Capitolo 13: Cadere nell'oblio

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4 mesi dopo

Pov's Edoardo
Erano passati quattro fottuti mesi. Quattro mesi dall'incidente che ha stravolto completamente le nostre vite, quattro mesi che non parlo con Ciro, quattro mesi che non si sa niente di lui. Inizialmente doveva andare a stare da Carmine, ma una notte è scappato e non è più tornato.
Filippo è sceso da Milano per starci accanto, nonostante sia diverso da noi tiene a mia sorella e quando gli abbiamo detto dell'incidente è corso qua con il primo aereo, ora sta a casa nostra.
Da quando non c'è Azzurra mi sento così solo, non ho più un uragano in casa che mi stravolge le giornate, non ho più nessuno che si mette a cantare quando sto dormendo, ma la sua voce era così melodiosa che non mi dava fastidio. Le ragazze provano a starmi accanto, così come Carmine, Totò e Gianni, ma nessuno può colmare il suo vuoto. La sua camera è chiusa a chiave, nessuno deve entrare e toccare le sue cose. Nessuno.
Il dottore ci ha detto che l'ematoma si è riassorbito ed ora dobbiamo solo aspettare che lei si svegli.
È forte, la mia sorellina, si sveglierà presto, lo so. O per lo meno, ci spero.
Carmine è distrutto, mangia raramente e considerando le occhiaie profonde che ha direi che non dorme.
In questo momento sono a tavola, a fare colazione, guardando un punto fisso davanti a me con Filippo che prepara i pancake. Almeno sa cucinare.
F.F:"Edo devi mangiare qualcosa, non puoi continuare così." Mi dice preoccupato Filippo.
E.C:"Lo so Fil, ma non riesco. Mi manca così tanto." Dico, non riuscendo a trattenere le lacrime.
Lui mi abbraccia, provando a tranquillizzarmi, ma non riesce. Nessuno ci riesce.
F.F:"Sta arrivando Carmine, ha detto che deve parlarci." Dice abbastanza preoccupato. Annuisco, ma mi blocco quando mi dice chi riguarda.
F.F:"C'entra Ciro."

Pov's Ciro
Ennesimo giorno di un'ennesima vita di merda. Come da quattro mesi a questa parte, mi sveglio con una ragazza diversa nel letto e varie bottiglie di alcolici sparse nella stanza. Sono in un hotel da quando sono scappato da casa di Carmine, non ho intenzione di andarmene ne tantomeno di chiamare Edoardo o uno di loro, sono solo un enorme casino e non posso trascinare nell'oblio anche loro.
La cosa che più mi fa male, però, è sapere che Azzurra esiste e che io l'ho persa. Fa male addormentarsi con una persona in mente e svegliarsi con un'altra accanto, ma per ora è l'unica cosa che posso fare. Devo stare lontano da quella ragazza perché è tutto quello che può salvarmi, ma, al contrario, io sono tutto ciò che può tirarla infondo.
C'è un'altra cosa di cui non vado molto fiero, ho cominciato a partecipare attivamente alla vita della mia famiglia. Lo so, mi ero ripromesso di non farlo, ma quando hai il nulla attorno, anche la cosa più sbagliata ti sembra una fonte di luce, un qualcosa a cui aggrapparti per sopravvivere.
Non so più niente di Azzurra ma mentirei a me stesso se dicessi che non m'importa. È stampata a caratteri cubitali nel mio cuore e nella mia mente e non uscirà mai. È il mio primo amore, l'unica persona che io abbia mai amato, l'unica che amerò sempre, ma non posso macchiarla con il mio nero. Lei è acqua ed io, beh, sono fuoco e benzina insieme.
È come una tortura, non posso stare con lei ma non posso starle lontano e non penso che esista qualcosa di più brutto.
Mi manca anche Edo, è il mio migliore amico ed è la persona più importante della mia vita, ma ho deluso anche lui. Ho lasciato il lavoro in officina per evitare di vederlo e per non dargli spiegazioni, anche se non penso gli importi ormai.
Oggi ho deciso di andare al cimitero a trovare mia mamma. Mi manca molto, era l'unica persona che riusciva a tenermi lontano da tutta la merda che mi circondava e la sua morte è uno dei motivi per cui sono così chiuso e schivo con le persone.
Caccio dalla stanza le ragazze, pulisco un po' e, dopo essermi fatto una doccia ed essermi vestito, vado al cimitero.
Parcheggio davanti al cancello e vado davanti alla sua tomba. Oggi è il suo compleanno ed io, beh, non sono mai venuto a trovarla da quando se n'è andata.

Cara mamma,
difficile parlarti anche se avrei parecchio da dirti. Perderti è stato meglio che non averti, e me lo ripeto sempre quando ripenso al fatto che vederti andare via ha significato sentire il mio cuore scucirsi completamente dal petto, scusarsi perché non poteva fare nulla per trattenerti pur volendo moltissimo.
Cara mamma, ho imparato di tutto da te, anche come andare avanti,
come riparare ai danni, come sorridere di fronte a cose piccole che invece a me sembravano eccessivamente grandi. È che ero piccolo, non avevo ancora visto niente, è che tu eri così grande, avevi già visto praticamente tutto, è che m'ha sempre fatto schifo l'idea di diventare grande senza te, così ho cercato di ritardare più che potevo questo momento. So che tu mi diresti che ho sbagliato, che è ora di crescere, di prendermi le mie responsabilità.
Cara mamma, non so parlare di te e quando ci provo sento dentro un gran senso di vuoto, vorrei che tu fossi qui tutte le volte che mi diverto ed ho il tuo sorriso sul volto, vorrei tu fossi qui quando non sento i complimenti perché so già che la gente li fa tanto per, mica come te che mi guardavi e vedevi in me qualcosa di speciale veramente e quando me lo raccontavi
pure io mi sentivo speciale, almeno un po'. Vorrei tu fossi qui perché mi mancano le conseguenze delle mie azioni, vederti fragile ma sempre la più forte donna di questo mondo,
mi manca tanto vederti ridere per merito mio e pensare che sei uno spettacolo vero, mi manca sentirti fiera di me anche quando sbaglio e
avere a prescindere l'appoggio di qualcuno che con uno sguardo sa dirmi tutto quanto.
Cara mamma, oggi per me non è un giorno come un altro, non basterebbe un fiore, né nient'altro, non basterebbe niente a farti capire quanto sei stata importante. Così tanto che senza te tante volte mi sono sentito niente, ma adesso va meglio
ed è difficile parlarti ma devo farlo, perché ti meriti le mie parole più di chiunque altro. Vorrei averti al mio fianco e non doverti cercare nel cielo, quando fa freddo,quando ho bisogno di un appoggio, quando sono il più forte di tutti ed esco nel mondo a dovermi mostrare sicuro, sereno, il migliore, il più spavaldo. Perché ora che non sei più qua con me, fisicamente, io ho paura. Ho paura di dimenticare il suono della tua voce, ho paura di scordarmi il tuo sorriso quando mi ascoltavi parlare. Ho paura come non ne ho mai avuta prima d'ora. Ma soprattutto ho paura di dimenticare quanto ti amassi, ho paura di dimenticare tutte le piccole cose che ti rendevano ciò che eri. Come per esempio, il modo in cui roteavi gli occhi al cielo quando non eri d'accordo con qualcuno, le frasi storiche che mi ripetevi infinite volte, e per quanto ti dicessi che non mi piacevano, in realtà ora le amo perché mi riportano sempre a te. Sì, perché nonostante tutto, nonostante tutti gli ostacoli con cui la vita ci schiaffeggia, io torno sempre da te. Perché ora, anche se continuo ad avere paura di dimenticarti, in realtà, sei tatuata sull'anima. Avrei voluto dirti addio, trascorrere più tempo tra le tue braccia, farti sapere per l'ultima volta che ti amo come ho amato nessuno nella mia vita, ma non ce ne è stato né il tempo né il luogo. Non ho ancora realizzato come tutto si sia sbriciolato così velocemente, e ho paura di farlo per davvero. Sono terrorizzato all'idea che un giorno mi renderò conto una volta per tutte di ciò che ci è successo, di come ti hanno strappato via da me in battito di ciglia. Ma, ripeto, nonostante tutto so che il tuo ricordo mi darà forza sempre, di continuare a fare ciò che tu hai interrotto. Mi hai resociò che sono, e nel bene e nel male, ti ringrazio infinite volte. Mia mamma aveva mani forti, curiose e coraggiose. Si è spenta lentamente, tra un sospiro d'alba e un trionfo di tramonto. È stata la miglior compagna di giochi della mia infanzia, non importava quanto "folli" fossero le mie richieste: non giudicava, non ammoniva, c'era. E adesso non c'è più. Mi mancheranno le risate sonore da far venire il mal di pancia, i commenti pungenti sulla vita, gli scherzi spontanei. Mi mancherà tenerti per mano come quando, da bambino, mi facevi da cocchiere camminando veloce tra i sentieri della città. Non so bene dove sei, cosa fai, se ancora puoi sentirmi. Se puoi leggermi nel cuore, continua a spronarmi, a credere in me, non lasciarmi correre da solo. Mi hai insegnato che essere gentili è un atto di coraggio e che prendersi cura di qualcuno è un gesto che va fatto in silenzio. Mi dispiace non poter rispondere alle domande che avresti fatto quando un giorno una donna entrerà nella mia vita per restarci: Chi è? Di chi è figlia? Ti ama? Avrei voluto regalarti questa gioia, avrei voluto vederti curiosa e indiscreta e avrei voluto ridere dei tuoi brindisi semplici fatti di caffè, biscotti e sguardi d'intesa celati dietro i tuoi occhiali scuri. C'erano tante cose che ancora avrei voluto sapere da te, c'erano tante cose che avrei voluto condividere insieme nel modo semplice che avevamo di parlare, senza fare rumore. Mi mancherà per sempre l'uomo che sarei diventato se tu fossi rimasta anche solo un giorno in più accanto a me. Ero pronto a dirti addio e invece non lo ero affatto.

Il migliore amico di mio fratello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora