Questioni di Sangue

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POV ALICE

Trascorsero tre mesi, sostanzialmente tranquilli, nessun demone o vampiro si paleso' in zona e non ebbi neanche visioni significative, ben presto la primavera lascio' spazio ad un' estate insolitamente calda a Forks e poi ad un autunno mite. Il tempo passava e tutto era tornato normale, vivere a Forks era esattamente come lo ricordavo, l'unica differenza era che non potevamo più fingere di essere liceali, Bella lavorava come economista nell'azienda MarckZueigg a Phoenix, Edward assisteva Carlisle come medico e nessuno era sorpreso che un altro Cullen seguisse la strada del padre. Jasper e io ci eravamo presi una pausa da ogni occupazione e trascorrevamo il tempo insieme e con Aiden quando rientrava da scuola o da nuoto, oramai gli avevamo mostrato ogni angolo della riserva e del Canada, In poche ore potevamo fargli visitare numerosi siti, Aiden era entusiasta, avido di conoscere e osservare cose sempre nuove. Le sue abilità di vampiro si erano ormai manifestate del tutto, ed era rapido e forte come un mezzo sangue, crescendo a giudizio di Jasper sarebbe diventato come un vampiro. Fatta eccezione per il cuore che batteva veloce quasi fosse un colibri e il sangue che gli scorreva nelle vene, che lo rendeva più caldo e diverso da un vampiro comune. E poi c'erano i suoi espressivi occhi di una tonalità blu oceano e il fatto che avesse qualcosa dei nephilim dentro di lui.
"Mamma!" lui e Jasper mi avevano superata da un pezzo, ritornai alla realtà, ogni pensiero mi scivolò via, intorno a me l' odore dell' erba e del terriccio umido, il sole aranciato che stava scomparendo dietro le montagne e il corpicino di Aiden che agitava le braccia incitandomi a seguirlo, stavamo tornando a casa.
"Vi stavo dando un po' di vantaggio" feci l'occhiolino a Jasper, indietreggiai da lor per assicurarmi che ci fosse spazio e spalancai le ali, i colori caldi del tramonto si mescolarono al leggero sfavillio azzurro delle piume. Jasper mi sorrse e sfiorò con le dita un lembo dell'ala.
" Ci vediamo a casa" scattò e spari tra le fronde. Guardai Aiden, estasiato e con un sorriso così marcato che avrebbe potuto abbagliare un faro.
"Forza salta su..." mi voltai piegandomi leggermente, Aiden si piazzò nell' incavo tra le clavicole, tra le due ali, mi circondò il collo con le braccia e la vita con le gambe, distesi lei ali. Spiccai il volo rapidamente, e con energia mi portai al di sopra delle nuvole. Lui adorava volare, ogni volta che ne aveva l'opportunità mi chiedeva di farlo. La prima volta che con consapevolezza aveva compreso che quelle fossero le nuvole e che il vento era impetuoso ma piacevole sul viso e quanto liberi ci si potesse sentire ero la persona più felice del mondo, la sua sincera e innocente gioia mi scaldava il cuore. Non aveva mai avuto paura, e quindi piroettavo, mi lanciavo in picchiata e viravo come un falco, l'adrenalina aveva sempre la meglio sulla paura per lui. Trasportarlo non mi richiedeva nessuno sforzo, era molto più leggero di un vampiro adulto, e riusciva a tenersi sulla schiena perfettamente.
"Mamma, ma quello è uno stormo di fenicotteri!" indicò con l'indice un punto lontano a sud, aguzzai la vista, si era una macchia rosa piumata che veniva verso di noi. Mi voltai a guardarlo, i capelli neri arruffati gli schizzavano da tutte le parti.
"Avviciniamoci" mi strinse la spalla, ridacchiai,
"va bene... " seppur i volatili si spaventarono vedendo la mia sagoma mantennero compatta la formazione, planai piano sotto di loro così che Aiden potesse vederle da vicino, poi girai su me stessa assecondando la corrente, Aiden rapito dallo spettacolo non comprese subito il mio intento e si aggrappo più forte ritrovandosi ad essere capovolto ma lo afferrai dolcemente e lo strinsi al petto prima che potesse ritrovarsi a faccia in giù, volavo sotto le pance piumate dei fenicotteri supina, guardando i loro piedi palmati, Aiden disteso su di me, come su un giaciglio,
"Wao, mamma, è meraviglioso" gli baciai la nuca.






POV JASPER

" Edward, hai finito il turno?" mio fratello annuì scrocchiandosi busto e collo,
"Ah si... che tormento starsene seduti o ingobbiti nelle sale , coi pazienti, gli umani dovrebbero fare più movimento" stava rientrando ora, quindi salimmo insieme le scale della veranda e arrivammo in soggiorno, anche Carlisle con mia sorpresa era a casa e aveva trasformato il tavolo da pranzo di scena in un mosaico di mappe, fogli, pergamene e libri dalla foggia diversa, antichi e scritti a mano, appena stamapati, in bianco e nero e a colori, con miniature e foto.
"Non è un ossessione" Edward commentò sarcastico ciò che avevo pensato. Carisle alzò gli occhi da una lente d' ingrandimento enorme da chirurgo proiettata su un sillabario celtico.
"Ho parlato con uno stregone di Chapel Stear, dalla Scozia..." esordì lui,
"Credo di aver capito cosa fossero quei tirsi che impugnavano i due incappucciati quella volta..."mi portai una mano alla fronte, non finì la frase perché si perse nei suoi pensieri e annotò qualcosa su un taccuino. Le voci di Alice e Aiden risuonavano dall'ingresso.
"Ad Alice non piacerà" dissi alzando le mani e sistemandomi sulla poltrona antistante il tavolo, Edward sorrise, Carisle contemplò un po' preoccupato il tavolo di mogano non più visibile sotto l' ammasso di fogli. DiI solito teneva tutto nel suo ufficio ma forse la scrivania non poteva più contenere tutto o voleva che Alice lo vedesse . Da quando Alice si era trasformata Carlisle aveva fatto numerose ricerche per conto proprio cercando di scoprire tutto il possibile sulle nuove creature con cui avevamo a che fare. Quando poi altri vampiri cominciarono a sapere di Alice e degli angeli e quando poi anche i Volturi e tutta la nostra comunità allora cerco di coinvolgere i suoi amici più fidati per estendere le sue conoscenze sul mondo nascosto.....cosi lo chiamava. Stava allestendo una sorta di enciclopedia di tutte le creature sovrannaturali e dei loro poteri, di avvistamenti o avvenimenti , che altri vampiri o umani o chiunque volesse parlarne, accaduti. Aveva reperito informazioni sugli angeli e i demoni, sui lupi mannari, sui nephilim, sui mezzi vampiri, sulle streghe e i maghi, su animali mitologici che a quanto pareva non erano propriamente leggenda, sulle forze e le energie che si palesavano nel nostro mondo. Ma Alice era se non contraria comunque non incline al suo stesso entusiasmo. Per lei era difficile volerne sapere di più, sembrava che più cose sapesse meno chiare esse fossero e che le risposte alle sue stesse domande generassero altri quesiti. Come per sua madre e quanto era successo nel limbo.
"Jazz, ti cercavo..." il sorriso caldo si spense sul suo volto entrando nella stanza,
" Alice, volevo parlarti" disse Carlisle speranzoso, Edward osservòo Alice leggendo i suoi pensieri, lei annuì cercando di simulare serenità, non aveva parlato molto con Carisle o Edward o me della città di Luce o del paradiso, del Limbo, degli anziani. O meglio ci aveva detto quanto necessario e per sfogo per lo più ma quando Carisle la pregava di tornare sui dettagli, di descrivere ogni cosa, anche ogni sensazione, non voleva.
" Lo stregone che oggi mi ha spiegato la funzione dei tirsi rituali ha detto una cosa che mi ha sconcertato in effetti..." il suo tono era preoccupato,
"Cosa ti ha detto?" io ed Edward ci avvicinammo al tavolo,
" Che a differenza dei suoi simili non disdegnava aiutare i vampiri perché in fondo condividevamo lo stesso sangue..." Alice rifletté è su quelle parole, poi sospirò,
" In che senso?" chiesi io,
"Credo di saperelo, Phoebe mi ha parlato anche di questo... scusa Carlisle avrei dovuto dirtelo per le tue ricerche, anzi credo sia essenziale saperlo... lei mi ha raccontato dei nephilim e anche dei demoni, sapeva davvero molte cose su di loro... e anche Sean",
" Ogni creatura... considerata malvagia o pericolosa ha sangue demoniaco" eravamo sconcertati,
"I vampiri, i licantropi, i lupi mannari, i demoni per l'appunto" Carilisle fece spazio tra i fogli e fece emergere il libro in pergamena che stava redigendo a mano e che avrebbe poi scannerizzato e diffuso tra i vari clan, tutti dovevano sapere quanto più possibile del nuovo mondo.
"Abbiamo lo stesso sangue dei demoni, è questo che vuoi dire?" Edward fece un'espressione di disgusto,
" Non totalmente, il primo vampiro era un umano che ha stretto un accordo con Lucifero... e il sangue è stato contaminato dal suo, un patto di sangue, capite? Tutti i vampiri hanno tracce di quel sangue e così i lupi" Carlisle assenti mentre scriveva sul libro,
" Si ha senso, siamo creature dannate in fondo..." Carisle sospese il calamo a mezz'aria,
" Per questo siamo riusciti ad entrare ed ad uscire dagli inferi..." riflettè Edward, lo shock iniziale passò, anche se non fisicamente nelle fibre del nostro corpo marmoreo c'era quella traccia,
"Qquesta è una cosa che non avrei voluto sapere in effetti.." disse Edward, Alice lo guardò apprensivo ma lui subito dopo sorrise,
"Lucifero...perdonami Alice ma lui era un angelo, non dovrebbe avere sangue puro?" Alice scosse il capo,
" Era un angelo, la caduta, la ribellione ha cancellato ogni traccia di purezza, il suo sangue da allora si contamino' e cosi il sangue degli angeli caduti che lo seguirono... per questo nessun demone può accedere o tornare al Paradiso, un angelo può scegliere di essere imparziale e vivere tra i due mondi e mantenere così le sue caratteristiche , la sua purezza, ma i demoni non possono tornare indietro..." eravamo rapiti dalle sue parole,
" Anche gli stregoni allora..." Carisle annotò che tutte le creature anche i mezzo sangue avevano sangue demoniaco, anche sulla scheda riguardante Nessie e i mezzi vampiri.
"Pheobe ti ha rivelato molte cose..." guardò Alice al settimo cielo ma Carlisle era abile quasi quanto me a recepire le emozioni altrui, sembrò riporre via calamo e libro ma poi esitò,
" Quindi tu ... questo è incredibile.." sfoglio' di nuovo freneticamente le pagine, Edward colse la sua illuminazione e incrocio' le braccia accigliato. Arrivò alla pagina che mostrava un disegno simmetrico di un angelo somigliante molto ad Alice, il volto anonimo ma le ali screziate d'azzurro, sempre nella classificazione dei mezzo-sangue, origine sconosciuta, caratteristiche: per metà vampiro e per metà angelo, capacità: forza e velocità sovrumane, preveggenza, controllo degli elementi, telecinesi... c'erano dei puntini sospensivi e un post scriptum che indicava come ci fosse un solo esemplare di quella creatura, Alice, seppur Carlisle non avesse scritto nome e cognome. Aggiunse tra le caratteristiche, sangue demoniaco e angelico condividono lo stesso corpo, nessun' altra creatura ha quest'anomalia.
"Anomalia?" chiesi brusco, non approvavo affatto che parlasse di Alice come di un esperimento scientifico, lei mi pose una mano sul braccio che era scattato sul tavolo,
"Scusa Jasper, ma è linguaggio tecnico, mi sembra il modo più adatto per fornire informazioni" lo guardai accigliato,
"Perché ti sorprende tanto?" chiese Alice che sembrava sorpresa quanto noi,
" Io non avevo mai pensato..." poi la sua espressione si spense e fu presa da un bruciante sconforto,
"Alice cosa c'è?" la scossi leggermente,
"Carisle, tu hai ragione...è una cosa impossibile questa...anche per un mondo folle come questo" lui annuì.
