Parte XII

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"Noi andiamo a lavorare. Lo studio è aperto da solo un mese, ma abbiamo saltato già tre giorni, oggi non possiamo proprio lasciarlo chiuso"
Siamo tornati a casa da dieci minuti.
È mezzogiorno, sento le campane suonare in lontananza.
Guardo Paolo, colpevole.
"Mi dispiace"
Scrolla le spalle, sorridendo.
"Non è colpa tua. Le tre volte in cui abbiamo dato buca ai nostri clienti, tu non c'entravi nulla"
Sposta lo sguardo su Tiziano, che lo aspetta in piedi, vicino alla porta.
I suoi occhi brillano, tutt'un tratto maliziosi.
"Devo ammettere però, Enea, che le altre volte il contrattempo è stato decisamente più piacevole"
Soffoco la risata che minaccia di scapparmi.
Tu ghigni apertamente.
"Muoviti, o me ne vado e ti lascio a fare da balia ai due ragazzini"
"Ehi!"
Cerchi di sembrare offeso, ma il divertimento è evidente.
Così come lo è nella voce di Tiziano, solo all'apparenza seccata.
Paolo si muove nella stanza, cercando, in un caos neanche apparentemente ordinato, i documenti che gli servono.
"Non potete assumere una segretaria?"
Lo chiedo a nessuno in particolare, mentre guardo Paolo lanciare sul letto il contenuto di un cassetto.
È sempre lui a rispondermi.
"E perché dovrei assumere un'altra segretaria? Ne ho già una molto efficente, e ha anche un bel culo"
Lo sguardo omicidia di Tiziano lascia ben intendere cosa ne pensi del fatto di essere appena stato etichettato come segretaria.
"Eccolo, andiamo"
Paolo si alza trionfante, stringendo la cartellina fra le dita.
Sorride di fronte allo sguardo irritato di Tiziano.
L'occhiata lasciva che gli rivolge non sfugge a nessuno.
"Devo ammettere che la mia segretaria non ha solo un bel cu.."
"Se dici un'altra mezza parola, inizio a fare i colloqui per assumere un segretario. Maschio"
Paolo inarca un sopracciglio.
"Non oseresti"
"Oh, oserei eccome"
Continuano a battibeccare, mentre noi li guardiamo sorridendo.
Ti avvicini a me, parlandomi a voce abbastanza alta perché entrambi possano sentirti.
"La cosa divertente è che poi danno dei ragazzini a noi due"
Paolo e Tiziano si bloccano all'istante, guardandoci come se fossimo appena sbucati dal pavimento.
Poi ricominciano.
"Lo vedi, T? È colpa tua! Mi fai diventare infantile!"
"Io? Ma se sei tu che hai iniziato a fare allusioni, io che.."
"Va bene, va bene, bambini. Basta così. Portate le chiappe in macchina e continuate a sfogare le vostre tensioni lì dentro"
La tua voce li interrompe.
Paolo scuote il capo, avvicinandosi a Tiziano.
Poi ci ripensa e si volta a guardarti.
"Noi andiamo via così voi potete sfogare le vostre tensioni qui?"
"Paolo.."
La voce disperata di Tiziano mi fa ridere apertamente.
Il suo sguardo viaggia per la stanza in cerca di un complice, inutilmente.
Fa un verso raccapricciato, aprendo poi la porta d'ingresso.
"Fate quello che volete, io non lo voglio sapere, ma per favore, pulite dopo. Siate gentili"
Paolo ci fa l'occhiolino, raggiungendo poi Tiziano, chiudendosi la porta dietro le spalle.
"Fate i bravi"
Le risate dei due ci raggiungono attraverso la porta chiusa.
Ti guardo.
Fissi ancora la soglia, le labbra incurvate in un sorriso lieve.
Sembri spensierato.
Lo sguardo è sereno, la postura rilassata.
Lascio vagare gli occhi sul tuo corpo, nascosto appena dalla maglietta, dai jeans.
Deglutisco, sentendo un nodo improvviso in fondo allo stomaco.
Forse l'idea di Paolo di sfogare la tensione non è poi così cattiva.
È desiderio represso, tensione accumulata in giorni, settimane.
Adesso, all'improvviso, sta per esplodere.
Senza alcun tipo di avvisaglia.
Senza alcun preavviso.
Ieri mi sono fermato, trattenuto.
Tiziano e Paolo stavano per tornare.
Ora, sono appena andati via, e non rientreranno prima di sera.
E io sono stanco, maledettamente stanco di resistere.
Di resisterti.
È passato troppo tempo, davvero.
E io adesso ti voglio.
Sposti lo sguardo su di me e la tua espressione muta.
Mi guardi, e la spensieratezza si incrina appena.
Mi scruti per qualche istante, poggiandoti al tavolo della cucina.
Lasci che il silenzio riempia l'ambiente, senza dire una parola.
Io ti guardo vagamente divertito.
So cosa pensi, come ogni volta.
E quando il silenzio inizia a farsi opprimente, decido di spezzarlo.
"Marco, cosa c'è?"
Scrolli le spalle, guardandomi curioso.
"Sembri tranquillo"
Lo dici come se non ci credessi.
Come se fosse impossibile.
Immaginavo.
In realtà, non avevo dubbi.
"Lo sono"
"Mh"
Mi poggio sul letto di Tiziano e Paolo.
Continui a fissarmi, scettico.
Io ti sorrido, sereno.
"Perché non mi credi?"
Sembri rifletterci, cercare le parole.
"Non lo so. Sembri..calmo. Troppo calmo"
Sorrido, intenerito.
"Hai paura che io possa esplodere da un momento all'altro?"
Annuisci.
"Anche"
"E anche cos'altro?"
Ti stringi il labbro fra i denti, indeciso su cosa dire.
Un piccolo sussulto mi scuote.
Così piccolo che dubito tu te ne sia accorto.
...
Cazzo.
Respiro.
...
Non ancora.
"Marco..?"
"Non lo so, ho paura che tu ti stia tenendo tutto dentro, di nuovo"
Sorrido, scuotendo la testa.
Mi avvicino a te.
Resti immobile, le braccia ancorate al tavolo alle tue spalle.
Mi studi.
Mi fermo, il mio corpo a pochi centimetri dal tuo.
"Marco, sto bene"
I tuoi occhi mi guardano come se stessero cercando di leggermi.
Lascio che mi esaminino.
Non ho nulla da nascondere.
Allungo le braccia, i palmi delle mani rivolti all'insù.
Senza guardarle, percependo il movimento, avvicini le tue.
Le stringo, e la distanza tra i nostri corpi diminuisce ancora.
Con un sorriso divertito, noto che il mio non è l'unico respiro affannato a risuonare nella stanza.
Potrei saltarti addosso adesso, stringerti, baciarti.
Tu non ti tireresti indietro, e la conversazione andrebbe tranquillamente a farsi benedire.
Ma non lo faccio.
Non ancora.
Ho bisogno che tu capisca, prima.
Forse, solo cercando di spiegarlo a te riuscirò a capirlo anche io.
Il desiderio deve aspettare.
Ancora un altro po'.
...
Solo un altro po'.
"Credimi. Sto bene. Non sono triste, disperato, e neanche arrabbiato. Forse sono solo un po' amareggiato e dispiaciuto, ma non per me. Sono dispiaciuto per loro. Ma sto bene. Sono felice"
Inarchi un sopracciglio, guardandomi cose se fossi impazzito.
Il mio sorriso divertito probabilmente conferma i tuoi sospetti.
Sono pazzo.
"Felice?"
Sorrido apertamente davanti alla tua incredulità.
Annuisco.
"Felice. L'ho capito mentre andavamo via. Mi sento leggero. Era un addio a cui ero preparato, e mi ha tolto un peso dallo stomaco, letteralmente. Mi sento triste per loro, ma non per me. Io sto bene. Voglio andare avanti, e lo voglio da un sacco di tempo. Oggi non ho perso niente che mi mancherà"
Mi guardi, gli occhi spalancati.
Le mie parole sincere sembrano colpirti.
Me lo hai sempre detto, hai sempre cercato di farmelo capire.
Non ho bisogno di chi non mi apprezza, di chi mi detesta per quello che sono.
Me lo hai ripetuto un'infinità di volte, ma io non l'ho mai compreso davvero.
Forse, avevo soltanto bisogno di viverlo.
Messo di fronte alla realtà, ho capito che non fa così tanto male come pensavo.
Ho capito che non può far altro che bene.
Ho lasciato scivolare via un peso che mi trascinavo da anni, e mi sono sentito libero.
Finalmente.
Le mie parole e i miei occhi ti dicono tutto questo.
Tu lo vedi, lo leggi, dentro di me.
Capisci quello che sto cercando di dirti, forse con parole sbagliate.
Il tuo sguardo cambia.
Da preoccupato, indagatore, diventa semplicemente radioso.
Mi sorridi, ed io, semplicemente, mi sciolgo.
La tua espressione fiera e felice mi riscalda.
Varrebbe la pena rivivere tutto di nuovo solo per vedere i tuoi occhi guardarmi così.
Fieri.
Sei fiero di me.
Lo so, lo vedo.
Mi annuisci, confermandomi tutto.
Hai capito, non hai bisogno che io parli ancora.
Schiudi le labbra.
Forse vuoi dirmi quanto sei orgoglioso, quanto sei felice di questa mia nuova consapevolezza, quanto non aspettavi altro che questo da molto, moltissimo tempo.
Ma io non voglio più parlare.
Lo so già.
Lo so, senza aver bisogno che tu me lo dica.
Prima che tu possa pronunciare anche solo una sillaba, mi avvento sulle tue labbra.
Mi avvicino velocemente, con forza, i nostri corpi si scontrano.
Ti sento gemere nella mia bocca, sorpreso da questo assalto improvviso.
L'irruenza del bacio ti fa sbilanciare all'indietro.
Cadremmo entrambi sul tavolo se non fosse per le mie mani, che si aggrappano immediatamente alla tua schiena, sostenendoti.
Sorridi nel bacio, rispondendo al mio assalto con altrettanta foga.
Le tue mani scivolano sulle mie braccia, mi stringono il viso.
Le tue labbra bruciano sulle mie.
Sono così morbide.
Mi spingo ancora un po' contro di te, e il mio peso rischia di farci cadere.
...
Cazzo.
Ti faccio scendere dal tavolo con poca delicatezza, spingendoti poi contro il muro alle tue spalle.
Lo faccio ad occhi chiusi, senza staccare mai le mie labbra dalle tue.
Senza allontanare il tuo corpo, senza perdere la presa sulla tua schiena.
Il muro arriva troppo presto, e ti finisco inevitabilmente addosso.
Il mio petto si scontra con il tuo, i nostri bacini si sfiorano.
Mi allontano da te, stringendoti il viso fra le mani, costringendoti a guardarmi.
Le guance sono arrossate, gli occhi lampeggiano, il respiro ti esce spezzato dalle labbra schiuse in un sorriso malizioso.
Sospiro pesantemente senza neanche cercare di nasconderlo.
E ti parlo, ad un soffio da te.
Lasciando che le mie labbra sfiorino le tue.
"Ora ho bisogno di te"
Forse è l'intonazione, l'intensità o il tono della mia voce.
Qualunque cosa sia, ti travolge.
Ti sento tremare fra le mie mani.
Rafforzo la presa sul tuo viso.
"Così, all'improvviso?"
La tua voce è appena un sussuro.
È vagamente ironica, ma percepisco lo stesso un velo di curiosità.
Sei sorpreso.
Sorrido, scuotendo il capo.
"No, non all'improvviso. Cazzo, sono giorni che ti voglio, sto rischiando di impazzire. Non ce la faccio più"
La forza e la sincerita delle mie parole ti fanno sussultare.
Il gemito che raggiunge le mie orecchie è il canto della sirena.
E io, da bravo marinaio, non posso far altro che perdermi in esso.
Mi spengo, allontano ogni briciolo di razionalità.
Mi lascio ammaliare, disconnetto completamente il cervello, lascio che il mio corpo agisca per me.
Mi avvicino ancora.
Le mie mani si allontanano dal tuo viso, scivolano sul tuo corpo, infilandosi al di sotto della maglia, contro la pelle calda.
La stringo fra le dita, muovo il bacino contro il tuo.
Le erezioni si scontrano, nello stesso istante in cui le nostre labbra si uniscono ancora.
Il fuoco mi brucia dall'interno, divampa, e io non ho intenzione di domarlo.
Può bruciare tutto, bruciarmi completamente.
Mordo il tuo labbro, creandomi lo spazio per entrare.
La mia lingua sfiora la tua.
Il tuo sapore mi invade la bocca, le mie mani artigliano la tua schiena, tenendola stretta.
...
Di più.
Ho bisogno di più.
Mi allontano ancora, voltandoti con forza.
Senza darti il tempo di reagire, premo di nuovo contro il tuo corpo, bloccandoti tra me e il muro.
Ti sento ridere divertito, e, inevitabilmente, rido anche io.
Risata che si trasforma in un gemito, in due gemiti, quando strofino il mio bacino con forza contro il tuo sedere.
Ti inarchi appena contro di me, creando ancora più attrito, ancora più calore.
Ancora più fuoco.
"Cazzo, Enea.."
La tua voce mi raggiunge come un lamento.
Come una preghiera.
Serro le labbra, ingoio un nuovo gemito che minaccia di scapparmi.
Stringo le tue mani nella mia, bloccandotele sopra le nostre teste, tenendole ferme contro il muro.
La mia mano libera si infila sotto la tua maglia, ti sfiora il petto.
La lascio aperta sull'addome.
Sfioro il tuo collo con la punta del naso, con le labbra.
Il mio respiro si infrange sulla pelle sensibile, la vedo riempirsi di brividi.
Spingo con forza i fianchi contro il tuo sedere, e i tuoi gemiti di desiderio mi raggiungono ancora.
Avvicino le labbra al tuo orecchio, lasciando che il mio respiro affannato ti invada l'udito.
"Io ti voglio"
Lo sussurro, afferrando poi il lobo fra i denti, tirandolo piano.
Lo accarezzo con la lingua.
Le tue mani cercano di liberarsi dalla mia presa, ti divincoli.
Un gemito animalesco mi sfugge, mentre stringo di più i polsi in risposta.
"Non vai da nessuna parte. Sei mio"
Ti lamenti lasciandoti andare contro il muro, lasciandoti letteralmente schiacciare dalla forza del mio assalto.
Da me.
Muovi il sedere contro il mio bacino, cercando il contatto di cui adesso hai bisogno.
Muovendoti come puoi, bloccato dal mio stesso corpo.
Sorrido.
So cosa ti piace.
Lo so perfettamente, e ne approfitto, ogni volta.
Gioco al gatto col topo.
So che essere preda ti piace.
A me, invece, essere predatore mi fa impazzire.
Letteralmente.
Sento il tuo addome tremare, sotto la mia mano.
Ridi.
"Cosa c'è?"
La tua voce è tremula, spezzata, affannata, ma sinceramente divertita.
"Se vedere i tuoi ti fa quest'effetto, dovremmo andare a trovarli più spesso"
Non trattengo neanche la risata.
Scendo lungo il tuo collo, mordendolo appena.
Sussulti, lasciando cadere la testa all'indietro, sulla mia spalla.
"Fottiti"
Volto il viso, baciando il tuo collo a labbra aperte, risalendo fino alla mandibola.
La sfioro appena, ti vedo sorridere, gli occhi chiusi, completamente arreso.
"Anatomicamente impossibile"
Premo contro il tuo sedere, guardandoti.
Schiudi le labbra, sussultando.
Poi te le lecchi, lascivo.
La mia mano sul tuo addome rafforza la presa.
...
Cazzo.
Sai che ti sto guardando, lo percepisci, e mi provochi intenzionalmente.
Come il topo con il gatto.
È anche il tuo gioco.
Sorridi vittorioso quando le mie mani tremano, a contatto con la tua pelle.
"Non è un problema, comunque. Stai per farlo tu"
Allontano di scatto i miei fianchi dai tuoi, mettendo distanza fra i nostri corpi.
Le mie mani, però, ti tengono ancora fermo contro il muro.
"E se non lo facessi?"
Ridacchi appena, inarcandoti all'indietro, cercando il mio corpo.
"Dubito"
"Mettimi alla prova"
Spalanchi gli occhi, voltandoti per guardarmi.
Cerchi di spostarti, di venirmi incontro.
Ti allontano.
Mantengo la distanza che io stesso ho creato.
Possessivo.
Me lo ripeti sempre.
Quando facciamo l'amore sono possessivo.
E non ho alcun problema ad ammetterlo.
Mi cerchi ancora.
Spingo il tuo corpo contro il muro, aumentando la distanza che ci separa.
Sorrido divertito davanti ai tuoi occhi eccitati.
Ghigno al suono del tuo gemito frustrato.
"Enea.."
Un po' rimprovero, un po' supplica.
Il mio sorriso si allarga.
"Cosa?"
"Smettila di fare lo stronzo"
Rido.
"Ieri eri convinto di non piacermi più"
Alzi gli occhi al cielo, cercando di divincolarti dalla mia presa, ottenendo l'effetto contrario.
Le mie dita affondano nella tua carne.
"Va bene, ho sbagliato, scusami, ti piaccio tantissimo"
Rido ancora in reazione alla tua voce stizzita.
Nonostante tutto, sorridi divertito anche tu.
Poggi la fronte contro il muro, arreso, respirando piano.
Era esattamente quello che stavo aspettando.
Mi lascio cadere contro il tuo corpo.
La mia presenza improvvisa ti fa sussultare, sento il tuo corpo irrigidirsi contro il mio.
Tremi.
Mi avvento sul tuo collo, baciando, mordendo e succhiando tutta la pelle che posso.
Il suo sapore mi annebbia per qualche istante, poi riprendo il controllo.
Stringo i tuoi polsi nella mano, tenendo le tue ferme contro il muro, bloccate sulla tua testa.
Lascio scivolare quella libera sui tuoi fianchi.
Scende, in un tocco stranamente leggero.
Lasci andare ancora una volta la testa all'indietro, contro la mia spalla.
Sorrido.
Non è il tuo corpo a reggere il mio.
Probabilmente, è il muro che sostiene entrambi.
Volto il viso verso il tuo.
Le tue labbra mi raggiungono in un secondo, mentre le mie dita ti slacciano il jeans.
Scivola verso il basso, ti sento calciarlo via.
Spingo con più forza la mia lingua fra le tue labbra, accarezzandone ogni millimetro.
Mi lascio invadere dal tuo sapore.
La mia mano ti sfiora per un attimo solo attraverso il tessuto dei boxer.
Un attimo, solo un attimo.
Giusto il tempo di farti capire ciò che succederà.
Sposto l'elastico e ti stringo con forza ma con delicatezza al tempo stesso.
Mi stringi un labbro fra i denti, gemendo.
Ti accarezzo in gesti decisi.
Ti spingi nella mia mano, cercando di più.
Più contatto, più attrito, più calore.
...
Cazzo.
Lascio scivolare il boxer lungo le tue gambe, forse calci anche quello.
Non lo so.
Non me ne rendo conto.
Mi spingo contro di te, cercando anche io un po' di calore.
I miei pantaloni, ancora perfettamente allacciati, me lo impediscono.
In un breve attimo di lucidità, penso che sono diventati terribilmente stretti.
Ma non è il momento.
Non ancora.
Lascio scivolare la mano verso il basso, continuando ad accarezzarti, a darti piacere.
I tuoi gemiti si perdono fra le mie labbra.
Il mio risuona nella stanza, quando spingi il sedere contro di me e io stacco le labbra dalle tue.
Spalanco gli occhi, e trovo i tuoi a fissarmi.
Brillano.
Brillano di tante cose.
Lascio i miei ancorati ai tuoi, allontanando la mia mano dalla tua erezione.
La sposto verso il tuo sedere, sfiorandoti la pelle lungo il tragitto.
Ti accarezzo piano un gluteo, che si irrigidisce al contatto.
"Enea.."
La tua voce che mi chiama, implorante, mi fa sussultare.
Il gemito che sento rimbombare nella stanza, questa volta, è il mio.
È un lamento forte, possente.
Senza neanche bisogno di toccarti, senza neanche bisogno di farmi toccare.
Il cuore esplode, il jeans stringe, lo stomaco si contorce.
Il fuoco divampa.
Stringo il tuo sedere nella mano, avvicinandomi lentamente al solco fra le natiche.
Socchiudi gli occhi, rilasciando un sospiro tremulo.
Un sospiro di attesa, di aspettativa.
Sorrido, quando un pensiero mi si forma nella mente.
L'attesa aumenta il desiderio, si sa.
Ma non so se potrei mai desiderarti più di così.
Allontano la mano dal tuo sedere.
Ti afferro il viso, girandolo appena verso di me, baciandoti ancora, con foga.
Ti tengo fermo, la mia mano stringe il tuo volto.
Si aggrappa alla curva della mandibola, le dita affondano nella pelle delle guance.
Ti allontani da me, guardandomi sofferente.
La mia mano resta ferma sul tuo volto.
"Hai deciso che siccome tu stai impazzendo devo impazzire anche io?"
Sorrido.
No.
Questa volta non è un gioco.
"Non abbiamo il lubrificante"
Me ne sono reso conto qualche istante fa.
Non è un gioco di potere.
È solo un piccolo inconveniente.
Di tutta risposta, inarchi un sopracciglio, guardandomi divertito.
I tuoi occhi brillano maliziosi.
Con uno scatto, fai scivolare la mia mano sul tuo viso.
Le mie dita finiscono sulle tue labbra.
Ne accarezzo il profilo, guardandoti ammaliato, sentendo l'erezione pulsare dolorosamente.
Intuisco ciò che stai per fare un attimo prima che tu lo faccia.
Lasci scivolare la lingua fra le labbra, sfiorandomi piano i polpastrelli.
Spingo appena, e la tua bocca si schiude all'istante.
Intrappoli le mie dita, accarezzandole con la lingua con gesti decisi.
La mia mano, ancora stretta sui tuoi polsi, rafforza la presa, trema.
Io tremo
E non riesco a distogliere lo sguardo dal tuo.
Il mio gemito risuona fragoroso, seguito dal tuo, ovattato dalla presenza delle mie dita fra le tue labbra.
"Cazzo.."
Sorridi, muovendo appena il viso contro le mie dita in un gesto equivoco, facendomi l'occhiolino.
Il mio respiro si infrange sulla pelle arrossata delle tue guance.
La mia mano lascia le tue.
Scivola lungo il tuo corpo.
Ti stringo di nuovo l'erezione, che non è mai andata via.
Sussulti.
