Hai ragione, chiedo scusa"
"Sai come si chiama questo film?"
"Non sono sicuro di volerlo sapere"
"Volavano cazzi, ora volano bestemmie"
Scoppiamo a ridere, tutti e quattro.
Tu borbotti anche, guardando indispettito Paolo e Tiziano.
Tiziano tossisce, dopo essersi quasi strozzato con l'ultimo pezzo di cornetto.
Ti guardo.
Scuoto la testa, ma sento gli occhi brillare.
Allungo la mano sotto il tavolo, afferro la tua.
Me la stringi.
Sono felice.
Sento il cuore leggero.
Sono felice nel vederti felice.
Senza dire altro, ci alziamo, ridacchiando ancora.
Paolo e Tiziano camminano verso il bagno, per lavarsi per primi.
Dopo due settimane di convivenza, abbiamo capito che utilizzare il bagno in due è un ottimo modo per ottimizzare i tempi.
Li guardi pensieroso per qualche istante, mentre tolgo i resti della cena dal tavolo.
"Muovetevi in bagno"
"Mh mh"
"Titty.."
"Non preoccuparti, Marco, ci laveremo velocemente"
"Non dovete lavare l'altro, dovete lavare voi stessi, pervertiti"
La porta del bagno si chiude, smorzando la risata di Paolo.
Ti avvicini in silenzio alla tv alzando il volume, fino a coprire il rumore dell'acqua che già scorre.
La mia risata si perde fra le note di una canzone.

***

Abbiamo finito di vedere il film almeno un'ora fa.
Ci siamo buttati sul letto di Tiziano e Paolo, tutti insieme.
Ora, tu e Paolo siete mezzi stesi contro la testiera del letto, io e Tiziano siamo totalmente abbandonati contro di voi.
Ho smesso di seguire il vostro zapping compulsivo da un pezzo, le vostre chiacchiere senza senso, e ho chiuso gli occhi.
Probabilmente, Tiziano ha fatto lo stesso.
Non dormo, sicuramente neanche lui.
Respiriamo tranquilli, con la testa poggiata sui vostri petti.
Sento il tuo cuore battere sotto il mio orecchio.
Mi accarezzi con la punta delle dita la schiena, il collo, la testa.
È rilassante.
Potrei addormentarmi.
Sento che mi addormenterò, da un momento all'altro.
Mi muovo appena, mettendomi più comodo, contro di te.
Sospiro, felice.
Forse sorrido.
Non lo so, non me ne rendo conto.
"Posso chiederti una cosa?"
La voce di Paolo è poco più di un bisbiglio.
Fatico quasi a sentirla.
Non apro gli occhi.
Sta parlando con te, probabilmente è convinto che sia io che Tiziano dormiamo.
"Certo"
"Tiziano vuole passare sempre per quello forte, anche con me. Vuole essere lui il più forte dei due. A volte è così ostinato che mi fa incazzare"
Sono certo che stai sorridendo.
"Conosco la sensazione"
"Anche Enea è così, non è vero?"
"Non so se purtroppo o per fortuna, ma sì, è così"
Nella stanza, risuona la voce che proviene dalla tv.
State pensando.
Sto pensando anche io.
È vero?
Voglio sembrare sempre, ostinatamente forte?
...
Sì.
Ovvio che sì.
"È divertente"
La tua voce è tranquilla.
"Cosa?"
Mi accarezzi dolcemente il viso.
Rimango impassibile.
Sono sicuro che mi stai guardando.
Sento i tuoi occhi bruciarmi la pelle.
"Che si illudano di essere invincibili"
Sento la risata leggera di Paolo.
"Shh..loro non lo sanno, che è solo un'illusione. Vogliono crederci davvero"
Sorrido.
E invece sì.
E invece io lo so.
So perfettamente che tra noi due, il più forte sei tu.
So che tra Tiziano e Paolo, il più forte è Paolo.
Ma lo avete detto voi.
Noi vogliamo solo illuderci.
Perché?
Per sentirci meno vulnerabili, forse.
Ma non con voi.
Con noi stessi.
Perché la nostra vulnerabilità ci spaventa.
Non abbiamo paura di essere fragili con voi.
Lo so.
Apro appena gli occhi.
La stanza è nella penombra, l'unica luce proviene dalla televisione.
Sollevo lo sguardo.
Gli occhi di Tiziano sono aperti, e brillano nel buio.
Mi guarda.
Sorride, divertito e intenerito, e poi mi fa l'occhiolino.
Sorrido in risposta.
Lo sa anche lui.
Lo sappiamo, che non siamo forti.
E questo vostro assecondarci, questo vostro farcelo credere, ci rende felici.
Ci riempie il cuore sentirvi bisbigliare nel bel mezzo della notte.
E non con tono sarcastico, canzonatorio.
Con amore.
Bisbigliate con amore, inteneriti dal nostro comportamento.
Sappiamo che lo fate perché ci fa stare bene.
Lo fate per noi, per renderci felici.
Parlate di notte, mentre pensate che noi dormiamo, per paura che, facendolo di giorno, noi possiamo rimanerci male, possiamo sentirci braccati.
Lo fate per proteggerci.
Siamo due creature strane, io e Tiziano.
Abbiamo bisogno di essere protetti, più di chiunque altro.
Ma abbiamo bisogno che voi lo facciate discretamente, senza farcelo pesare.
Ed è quello che fate.
È quello che ha fatto Paolo con Tiziano, è quello che fai tu con me.
Abbiamo bisogno di essere protetti.
E abbiamo trovato quell'unica persona a cui poterlo permettere.
Tiziano lo permette a Paolo, solo a Paolo.
E io lo permetto a te.
Solo a te.
Chiudo gli occhi, con il sorriso di Tiziano ancora impresso nelle palpebre.
Stringo la tua maglia fra le dita.
La tua mano copre la mia.
La accarezza piano.
Sento il corpo farsi pesante, sto per addormentarmi.
Probabilmente, mi addormenterò sorridendo.

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