" Hai anche tu sangue demoniaco beh perché sei una vampira in parte...e allora?" anche Edward muto' espressione, ero l'unico a non capire?
"Jasper, è la sola creatura per quanto ne sappiamo che condivide entrambe le caratteristiche di angeli e demoni, è come se esistesse una creatura sia vampiro che licantropo, è un anomalia, e il fatto che Alice abbia due tipi diversi di sangue e che sia viva , ancora viva perché sono sostanze opposte per forza di causa...è straordinario..." guardai Alice, mi afferrò la mano,
" Jazz una come me non dovrebbe essere possibile..." certo si sapevo quanto fosse straordinaria, l avevo sempre saputo,
"Il punto è che ... se lo yin e lo yang si uniscono..." guardai Edward
"Segui la mia metafora.... Se due forze opposte si uniscono e non si annullano.... Diventano la cosa più
potente che ci sia... Alice è davvero la creatura più potente che ci sia... per questo i demoni bramano il suo sangue, per questo gli angeli la temono" era la prova di cio' che avevamo sempre saputo,
"Per questo vogliono ucciderti o controllarti..." aggiunsi sussurrando, Alice era un fascio di nervi,
"Si".






POV SEAN

Fuori pioveva. Quella pioggia fastidiosa di primavera che raffredda tutto, e che ti fa pensare che si ancora tardi per la bella stagione e per ricominciare. Avevo il cappuccio tirato sulla testa ma continuava a scivolarmi dietro mentre minuscole goccioline d'acqua si insinuavano dietro al collo e poi giù in fondo alla schiena. Il freddo, non mi ci ero ancor abituato. E questo era nulla rispetto alla foresta gelida dell'Alaska. Mancava qualche centinaio di metri e sarei arrivato al cancello di casa. Il sacco di carta che conteneva verdura fresca e una bottiglia di latte era altrettanto zuppo. Sospirai profondamente. Al cibo non avevo mai dovuto provvedere, ed era una seccatura tremenda. E poi l'ombrello. Detroit era una città sporca e caotica ma sporca e caotica quanto bastava per confondersi tra gli umani e riuscire a passare inosservati, e cercare di vivere per quanto fosse possibile. Era stata una gran fortuna trovare l'appartamento del numero 12 di Caine street ed era stata una fortuna ancora più grande trovare Jordan come coinquilino. Il cancello di ferro arrugginito mi fu davanti, ci stavo quasi andando a sbattere per quanto ero piegato per evitare che la pioggia mi cadesse sul volto e negli occhi. Girai la chiave nella serratura che scattò cigolando. Mi avviai sulle scale di ferro esterne. Jordan mi stava aspettando e moriva di fame, aveva passato tutta la notte sbronzo a vomitare l'anima. Non reggeva l'alcol ma non era un cattivo ragazzo, era un umano goffo ma davvero carino almeno così la pensavano le ragazze che uscivano ed entravano dal nostro appartamento a frotte e che lo trovavano irresistibilmente dolce e impacciato e poi ci provavano anche con me, ero strano e affascinante e questo gli piaceva. Dopo aver rigettato tutto aveva una gran fame ed ero uscito per comprare qualcosa. Ormai era passato un anno e mi trovavo a mio agio con lui, certo non potevo rivelargli chi fossi davvero ma in fondo Jordan sapeva che nascondevo qualcosa. Era un buon amico.
"Hey J, c'era solo verdura al mercato, dovrai accontentarti" borbottai divertito mentre mi feci largo tra mucchi di vestiti sparsi nello spazio cucina. Era piccola come il resto , un bilocale miniamale ma confortevole. Silenzio. Non c'era mai silenzio con lui, era esasperatamente logorroico.
"Jordan? Non sei svenuto di nuovo?" mi bloccai, l'odore di bruciato fin troppo familiare rallentò il tempo e le mie funzioni vitali, qualcuno di loro mi aveva trovato ed era nell'appartamento. Qualcosa di vetro si frantumò a terra seguito da un mugolio soffocato. Scattai veloce verso la stanza di Jordan.
"Ah bene bene, guarda chi si unisce alla festa" Hazel, maledetto, tratteneva il ragazzo contro il muro con una mano a sigillargli la bocca irsuta di barba e l'altra che impugnava una lama sul suo fegato, gli occhi nocciola di Jordan piroettavano da me all'invasore, ansimava e i capelli ricci e folti erano impregnati di sudore.
"Lascialo andare... parliamone" il demone si fece una roca risata, fissava ancora il ragazzo, divertito, indossava degli abiti di pelle consunti e aveva delle ferite da scottatura sul volto, strisce di carne carbonizzata che gli attraversavano guance e fronte, gli occhi scuri profondi come pozze fangose, era calvo.
" Vedo che non hai imparato caro Sean, stare in mezzo a loro non ti salverà" stavo valutando se lanciarmi addosso a Hazel, se l'avessi fatto abbastanza in fretta distraendolo e facendolo parlare forse avrei potuto evitare che uccidesse Jordan. Un sibilo e un crack e si materializzò un altro demone dietro di me e poi un altro al fianco di Jordan. Due gemelli, bassi e magri dai capelli biondicci.
"L'hai trovato! Perfetto, andiamo via , il puzzo di questo tugurio è insopportabile" sputò sulla moquette. Non potevo atterrarli tutti e tre. Dovevo cambiare strategia.
"D'accordo, mi avete trovato, ora farò quello che volete ma libera il ragazzo Hazel" cercai di essere calmo ma deciso, Hazel lasciò la bocca di Jordan e lo spintonò traballante davanti a sé. Lui si massaggiò il fianco e mi pose le mani sulle braccia.
"Che diavolo succede? Chi chi...sono questi?" mi guardò però sollevato nella paura, almeno eravamo in due in quella situazione e non era da solo ma il sollievo spari dai suoi occhi un attimo dopo e anche Jjordan svanii, solo dsue occhi ormai vuoti mi fissavano e il suo corpo si accasciò sotto di me, Hazel sfilò la lunga spada di adamas dalla sua schiena.
"No!" mi accovacciai su di lui, ma era morto. Strinsi i pugni e colpi più forte che potei ma altre 4 braccia mi bloccarono.
"Ora tu vieni con noi!" il respiro putrescente di Hazel mi fece venire la nausea.


Ci smaterializzamo negli Inferi. I gemelli di cui ignoravo i nomi mi posero delle catene sui polsi, catene incantate, dolorosamente caustiche. La pelle mi ribolliva e già si alzavano diverse vesciche. Tornare laggiù di nuovo, credevo che questa volta sarei riuscito a starvi lontano. Credevo davvero che col tempo vivere tra gli umani sarebbe stato il paradiso. Già 6 anni prima ero fuggito e poi ci ero tornato per punirmi, per quello che avevo fatto a lei, e poi di nuovo fuori ma sembrava che quel luogo mi reclamasse ogni volta. Di sicuro mi stavano portando nelle segrete, a marcire come l'ultima volta avevo voluto. Mi si formò un nodo alla gola, forse me lo meritavo dopotutto. Il calore trasudava dalle pareti ma era piacevole, più della pioggia o del freddo. L'atmosfera cupa e rossastra dei fuochi delle anime in pena e l'odore di bruciato erano casa un tempo. Sotto di noi si estendevano i molteplici livelli e il labirinto per gli intrusi. Il livello più in basso era costituito da prigioni in adamas, celle granitiche per demoni ribelli e traditori. E una cella aveva inciso a chiare lettere il mio nome da molto. Scendemmo le scale vorticose tra i livelli ma non arrivammo fino in fondo, all'ennesima rampa di scale Hazel virò a destra di fronte il palazzo di Lucifero. L'immensa costruzione di ebano nera mi era familiare, ci passavo sempre durante le ronde ma non ero mai stato convocato, e lì si entrava solo se il signore oscuro lo voleva.
"Dove mi state portando?" formulai la domanda pur conoscendo già la risposta, eppure Lucifero mi aveva sbattuto in cella senza mostrarsi o altro l'ultima volta. Probabilmente ero la vergogna più grande di tutti i suoi adepti, l'aver collaborato con gli angeli sino a inseguire e voler uccidere i miei stessi simili. Ma il crimine di Balthazar nemmeno mi aveva fruttato un incontro col capo. Cosa mai potevo aver fatto di peggio?
"Lucifero ti ha convocato" disse brusco uno dei gemelli dietro di me,
"Forse vuole ucciderti di persona finalmente" sogghignò l'altro. Entrammo nell' immenso atrio, il pavimento a scacchiera bianco e nero sembrava estendersi all'infinito tanto ampia era la stanza, il soffitto ovviamente non si vedeva nonostante si biforcasse una scala in marmo molto lunga ai piani superiori. Il lampadario di cristallo emetteva l'unico bagliore di luce nella stanza tetra. Voci soffuse e melliflue provenivano dalla porta immediatamente antistante. Hazel l'aprii senza bussare o annunziarsi ma in effetti era la porta di legno che si era spalancata da sola. Subito si fermò facendo segno ai miei due aguzzini di fare altrettanto e si inchinò. Automaticamente abbassai la testa anche io. Scarne figure incappucciate e vecchie, molto vecchie, erano sedute su palchi di legno lateralmente, i mantelli neri di velluto che nascondevano ogni fattezza. Quei demoni erano i Superiori, entità molto antiche di 10 000 o più anni. Ed io nei miei 300 anni ero un bambinetto a confronto. La loro pelle era grigiastra a cadente, le bocche orrendamente cucite e impossibilitate ad aprirsi, gli occhi rossi. Ma non erano terrificanti, non quanto la figura che sopraelevata sedeva su un trono nero e tempestato di rubini, Lucifero. Si protese verso di noi.
"Mio signore, ho portato il giovane Sherwood" disse Hazel con voce tremante, fui liberato dalle catene. Lucifero si alzò e avanzò verso di me. Ad essere terrificante non era un aspetto da mostro, non erano fauci o zanne, testa caprina. Ad incutere un timore tremendo era la sua disarmante bellezza. Lucifero, la stella del mattino, l'angelo caduto, il primo di una lunga serie. Non lo avevo mai visto così da vicino. I capelli biondi tirati indietro, il volto squadrato e con un accenno di barba, gli occhi neri come la pece, sembrava avesse poco più di 30 anni, a petto nudo, muscoloso e prominente, una spada di adamas in cinta e le ali, le ali più grandi e forti che si potessero immaginare. Ali un tempo candide come la neve e adesso scure come quelle di un corvo.
"Sean Sherwood...finalmente al mio cospetto" non volevo piegarmi, non era più il mio signore, io avevo scelto l'imparzialità ormai. Hazel mi colpi con la lancia sugli stinchi costringendomi a inginocchiarmi.
"Suvvia Hazel, che modi... Sean ha fatto la sua scelta, non mi appartiene più" mi rialzai, un bocciolo di speranza mi mozzò il fiato,
"Non chiedi la mia vita?" Lucifero scosse il capo,
"Al contrario, voglio persuaderti ad accettare un incarico " allargò le braccia scuotendo le ali,
"Io non capisco... ho scelto..." l'altra cosa spaventosa di Lucifero insieme al fascino era la follia, il suo umore cambiava in pochi secondi.
" Hai scelto... sudici mortali, di vivere nell'ombra, lontano dai tuoi fratelli!" sbottò e ritrasse le ali, bisognava soppesare ogni parola,
" TI sto offrendo la possibilità di redimerti...e tutto sarà perdonato ai miei occhi, tuo padre era stato un mio grande servitore ma ha peccato di arroganza...mi ha sfidato ed è finita molto male per lui...sono sicuro che non commetterai lo stesso errore" disse poi calmo e mi guardò intensamente, il viola sfavillò nei suoi occhi neri come fiamma. Che fare? Se non avessi accettato di tornare mi avrebbe ucciso.
"Cosa vuoi che faccia?" dissi arrabbiato, forse la morte era preferibile. Mi afferrò la faccia arpionandola tra le dita,
" Devi portarmi il bambino..." le vene del collo gli pulsavano per l'eccitazione,
"CHI? Non capisco?" mi spintonò indietro ridendo,
" Il figlio di Alice Cullen... devi portarlo da me, vivo. Ne ho necessità." Il pavimento di marmo sembrò crollarmi sotto i piedi. Il diavolo in persona voleva strappare ad Alice la cosa più importante che avesse mai avuto.
"Sei l'unico che può riuscirci, loro si fidano di te... ti sei avvicinato al bambino tante volte..." la platea dei demoni silenti si alzò battendo gli scettri,
" Perché? Cosa vuoi farci? Quel bambino è a tutti gli effetti un vampiro, non ha valore" tentai,
" Non ti è dato saperlo... " disse con voce tonante.
"Alice Cullen, non riusciremo mai a portarla dalla nostra parte, ma il ragazzino forse mi sarà altrettanto utile!" un altro boato di scettri assentii,
"Non lo farò mai, uccidimi se vuoi, non m' importa" Luciferò zittii tutti,
"Si che lo farai Sean Sherwood e sai perché ?" smisi di respirare,
" Perché se non lo fai Alice Cullen morirà e so quanto è importante per te".

Potevo udire ancora la risata sbeffeggiante di Lucifero mentre mi riportavano tra i corridoi bui delle celle di adamas, mi ritrovai quindi in uno spazio angusto e granitico, le sbarre di adamas scintillante e duro come il diamante, era un metallo scuro color petrolio perfetto per realizzare le lame infernali e pericoloso per tutte le creature. Amareggiato mi appoggiai alla parete fino a crollare seduto, sarebbe stato meglio venire direttamente in cella senza incontrare il diavolo, sarebbe stato meglio marcire lì o morire piuttosto che obbedirgli.
"Resterai qui per un po' cosi che tu possa rimuginare sull'offerta del signore oscuro" disse Hazel accostando il volto sfigurato pericolosamente alle sbarre.
"Non puo' ucciderla, sta bleffando" dissi di getto e sollevato a quella stessa idea,
"La proteggono gli angeli...non lo permetteranno" Hazel guardò i gemelli e un ampio sorriso raggiunse le estremità degli squarci sul volto.
"Davvero? Io credo, anzi ne sono certo, se lei rimanesse uccisa Lucifero farebbe un favore anche a loro" sputò un grumo di saliva mista a muco sul pavimento e si allontanarono nell'ombra. Fissai l'oscurità del corridoio per qualche minuto, non riuscivo a pensare., Poi l'inquietudine mi sopraffò. Hazel aveva torto? Il dubbio si insinuò come la brezza fredda su un corpo già tremante. Eppure poteva essere vero. Gli anziani le avevano detto che era loro compito proteggere le creature celesti e lei lo era, eppure era diversa da loro, da qualsiasi cosa fosse mai esistita e avevano anche ammesso di temerla e di aver tentato di controllarla per salvaguardarsi. Se Alice fosse morta loro non avrebbero più avuto di che preoccuparsi, e inoltre non sarebbero intervenuti se la cosa non avesse toccato i loro interessi o la Terra. Ma di sicuro nei piani di Lucifero c'era qualcosa di più che puro tornaconto personale, e avrebbe toccato anche loro. Oppure era solo un folle desiderio di Lucifero, fare del male ad un angelo potente quanto lui? Spaventava anche lui? No c'era altro. Non l'avrebbe uccisa. Potevo avvisare i Cullen, fingere di aiutarlo e ingannarlo almeno quel tanto per avvertirli? E poi? Alice era forte e i vampiri l'avrebbero aiutata ma neppure lei poteva battere il signore dei demoni?ì.... Dovevo scegliere... come potevo scegliere? Sacrificare Aiden, un bambino, il suo bambino, non mi avrebbe mai più perdonato, io non mi sarei più perdonato e mi avrebbe eliminato sul serio questa volta... anche se per salvarla, non lo avrebbe mai accettato o capito. Ma d'altro canto non riuscivo a concepire che lei potesse morire a causa mia. L'aria calda della cella cominciò ad opprimermi. Non c'era soluzione alcuna.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 05, 2021 ⏰

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