La presa delle tue labbra si rafforza contro le mie dita.
Le tue mani, ora libere dalla mia presa, si allungano dietro il tuo corpo, raggiungendo la mia vita.
Mi liberi dal jeans, lasciandolo cadere.
Non ho la forza per toglierlo.
Non ci riesco.
Senza aspettare ancora, infili una mano sotto l'elastico degli slip.
Mi accarezzi, con decisione.
...
Cazzo.
Mi spingo nella tua mano, gemendo al contatto che finalmente ho con la tua pelle.
Le tue dita si stringono su di me.
Le mie fanno lo stesso.
Allontano con un gesto frustrato le mie dita dalle tue labbra.
Senza che io dica nulla, ti pieghi appena, allargando le gambe quel tanto che basta.
Poggi una mano contro il muro, cercando di sorreggere il peso di entrambi.
Il mio sguardo scivola sul tuo corpo.
La maglietta ti sfiora la vita, il sedere è perfettamente visibile.
Con prepotenza, infilo due dita dentro di te.
Ti lamenti, posando con forza la testa contro il muro, contro la tua mano, ora chiusa a pugno.
Lascio andare la tua erezione, quasi crollo sul tuo corpo.
Tu lasci andare la mia, cercando di sorreggerci entrambi, aggrappandoti al muro con le mani.
I tuoi muscoli si irrigidiscono attorno alle mie dita, ma spingi contro di me, contro la mia mano, invitandomi a muovermi.
E lo faccio.
Continuo a toccarti mentre i tuoi gemiti mi riempiono le orecchie, i tuoi capelli mi sfiorano il viso, il tuo cuore batte impazzito sotto la mia mano aperta sul tuo petto.
Mi muovo, dietro di te.
Mi strofino contro il tuo sedere.
Mi senti, muovi i fianchi contro i miei.
Il calore della tua pelle mi brucia.
Mi muovo anche io, cercando più attrito, più calore.
I tuoi muscoli lentamente si rilassano attorno alle miei dita, le accolgono completamente.
Inarchi la schiena, gemendo per il piacere che provi.
Ti guardo tremare.
La mia pelle si ricopre di brividi.
...
Con un movimento deciso, sfilo le dita dal tuo corpo.
Ti lamenti, volti il viso, mi guardi frustrato.
Senza darti il tempo di parlare, mi posiziono dietro di te.
La mia erezione ti sfiora solo per un secondo, prima che io entri con prepotenza nel tuo corpo.
...
Cazzo.
Mi aggrappo con forza ai tuoi fianchi, l'aria mi manca, il cuore minaccia di esplodere.
"Cazzo, Enea!"
Quasi urli, con voce rotta, spezzata, ridendo appena.
Poso la fronte sulla tua schiena, alla base del collo, cercando di recuperare il respiro.
Cercando di ignorare il dolore sordo che ho iniziato a sentire al ginocchio qualche minuto fa.
Sorrido anche io.
"Sì, è proprio lui"
Ridi, affannato.
La risata ti fa irrigidire i muscoli.
Si irrigidiscono su di me, intorno a me.
Mi intrappoli nel tuo corpo.
Il mio gemito riempie la stanza, spezzando il silenzio.
"Cretino"
Non ho il tempo di risponderti.
Spingi il sedere con forza contro la mia vita.
Il respiro mi manca, per qualche istante.
Le dita affondano nella carne dei tuoi fianchi.
Seguo il tuo esempio, entro in te senza remore, senza paura.
Chiudo gli occhi, mentre ti riempio con spinte vigorose, incalzanti.
Mi sei mancato.
Mi sei mancato tu, il tuo corpo.
Mi mancava non sentirmi più parte di te.
Le gambe mi tremano.
Ti guardo.
Mi sporgo appena, arrivando a sfiorarti il viso.
Lascio scivolare una mano sul tuo ventre, mentre, con una spinta più forte delle altre, tocco un punto preciso, dentro di te.
Tremi, le tue mani si chiudono a pugno contro la parete.
Volti il viso verso il mio e intrappolo le tue labbra, continuando a muovermi dentro di te.
Continuando a riempirti.
Aggrappi una mano dietro il mio collo, tirandomi più vicino.
Il mio petto aderisce alla tua schiena, sento il cuore battere forte.
È il mio, o il tuo?
...
Non lo so.
Forse sono entrambi.
Mi tiro indietro, esco quasi del tutto dal tuo corpo, per poi riempirti ancora, ancora e ancora.
Ti sento quasi singhiozzare fra le mie labbra.
Vorrei spingere ancora, reclamarti con più forza, ma non ce la faccio.
Non ce la faccio più.
Affondo completamente dentro di te, poi mi fermo.
Ho l'affanno, il cuore sta esplodendo, vorrei continuare a muovermi, a riempirti, ma non ci riesco.
Mi muovo appena, cerco di sgravare il peso dalla gamba.
Il ginocchio pulsa sgradevolmente.
Fa male.
...
Fanculo.
Respiro profondamente.
Cerco di calmarmi.
Mi muovo nel tuo corpo, cerco di farlo il più lentamente possibile, ma ogni singolo movimento mi procura fitte fastidiose.
Mi fermo ancora.
Sbuffo.
Fanculo, davvero.
Ti muovi contro di me, i tuoi muscoli si restringono.
Un gemito mi sfugge, ma mi obbligo a restare immobile.
Poso una mano accanto alla tua, sul muro, stringendoti con l'altra per la vita.
"Aspetta.."
"Che c'è?"
Poggio la fronte sulla tua spalla, respirando piano dal naso.
Non rispondo.
Sollevo il piede da terra.
Senza il mio peso a gravargli sopra, il ginocchio sembra sospirare per il sollievo.
"Fanculo"
Con un gemito frustrato, esco dal tuo corpo.
Sussulti, volti il viso verso il mio.
Resto immobile, la faccia nascosta sulla tua spalla.
"Enea.."
"Il ginocchio"
Lo sputo fuori arrabbiato.
Mi sfilo il jeans e gli slip, entrambi rimasti arrotolati attorno alle mie caviglie.
Mi allontano da te, ma non ti guardo.
Quando faccio un passo indietro, un gemito di dolore mi sfugge.
"Merda"
Le tue mani appaiono nel mio campo visivo.
Mi afferri il volto, stringendolo fra le dita.
Lo alzi, mi costringi a guardarti.
Sorridi.
Intenerito, preoccupato, divertito.
Ti sporgi, baciandomi appena.
Poi inizi a spingermi lentamente verso il nostro letto.
Mi ci lascio cadere, sospirando per il sollievo.
Chiudo gli occhi, col capo chino.
Ti percepisco davanti a me.
Ti fai spazio fra le mie gambe, probabilmente ti inginocchi.
Scuoto la testa, deglutisco.
Cerco di allontanare il disagio e la frustrazione che adesso provo.
Fanculo.
"Enea"
Mi chiami, ma non ti guardo.
Continuo a tenere gli occhi chiusi.
Poggi le mani sulle mie gambe, risalendo lentamente.
Mi sfiori la pelle, che sembra prendere fuoco a contatto con la tua.
Deglutisco ancora.
Mi stringi una mano, tirandola appena verso di te.
Ti lascio fare.
"Smettila"
Di far cosa?
Cosa sto facendo?
"Scusami"
Te lo sussurro ad occhi chiusi.
È imbarazzo, forse.
Ma imbarazzo per cosa?
Non è colpa mia, in fondo.
"Enea, guardami"
Le tue dita mi afferrano il mento, sollevandomi il viso.
Mi costringo ad aprire gli occhi.
Li fisso nei tuoi.
"Sei un cretino"
Sorrido, scuotendo il capo.
Senza pensarci, porto una mano al tuo viso.
Ne seguo il profilo.
La fronte, gli zigomi, le guance, il naso, le labbra.
Mi incanto a guardarti.
Il tuo sorriso si allarga.
"Mi dispiace"
Alzi gli occhi al cielo.
"Sì, beh, sono abbastanza sicuro che non sia colpa tua"
Lasci scivolare lo sguardo lungo il mio corpo, sbirciando malizioso l'erezione ancora perfettamente sviluppata.
Arrossisco un po'.
Ma sorrido.
Continuo ad accarezzarti il viso.
Alzi gli occhi, puntandoli nei miei.
Le tue mani mi stringono per la vita, ti avvicini, mi baci.
E io ti lascio fare.
Stringo il tuo viso, tenendolo fermo contro il mio.
Mi baci piano, lentamente, cancelli con le tue labbra le insicurezze che all'improvviso hanno iniziato a soffocarmi.
I sensi di colpa per una cosa che non posso controllare.
Per una cosa per cui colpa non ho.
Ti bacio anche io, piano.
Assaggio ogni angolo della tua bocca, ne riconosco il sapore.
Sfioro le tue labbra, la tua lingua si intreccia con la mia.
L'eccitazione non è mai andata via, ma ora un nuovo calore mi invade.
Lo sento nello stomaco, nell'inguine.
Mi riempie il cuore, che sembra allargarsi per accoglierlo.
Mi lascio consolare, rassicurare, confortare.
Stringo i tuoi capelli fra le dita.
Mi rendo conto, improvvisamente, che non potrei più farne a meno.
Non potrei più vivere senza intrecciare, di tanto in tanto, le mie dita fra i tuoi capelli.
Fanno parte di me.
Tu fai parte di me.
Ti allontani un po'.
Il tuo naso sfiora il mio.
Quando parli, lo fai sulle mie labbra.
Respiro il tuo respiro.
"Meglio?"
Annuisco, posando la fronte contro la tua.
Sorrido.
"Scusami"
"Non è colpa tua, Enea"
"No, scusami se mi sono comportato da stupido"
"Oh, amore, ma tu sei stupido"
...
Un sussulto, un tuffo al cuore.
I brividi mi riempiono la schiena.
Non c'è scherno nelle tue parole, nessuna presa in giro.
Lo hai detto sul serio.
Non mi chiami mai così.
Amore.
Sorrido ancora, stringendo i tuoi capelli fra le dita.
Tenendoti vicino.
Non ti lascio allontanare, neanche di un solo millimetro.
Non è stato solo quello, non è stato solo il modo in cui mi hai chiamato.
È stata anche la dolcezza che ho sentito nella tua voce.
Così vera, così profonda, così intensa che mi ha destabilizzato.
Mi sono sentito investire da.. da te.
Mi hai investito con i tuoi sentimenti, rompendo la diga che conteneva i miei.
Le tue mani mi accarezzano leggere sotto la maglia, sfiorando la pelle della schiena.
Ti voglio, ancora.
Ma ti voglio senza fretta.
Ti voglio lentamente.
Avvicino il mio viso al tuo, ti bacio.
Un bacio leggero.
Un bacio gentile.
Mi allontano un po', guardandoti negli occhi.
I tuoi sorridono.
Sicuramente, anche i miei.
"Fai l'amore con me"
Sgrani gli occhi, guardandomi sorpreso.
Non te lo chiedo mai.
Non così almeno.
Ma ora ne ho bisogno, e ti prego, ti prego non chiedermi nulla.
Non farmi domande.
Non sarei capace di darti una risposta.
Non so cosa è successo.
Forse tutto, forse niente, forse, semplicemente, all'improvviso, crolla tutto.
Forse adesso, sfogata la tensione, mi rendo conto davvero.
Sei tu.
Sei tu il perno attorno a cui gira tutto.
Sei tu la certezza attorno alla quale ci sono io.
Mi servivano delle fitte al ginocchio per riuscire a comprendere.
Per permettermi di farmi colmare da questa consapevolezza.
È strano.
Ma io sono strano.
L'ho sempre saputo.
Sono relativamente normale, come hai detto tu.
Ti osservo, aspettando che tu mi risponda.
I tuoi occhi mi squadrano.
Ti chiedi se c'è qualcosa che non va.
Se sto bene.
Ti sorrido, sereno.
Un po' divertito.
"Sto bene, Marco. Voglio solo che tu faccia l'amore con me"
Le tue labbra tremano.
Forse, anche la mia voce è intensa.
Ma è sincera.
Sto bene.
Sto bene davvero.
Mai, come in questo momento, mi sono sentito così felice.
Così al mio posto nel mondo.
Così tranquillo.
Annuisci, sorridendomi dolce.
Il tuo viso si muove appena fra le mie mani, che ancora lo tengono stretto.
Senza aspettare ancora, mi sporgo, ti bacio.
Tiri verso l'alto la maglia che ancora indosso, togliendomela, sfilandoti poi anche la tua.
Mi posi una mano sul petto, mi spingi.
Indietreggio, lasciandomi cadere sul materasso, fra le lenzuola disordinate.
Ho quasi freddo senza il tuo corpo vicino, persino nel caldo afoso di agosto.
In un attimo, sali a cavalcioni su di me.
Il tuo petto mi sfiora.
Ti stringo di nuovo il viso fra le mani, riappropriandomi delle tue labbra.
Ci baciamo, forse per minuti interi.
Non è più fuoco che brucia.
È calore che riscalda.
Senza fare male.
Ti bacio, accarezzandoti piano il viso.
Sorridiamo, entrambi, insieme.
Felici.
Ti muovi appena.
La mia erezione ti sfiora, involontariamente.
Sussulti, facendomi ridere.
Sollevo il bacino, avvicinandomi a te, sfiorando ancora il tuo sedere.
Un sospiro spezzato ti sfugge.
Mi allontani una mano dal viso, schiaffeggiandomela.
Mi sporgo, sollevandomi, avvicinadomi a te.
La tua erezione mi sfiora la pancia.
La sento, ma decido momentaneamente di ignorarla.
Ti guardo in volto.
I tuoi occhi brillano divertiti, il sorriso è contagioso.
Irresistibile.
Mio.
Sollevo una mano, sfiorandoti le labbra.
Il tuo sorriso è mio.
Mi posi una mano sul petto, spingendomi.
Crollo di nuovo sul materasso, fra le coperte e i cuscini.
Me ne aggiusto uno sotto la testa, guardandoti in attesa, divertito.
Il verde dei tuoi occhi brilla malizioso.
Ti sposti sul mio corpo, indietreggiando.
Raggiungi la mia erezione.
Ti sollevi e lentamente, molto lentamente, mi fai entrare dentro di te.
Stringo le lenzuola con una mano, mentre l'altra afferra la tua gamba.
Il tuo gemito mi rimbomba nelle orecchie, mentre io mi costringo a restare fermo, in silenzio.
E ti guardo.
Ti guardo tremare, stringere gli occhi, schiudere le labbra per lasciare andare il respiro affannato.
...
Serro le labbra, sospiro.
Entro completamente in te.
Ti fermi, recuperi il respiro.
Mi posi una mano sul petto, l'altra raggiunge la mia, sulla tua gamba.
Trema.
Lascio le lenzuola.
Sfioro con la punta delle dita la coscia, l'addome, il petto.
Non arrivo al viso.
Sei lontano, troppo lontano.
Muovo il bacino, dandoti una leggera spinta.
Con un gemito, perdi l'equilibrio, cadendomi addosso.
Sorridi, mi guardi divertito.
Rido.
Il tuo petto preme sul mio, finalmente ti sento.
Il tuo corpo, il tuo profumo.
Mi riscaldi, dentro, fuori.
Riscaldi tutto.
I ricci mi sfiorano la fronte, le tue labbra sono così vicine alle mie.
Poggi le mani ai lati della mia testa, cominciando a muoverti su di me.
E io ti accarezzo, e ti guardo.
Non riesco a smettere di guardarti.
Non riesci a smettere di guardarmi.
Ti sfioro le gambe, il sedere, la schiena, con la punta delle dita.
Ti sento tremare al mio tocco, rabbrividire.
I tuoi movimenti si fanno più veloci, quando con una mano mi stringi il viso.
I miei gemiti si mischiano ai tuoi.
Non sei più solo tu a muoverti.
Mi muovo anche io, con te.
Spingo dentro di te, riempiendoti completamente.
Sentendomi completamente tuo.
Intreccio una mano fra i tuoi capelli.
Ti guardo, non lascio mai i tuoi occhi, mentre l'altra mano scompare fra i nostri corpi.
La avvolgo attorno alla tua erezione.
Rabbrividisci, quasi singhiozzi dal piacere, quando le mie dita si stringono su di te, accarezzandoti piano.
Il tuo corpo trema sul mio, intorno al mio.
Uno spasmo mi scuote.
Lascio andare i gemiti, che altrimenti rischiano di soffocarmi.
I movimenti si fanno più veloci, più convulsi.
La stanza è piena del suono dei nostri respiri affannati.
Muovo la mia mano alla stessa velocità, con la stessa intensità con cui tu ti muovi su di me.
Ti tengo stretto, ti tengo vicino.
Non lascio mai andare il tuo corpo.
La tua pelle è calda, morbida, il tuo profumo mi riempie il naso.
I miei occhi non lasciano andare mai, mai i tuoi.
E così lo percepisco.
Lo percepisco nel tuo sguardo, prima di sentirti tremare.
Con un gemito strozzato, raggiungi l'orgasmo, venendo su di me.
Sussulti, tremi tutto, e tremo anche io.
Stringo il tuo corpo ansate, lo tengo vicino, lo sento riempirsi di brividi, irrigidirsi.
Continuo a guardarti, continui a guardarmi.
La tua mano si serra sul mio viso, la mia ti avvicina, stringendoti la nuca.
Continuo ad accarezzarti, a darti piacere.
I tuoi muscoli si contraggono intorno a me, mi intrappoli.
Ed è proprio quando unisci le mie labbra alle tue, mentre tremi ancora, che anche io, letteralmente, esplodo.
Il cuore martella furioso, il calore mi riempie tutto, da capo a piedi, perdo il controllo del mio corpo.
Il mio corpo che ti appartiene, che, in qualche modo, adesso, è parte di te.
Così come il tuo, in qualche modo, adesso, è parte di me.
Rabbrividisco più e più volte.
Ti riempio.
I miei gemiti si uniscono ai tuoi.
I nostri gemiti mi assordano.
Ti stringo per la vita, tenendoti fermo.
Tenendo il tuo corpo il più possibile vicino al mio.
La forza dell'orgasmo mi lascia disorientato per qualche istante.
Quando riprendo coscienza di me stesso, apro gli occhi.
Sei completamente abbandonato su di me.
Il tuo respiro ancora affannato mi sfiora il petto, i capelli mi solleticano il viso.
Li accarezzo dolcemente, lentamente, con una mano.
L'altra è ancora intrappolata fra i nostri corpi.
Non ho alcuna intenzione di muoverla da lì.
Non ho la forza di muovermi, ogni singolo muscolo del mio corpo si rifiuta di allontanarti anche solo di un millimetro.
Respiro a pieni polmoni, aspetto che il mio cuore calmi la sua corsa.
Continuo ad accarezzarti.
Un senso di profondo benessere mi invade.
Non è solo l'orgasmo.
Non è solo il mio corpo, ancora unito fisicamente al tuo.
Probabilmente, sei tu.
Tu persona, tu mente, tu anima, e tu anche corpo.
Così vicino a me.
Così mio.
Chiudo gli occhi, ti sfioro la schiena nuda con la punta delle dita.
È possesso, ancora.
È bisogno di possesso, di appartenenza.
Ti sento sorridere conto il mio petto.
Il calore che sentivo prima, non è andato via.
Non era fuoco, che brucia e si estingue.
È calore.
Riscalda, e rimane lì.
Il calore non può sparire.
È un calore che ormai fa parte di me.
Rimaniamo immobili forse per minuti interi.
Non lo so.
Non ne ho idea.
Poi ti muovi, spostandoti sul mio corpo.
Ti stringo con il braccio, tenendoti fermo, vicino.
"Non te ne andare"
Ti sollevi su un gomito, guardandomi.
Sembri curioso, ma anche divertito.
Sposto la mano dalla tua schiena, sfiorandoti il viso.
Socchiudi gli occhi al contatto.
"Non vado da nessuna parte"
Ti guardi intorno, cercando qualcosa.
Fazzoletti, presumo.
Ti muovi ancora, cerchi di scendere lentamente dal mio corpo.
La mia presa si rafforza.
Non voglio.
Mi sento capriccioso.
Forse lo sono.
Ma non voglio che tu vada via.
"Marco..no. Ti prego"
Mi scruti, cerchi qualcosa.
Non capisci.
"C'è qualcosa che non va?"
Sorrido.
Non c'è niente che non va.
Voglio solo tenerti vicino.
Incastro le dita fra i tuoi capelli, accarenzzandoli piano.
Il mio sorriso si allarga.
Dio, quanto mi piace.
Non potrei mai smettere di farlo.
"No. Va tutto bene. Benissimo in realtà. Voglio solo che resti qui"
"Ma sporchiamo tu.."
"Non importa"
Mi osservi ancora un po'.
Poi annuisci.
Muovi appena i fianchi, facendomi uscire dal tuo corpo con un gemito.
Poi ti stendi su di me.
Il tuo corpo aderisce al mio, completamente.
Intreccio le mie gambe alle tue.
Mi pulisco la mano alla meglio su un lato del lenzuolo, lasciandolo poi cadere da un lato.
In questo momento, non mi interessa.
Non riesco a farmene un problema.
Ti abbraccio, continuando ad accarezzarti piano i capelli.
Le mie dita giocano con i ricci.
Con l'altra mano, ti sfioro un braccio, una spalla, un fianco, la vita.
Ti accarezzo la pelle morbida e calda.
Strofini il naso contro il mio collo, lasciandoci poi un bacio leggero.
Ti accoccoli su di me, contro di me.
Sorrido.
Mi posi la mano sul petto, ed io la copro con la mia.
Guardo il soffitto, lasciando la mente libera di andare dove vuole.
Il cuore batte a ritmo regolare, adesso.
Il respiro è calmo.
Improvvisamente, senza sapere perché, mi sento sopraffare.
Da tutto quanto.
Le emozioni mi investono.
Ho bisogno di parlare, di dirti delle cose.
Sento di doverlo fare.
"Grazie"
Alzi appena il viso verso il mio.
Il tuo respiro leggero mi sfiora il collo.
"Di cosa?"
Le tue dita tracciano linee immaginarie sul mio petto.
All'altezza del cuore.
Di cosa ti sto ringraziando?
...
Non lo so.
Non so perché l'ho detto.
Forse per..tutto quanto.
"Di cosa, Enea?"
"Di aver scelto me"
Lo sussurro, senza averlo premeditato.
Le parole mi sfuggono dalle labbra, ma so, ne sono certo, che è la verità.
È esattamente quello che stavo cercando di dire, senza sepere nemmeno cose fosse.
Ti sollevi un po', guardandomi.
