Capitolo 21

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Dopo molto tempo ritorno nel campo da lacrosse. Il coach ha lasciato che giocassi questa partita e io l'ho ringraziato così tanto da metterlo in imbarazzo.
Mi sono ripreso e sono in grado di giocare.
L'unico aspetto negativo è che Jackson è il capitano, colui che dovrebbe guidare la squadra di cui anch'io faccio parte. Quel bastardo mi guarda costantemente con superiorità, non riesco a sopportarlo. Mi manca tanto così dall'alzarmi dalla panchina e dargli un pugno... ma non posso mettermi in cattiva luce facendo scenate o il coach mi butterebbe fuori dalla squadra senza pensarci due volte.
Devo limitarmi a guardarlo da seduto, dal basso. Picchietto col tallone a terra, teso e pieno di adrenalina. Il posto da capitano appartiene a me.

L'allenatore ci incita ad andare. Impugno la racchetta e mi accodo agli altri, ma una mano mi blocca e mi trascina in disparte. Mi trovo a un palmo dalla faccia di Jackson e il suo solito sguardo dominante. Serro con forza la mascella.
-Niente scenate, Taylor-
-Fanculo- ringhio a denti stretti. Mostro le zanne, già insanguinate da tutte le altre prede da me sviscerate in precedenza. La battuta di caccia solitaria è qualcosa che mi concedo di tanto in tanto, mirando alle prede scontrose; quelle da eliminare. Il mio metodo è sempre lo stesso: fingermi debole e indifeso così che la preda abbassi la guardia. Poi la blocco in se stessa, facendola sentire convinta e sicura di sé. E infine le salto alla gola.
-Vedo che non ti è bastata la lezione dell'altra volta- mi provoca alludendo alla sera in cui i suoi tirapiedi mi hanno picchiato come ripicca di ciò che è accaduto alla festa delle cheerleader.
Continua alzando un lato della bocca:- Mi stupisce il fatto che tu non lo abbia detto a nessuno-
Cerco di rimanere impassibile. Probabilmente voleva essere partecipe di una mia reazione esplosiva, non ottenendola se ne va insoddisfatto. Alzo con disprezzo il labbro superiore verso il numero 34.
Mi metto il casco e raggiungo i miei compagni.

Guardiamo le cheerleader fare la loro esibizione. Ogni volta mi provoca nostalgia, non poterla abbracciare dopo la partita è un dolore straziante.
-Guarda chi c'è lì!- Tyler si avvicina indicando la tribuna. Urla quella frase per sovrastare la confusione generale.
Guardo anch'io. Ancora lei?
Riesco a notare Kate tra il pubblico. È palese che si sente fuori luogo, come un pesce fuor d'acqua. Non si integra con le altre persone sugli spalti. Quando i nostri occhi si attraggono abbasso la testa.
No no no, niente sguardi strani ad altre ragazze.

Il sole del primo pomeriggio illumina il campo da gioco. Quella stupenda distesa d'erba verde brillante, dove non penso a nient'altro se non al lacrosse. Il lacrosse è il mio modo di evadere dalla realtà e dai problemi. Mi concentro solo sulla partita e dimentico quello che mi circonda.
Gli applausi ci avvolgono, gli Edison Eagles con le loro maglie rosse sono già schierati.
Il nostro solito ululato iniziale riecheggia nel campo. Rodriguez si allontana dal gruppo e va a stringere la mano al capitano avversario.
Inizia la partita.
Tyler prende la palla con la racchetta e con un paio di gesti veloci me la passa. La prendo al volo, perfettamente sincronizzato con la traiettoria e con la velocità del lancio. Corro in avanti e con un tiro secco segno. Che soddisfazione. Ritorno indietro per prepararmi all'imminente lancio avversario.

Nessuno muove un muscolo. La partita è stata fermata. Anche la tribuna si zittisce. Che succede?
Vedo due giocatori con la maglia dei WOLVES scontrarsi strattonandosi. Ma che cazzo fanno?! Abbiamo avuto alti e bassi nella squadra, specialmente a causa di Jackson, ma queste cose non sono mai capitate. Raggiungo il punto dello scontro. Ethan e Rodriguez si strattonano a vicenda, tirando fuori le peggio parole. C'è chi cerca di fermarli, ma viene allontanato. Lo scontro si fa più acceso. Mi tolgo il casco per vedere meglio, cosa che non riesco a fare a causa delle persone accerchiate là attorno.
All'improvviso sento un urlo di dolore e un corpo cadere a terra. Mi faccio spazio tra i giocatori con un paio di spallate noncuranti. Ethan si tiene la gamba dolorante. Mi abbasso su di lui.
-Ethan! Ethan!-
Non controlla le grida isteriche dal dolore.
Ashley e il coach mi raggiungono e lo portano via.
Vedo un numero 34 andarsene via a passo spedito. Che bastardo! Non ha ferito me e quindi se l'è presa con il mio amico.
I miei palmi spingono la sua schiena con forza, facendolo cadere. Lui si rialza subito e con inaspettata velocità mi colpisce. Non tardo a rispondere. Le risse sono così, le dai e le prendi, ma se è per il branco allora ne vale la pena. Vengo allontanato dalle forti braccia di Aaron. Mi dimeno cercando di liberarmi dalla presa.
Mi porta in spogliatoio e mi fa notare le ferite. Ero così coinvolto da non essermene accorto.
Se ne va.
Anche Lily odiava quando mi riducevo così: io mi odio per essermi ridotto così. Ripeto a me stesso che ne valeva la pena. Gli altri se ne sono direttamente andati via e gli spalti si sono svuotati in un attimo, la partita verrà rinviata.

Alzo la testa appena sento la porta aprirsi. Non mi giro, non ha importanza.
Sento una voce familiare chiamarmi, la riconosco.
-Non lo sai che questo è lo spogliatoio dei WOLVES?- borbotto.

Ricorda che le rose hanno le spineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora