Apro la credenza degli alcolici. Il buio non mi aiuta, ma non voglio svegliare nessuno. Tasto la tasca per trovare il telefono. Accendo la torcia e socchiudo gli occhi, dando loro il tempo di abituarsi alla luce. Rivolgo il capo verso l'alto e, a memoria, afferro saldamente il collo di una bottiglia di Jack Daniels. La apro e il suo profumo mi fa sentire subito meglio, la roteo e immagino il liquido roteare a sua volta per poi scorrere lungo le pareti della bottiglia.
Poso una mano, stretta in un pugno sul piano da cucina in marmo, freddo. Il suono del telefono contro di esso non era previsto e, nel buio, lo percepisco maggiormente. Mi mordo la lingua, quasi ad aspettare una reazione esterna, ma fortunatamente tutto tace.
Il mio sguardo cade momentaneamente sull'ora nel cellulare acceso 1:30. E poi si spegne come se fosse bastato il mio disinteresse a compiere quel gesto, senza un contatto diretto. Infatti alzo con disprezzo il labbro superiore.
Mi concedo un generoso sorso e subito le mie labbra si rilassano. In diciassette anni della mia vita non sono mai stato così instabile, scontroso e introverso.
Perché c'era lei.
Un altro sorso.
E ora rimaniamo solo io, mia sorella e mamma.
Mio padre se n'è andato via dopo l'incidente e non si è fatto più sentire, poco importa, ho imprecato contro di lui per giorni e ora non lo voglio più vedere. Se n'è andato perché diceva che ero depresso e un peso, una vergogna per la famiglia. Che stronzo.
In tre stiamo benissimo.
Al terzo sorso mi rendo conto della cazzata che sto facendo. Domani è il primo giorno dell'ultimo anno e io sono qui a ubriacarmi.
Lei non me lo avrebbe lasciato fare.
Lei mi avrebbe tolto il bicchiere dalle mani e mi avrebbe detto quanto io sia deficiente.
Ma lei non c'è più!
Svuoto il bicchiere e lo lancio con violenza contro il muro. Guardo i piccoli pezzi di vetro frantumarsi su loro stessi e cadere a terra.
Il forte rumore mi lascia impassibilmente soddisfatto.
Al piano di sopra sento una porta aprirsi.
Passi svelti sulle scale.
Jenna guarda prima ciò che resta del bicchiere e poi me.
-Faccio io- biascico avvicinandomi.
Spalanca gli occhi quando mi vede barcollare.
-No, tu vai a letto. Sistemo io, potresti tagliarti- sussurra conducendomi verso le scale.
Salgo a passi incerti. Jenna ha solo quattordici anni ed è più matura e responsabile di me. A volte la tratto come una sorella maggiore o perfino una madre. Riesco a sentire il tintinnio del vetro che sta raccogliendo mia sorella.
Scorro coi polpastrelli il muro del corridoio per avere stabilità ed entro in camera mia.
Mi sdraio sul letto con cautela, la testa dolorante. Massaggio con i polsi la fronte e piano piano mi abbandono al sonno.
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Ricorda che le rose hanno le spine
ChickLit[PROSSIMAMENTE CARTACEO] 𝗦𝗲 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻𝗲 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮𝗻𝗼 𝘀𝗰𝗼𝗻𝗻𝗲𝘀𝘀𝗲 è 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵é 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 è 𝗶𝗻 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗮 𝗿𝗲𝘃𝗶𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 Dopo la tragica morte della sua ragazza, Dustin non è più lo stesso. Le immagini...