Sorridi felice.
Ti poggio una mano sul viso.
La apro, riuscendo ad accoglierlo quasi completamente nel mio palmo.
Chini appena il volto contro la mia mano.
Sorrido al gesto.
Mi sento pieno.
Sei tu che mi riempi.
"Se sono qui, ora, è grazie a te. Se sono forte, è grazie a te. Tu mi hai salvato, Marco, e non te ne sei reso nemmeno conto"
La mia voce fa male persino a me.
È vagamente disperata.
Mi sento vagamente disperato.
Perchè?
...
Non lo so.
Spalanchi gli occhi, guardandomi sorpreso.
È tanto.
Me ne rendo conto da solo.
Ma è la verità.
E voglio che la sappia anche tu.
"Te la sei cavata benissimo da solo, sopratutto oggi, io non.."
Scuoto il capo, continuando a sorridere.
Stringo la tua mano posata sul mio petto.
"Non mi hai salvato dai miei. Mi hai salvato da me stesso. Io non..non sapevo neanche chi ero, prima di te. Hai dato un senso a me. Hai dato un significato a tutto quanto"
Sussulti.
Continuo a sfiorarti il viso, a stringerti la mano.
I tuoi occhi lentamente si tranquillizzano.
Il tuo viso si distende, mi guardi felice.
Accetti questa mia confessione, senza farmela pesare.
Senza fare domande, senza chiedere, senza pretendere di più.
La accetti, riconosci la verità nelle mie parole.
Ti guardo e, all'improvviso, sento qualcosa.
Un pensiero, un eco lontano, mi si forma nella mente.
C'è qualcosa, dentro di me, che mi inquieta.
Un peso in fondo al petto, sullo stomaco.
...
Ecco cos'è.
Ho paura.
Schiudo le labbra, cerco di parlare.
...
Deglutisco.
Non ci riesco.
Continui a guardarmi, ora tranquillo.
Aspetti.
I tuoi occhi sono sereni, il tuo sguardo splende.
Tu splendi.
Quando parlo ancora, sento la mia voce tremare.
È insicura.
Io sono insicuro.
...
Fragile.
"Tu..tu sei mio, e io sono tuo. E questa è stata la cosa che più di tutte mi ha dato forza, sempre, in ogni momento, in questi anni. Ti prego.."
La mia voce si spezza, ho un nodo in gola che mi impedisce di parlare.
Sento il mio sguardo spezzarsi, il petto fa male.
Chiudo gli occhi.
Lascio la mia mano sul tuo viso.
Non ho paura di te.
Non ho paura di dirti ciò che penso.
Ma mi sento così tanto fragile, adesso.
Senza un motivo, senza un perché.
Mi sento così, e basta.
Il cuore mi si stringe quando finalmente realizzo ciò che sto per dirti.
Ciò che sto per chiederti.
Ciò che voglio, ciò di cui ho bisogno.
Sospiro.
Ciò che mi fa anche paura.
"Ti prego, non andartene mai. Non lasciarmi, mai. Io sono felice perché con me ci sei tu. Sei tu che mi rendi felice"
Lo sussurro, ad occhi chiusi.
Come un segreto.
Ma in fondo, una paura è anche questo.
Un segreto.
E io ho paura.
Ho paura di non averti più con me.
Ho paura che tu possa andare via.
Solo il pensiero mi fa rabbrividire.
Rabbrividisco, contro il tuo corpo.
Non ce la farei.
Sono totalmente dipendente da te.
Non posso fare a meno di te.
Il tuo naso sfiora il mio.
"Ehi"
Mi chiami, ma non riesco ad aprire gli occhi.
Non voglio piangere.
E so che il tuo sguardo, adesso, riuscirebbe a spezzarmi.
Riuscirebbe a farmi crollare.
Ti muovi su di me, ti sollevi su un gomito.
"Enea, guardami"
...
Non riesco a resistere, quando mi parli così.
Non posso farci niente.
Apro gli occhi, puntandoli nei tuoi.
Mi sorridi, dolcemente.
I tuoi occhi sono lucidi.
Sposto appena la mano sul tuo viso.
Ti sfioro.
Scusami.
Sto per dirlo, sto per chiederti scusa, ma tu mi anticipi.
"Io non vado da nessuna parte"
La tua mano sale sul mio petto, si posa sulla mia guancia.
Socchiudo gli occhi, cerco di fuggire al tuo sguardo.
Non so perché.
Mi stringi il viso, tenendomelo alzato.
Mi costringi a guardarti.
La dolcezza nei tuoi occhi è così intensa da fare male.
Sorridi ancora, e ti avvicini.
Quando mi parli, le tue labbra sfiorano le mie.
"Non vado da nessuna parte senza di te"
Non riesco a parlare.
Non so cosa dire.
Ma non ce n'è bisogno.
Mi baci.
Le tue labbra si uniscono alle mie.
La mia mano scivola sulla tua schiena, ma non la stringo.
La sfioro.
Percorro con la punta delle dita la spina dorsale, ti inarchi sotto il mio tocco.
Non andrai da nessuna parte, senza di me.
È una promessa, lo so.
So che sei sincero.
Lo sento nel sapore di questo bacio.
Mi allontano un po', annuendo.
Ti guardo, e sento che mi basterebbe solo questo.
Lo sento nella pancia.
E vorrei dirlo, vorrei dirti che ti amo, ma le parole, come sempre, mi restano incastrate in gola.
Sorridi, dolce, intenerito, divertito.
Sai perfettamente cosa sta succedendo nella mia testa ora.
"Ti amo"
Lo dici tu, perché sai che io non ci riesco.
Lo dici perché sai che a questo punto, per me, è piu semplice.
Sorrido anche io, sporgendomi appena, baciandoti ancora.
"Anche io"
 
***
 
Probabilmente, sono passate ore.
Non che questo abbia importanza.
Alla fine, ti ho lasciato andare.
Siamo ancora stesi sul letto, fra le coperte.
Girati su un fianco, uno di fronte all'altro.
Adesso i nostri corpi non si toccano più, ma i miei occhi sono fissi nei tuoi.
L'unico punto d'incontro è la mia mano, che ti accarezza leggermente un braccio.
La lascio scorrere, dalla spalla al gomito, e poi torno indietro.
E poi lo faccio ancora.
Ancora.
E ancora.
All'infinito.
E mi piace.
Mi piace accarezzarti lentamente, dolcemente.
Sfiorare la tua pelle con al punta delle dita.
Mi piace guardarti, piccolo, davanti a me.
Mi piace vedere come i tuoi occhi mi guardano.
Ti sei ranicchiato, una mano sotto il viso, le lenzuola arrotolate sui fianchi.
Mi guardi, senza dire nulla.
Sei bello.
Sei così bello adesso che mi sento ipnotizzato.
Sei così bello che potrei passare ore a guardarti, senza fare nient'altro.
Senza voler fare nient'altro.
Ma c'è qualcosa.
Vedo i pensieri agitarsi nei tuoi occhi.
Non ti chiedo niente.
Aspetto, in silenzio, che sia tu a parlare.
Insistere non servirebbe.
Aspetto e basta, continuando a guardarti, a sfiorarti lentamente.
"Devi promettermi una cosa"
Piego appena il viso.
La tua voce è terribilmente incerta.
Adesso, è il tuo turno di essere fragile.
Tu, che sei sempre così forte.
Ora c'è qualcosa che ti destabilizza.
...
Fragile.
Sei fragile.
Sollevi una mano, sfiorandomi il viso.
Il divano letto è piccolo, non c'è molto spazio fra i nostri corpi.
Mi posi la mano sulla guancia, accarezzandomi piano.
Le tue dita tremano un po'.
"Tutto quello che vuoi"
Con delicatezza, estrema delicatezza, mi sfiori, seguendo il profilo di un occhio.
Ti lascio fare e sorrido.
Piego il viso contro la tua mano.
"Non guardare mai nessuno come stai guardando me adesso"
Resto fermo, immobile, guardandoti.
Qualcosa dentro di me si scioglie.
Forse il cuore.
I miei occhi si spezzano.
I tuoi si spezzano.
Non sono solo io ad avere paura.
Hai paura anche tu.
Hai paura che io possa andare via.
Nelle tue parole, sento tutta la tua fragilità.
Tutta la tua paura.
Tutto quello che provi per me.
Troppo, per riuscire ad esprimerlo.
Il cuore accellera.
Lascio vagare lo sguardo sul tuo viso.
Come ti sto guardando?
...
Non lo so.
Ma sento che per te è importante.
Per te, sono importante.
E l'intensità di quello che provi mi fa tremare.
Quello che provi per me, mi fa tremare.
La consapevolezza di quanto noi siamo importanti, l'uno per l'altro, allo stesso modo, con la stessa intensità, irrazionalmente mi fa sentire forte.
Non sei solo tu a proteggere me.
Sono anche io a proteggerti.
Ci proteggiamo, sostenendoci.
Allo stesso modo.
Con la stessa intensità.
Con lo stesso amore.
Hai paura di perdermi.
Ma non succederà.
"Non potrei mai farlo"
I tuoi occhi sono umidi.
Vedo una lacrima brillare sul tuo viso.
...
No.
Non voglio che tu pianga.
Non farlo.
Non ce n'è bisogno.
Sposto la tua mano dal mio viso.
Ne bacio il palmo.
La stringo nella mia.
Mi avvicino un po'.
"Promettimelo"
Sorrido.
Non lo farò mai.
Non potrei mai guardare nessuno come guardo te.
Stringo la tua mano, poggiandomela sul cuore.
Batte veloce.
Lo senti?
Batte per te.
"Te lo prometto"
Annuisci, accennando appena un sorriso.
Mi avvicino e ti bacio.
Cerco di tranquillizzarti con i gesti, perché ho paura che le parole non bastino.
Ti stringo per la vita, lascio scorrere la mano lungo la tua schiena nuda, avvicinando il tuo corpo al mio.
La pelle è calda, morbida, il tuo petto mi sfiora.
Le tue mani mi avvolgono il viso.
Sorridiamo nel bacio.
Non guarderò mai nessuno come guardo te.
Lo so, ne sono certo.
Il mio corpo che ti accarezza, ti stringe, ti bacia, cerca di dirti questo.
Tu mi appartieni, ed io appartengo a te.
E questo non cambierà.
Sono sicuro che mai, mai potrei amare qualcuno come amo te.
Lo penso, non lo dico.
Anche se forse lo sai.
 
***
 
"Dove sono le lenzuola?"
Ridiamo.
Abbiamo sentito Paolo e Tiziano rientrare, ma li abbiamo prontamente ignorati, restando comodamente sdraiati sul letto.
L'unica cosa che abbiamo avuto la decenza di fare, oltre che mettere le lenzuola in lavatrice, è stato vestirci.
Farci trovare nudi sul letto non mi entusiasmava particolarmente.
Mi volto, guardando Paolo.
Tiziano chiude la porta, posando poi sul tavolo quattro cartoni rettangolari.
"Uh, pizza!"
Ti alzi, avvicinandoti al tavolo saltarellando.
Sorrido al tuo atteggiamento infantile.
È tipico di te.
Paolo mi guarda, inarcando un sopracciglio divertito.
"Enea, dove sono le lenzuola?"
"Mamma Pig aveva detto di pulire, dopo"
Mi anticipi prima che io possa anche solo pensare a cosa dire.
Sorrido, sedendomi sul letto.
"Pulire non significava far sparire le lenzuola"
La voce di Tiziano è divertita.
Scrolli le spalle in risposta, tornando verso il divano.
Mi porgi la pizza.
La prendo facendoti l'occhiolino.
Ghigni divertito.
"Le abbiamo dovute mettere a lavare, erano sporc.."
Tiziano alza una mano, facendoti interrompere.
"Non vogliamo sapere di cosa, va bene così, grazie"
"Non voglio dirti di cosa, Titty, ma sinceramente penso sia facile da intuire"
Cerco di non ridere, nascondendomi dietro il cartone della pizza.
Tiziano e Paolo si siedono al tavolo.
Scuotono la testa davanti al tuo atteggiamento sfrontato, ma sorridono anche loro.
"Se questa casa potesse parlare.."
Paolo interrompe Tiziano, parlando con noncuranza.
Sembra completamente concentrato nel tagliare la sua pizza.
"..avrebbe un sacco di cazzi da raccontare"
Tu ed io ridiamo.
Tiziano inarca un sopracciglio, fissando Paolo sorpreso.
Paolo solleva lo sguardo, probabilmente sentendosi osservato.
Guarda Tiziano, inarcando a sua volta un sopracciglio.
"Che c'è? Sai che queste mura negli ultimi tempi ne hanno visti più di quelle di uno spogliatoio maschile, vero?"
Tossisco, cercando di non strozzarmi con il boccone che sto masticando.
Lo sguardo di Tiziano si sposta su di te, che ridi allegramente lanciando occhiate ammirate a Paolo, e poi scivola su di me.
Posso essere il suo unico, possibile complice.
"Non l'ha detto davvero"
Scrollo le spalle.
"Mi sa di sì"
"Ragazzino, questa è la tua cattiva influenza, lo sai vero?"
Lo sguardo di Tiziano si sposta su di te.
Deglutisci con forza, cerchi di rispondere, ma Paolo ti anticipa.
"Non è vero Marco, tranquillo, ero già così"
Mangiamo per qualche minuto in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri.
Poi, come se non riuscisse proprio a venirne a patti, Tiziano esterna i suoi.
"Sto con un maniaco"
"Uh, anch'io!"
Ti guardo di traverso, cercando di fulminarti con lo sguardo.
"Non lo vogliamo sapere, Marco, risparmiaci i dettagli"
Guardi Paolo indispettito, puntandogli contro un trancio di pizza.
"Non ho intenzione di darteli, non ti preoccupare. Sarebbe divertente, in realtà, ma.."
Ti interrompo, prima che tu possa proseguire.
"Ma non voglio che Enea abbia un infarto, giusto?"
"Beh, no. Per fare certe cose è necessario che tu sia vivo. Sai, sangue che circola e roba del genere. La necrofilia non rientra tra le mie perversioni"
Ridiamo, tutti e quattro.
Continuamo a mangiare, in un silenzio rilassato.
Ti guardo.
Ti spingo appena con una spalla, facendoti voltare.
Mi fissi interrogativo.
Mi sporgo, ti bacio.
Senza pensare.
Senza farmene un problema.
Forse, non lo so, sotto gli occhi di Paolo e Tiziano.
Ha importanza?
...
No, non ne ha.
Ti bacio perché mi va.
Perché la tua allegria, il tuo buon umore, sono contagiosi.
Ti bacio per ringraziarti di come sei.
Di ciò che un tempo, con altre persone, probabilmente mi avrebbe imbarazzato, dato fastidio.
Mi allontano, mi guardi sorpreso, ma felice.
Mi fai l'occhiolino, riprendendo a mangiare con entusiasmo.
Sorrido, scuotendo il capo.
Mi passo la lingua sulle labbra.
Hanno un sapore strano.
Sanno di pizza, ma anche di qualcos'altro.
Qualcosa di buono.
Ci penso.
...
Sanno di te.

Geometrie Del Mio Io Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora