16. Quando cade la neve

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Lily

Alla fine ha nevicato davvero. La mattina dopo la partita il castello si è svegliato coperto da un lenzuolo gelido, in lontananza il fumo saliva alto dai comignoli delle piccole case di Hogsmead come in una fiaba sussurrata dalle labbra di una madre.

Una fiaba diventata realtà, questo sarebbe il modo migliore con cui potrei sintetizzare la mia vita. La magia che scorre intorno ad Hogwarts mi affascina ancora dopo sei anni e il fatto che Alice non la trovi poi così speciale mi disturba alquanto: per lei, come per le altre compagne, sembra tutto così normale essendo cresciute fra le meraviglie che una bacchetta può fare, che noi possiamo fare.

Eppure ogni fiaba che si rispetti ha sempre un antagonista da combattere: che sia un drago o uno stregone malvagio, questo vuole sempre portare via la felicità che l’eroe prova a costruirsi senza infastidire nessuno. Ma il male è sempre pronto dietro l’angolo aspettando il primo passo falso del protagonista. Severus mi aspetta, le mani poggiate sulla ringhiera dalla torre di astronomia e il vento fra i capelli scuri, non appena sente i miei passi si
volta verso di me; un sorriso triste gli riempie le labbra

«Sono felice che tu sia venuta… non ero sicuro che lo avresti fatto».

«Ho pensato che sarebbe stata la cosa giusta da fare, per questo sono qui. Non ti ho nemmeno lasciato parlare
l’ultima volta e mi dispiace, tutti dovrebbero avere la possibilità di scusarsi.»

Non penso che Severus sia l’antagonista della mia fiaba, d’altronde non trovo nemmeno corretto ridurre la mia vita ad un mare di stereotipi forzati. Ognuno di noi è molto più del ruolo che interpreta, più di quel che mostra agli altri. Eppure non ho intenzione di fare un ulteriore passo verso di lui: sento come se l’oscurità dei suoi occhi potesse assorbirmi completamente nel caso mi avvicinassi ancora.

«Voglio… voglio che tutto torni come prima. Ho sbagliato, lo ammetto. Tu sei più importante del mio stupido orgoglio.» Nemmeno lui si avvicina, resta fermo sul posto, le dita delle mani che si attorcigliano furiosamente. Nonostante la sincerità che trapela da tutta la sua figura, le sue parole mi scivolano semplicemente di dosso. Alcune cose non torneranno mai al loro posto, non importa quanto tempo perdi a incastrarle al meglio fra di loro. Sospiro pesantemente cercando di riflettere, poi eccola la luce che illumina tutto facendo sembrare i miei pensieri così chiari: c’è solo una cosa che voglio sentirgli dire, poi potrà tornerà tutto come prima. Magari non proprio tutto, ma la gran parte.

«Smetti di passare il tuo tempo insieme a quei mostri, studiando incantesimi oscuri e ti prometto che farò del mio meglio per dimenticare.» Mentre salivo le scale di pietra con solo la luna a farmi compagnia nel cielo scuro, non pensavo che sarei riuscita a parlargli mantenendo la voce ferma, eppure ora le parole escono così limpide dalle mie labbra: nessuna sbavatura a nasconderne il significato.
Lui non risponde, probabilmente mentirmi sarebbe troppo difficile, oppure persino lui lo reputa sbagliato in questo momento.

Ormai ho riconosciuto il mio drago da combattere e non ha le sembianze di Severus e nemmeno di Rosier: un’idea non ha un ha un volto eppure è così potente da riuscire a raccogliere sotto di sé centinaia di uomini pronti a morire pur di portarla avanti.

Dicono che sei finalmente cresciuto quando riesci a comprendere e a provare empatia per i cattivi delle fiabe che leggevi da piccolo. Evidentemente diciassette anni non bastano per essere definiti grandi e forse, se quella è la verità, non ne basteranno nemmeno altri cento.

***

Margaret

Mr. Stephen cammina avanti e indietro per la grande aula di difesa contro le arti oscure, ci scruta attentamente con i suoi occhietti acquosi mentre tiene le mani strette dietro la schiena; emette un grosso sospiro afflitto prima di iniziare a parlare  «Il mistero mi impone di insegnarvi l’incanto patronus giunti a questo punto dell’anno scolastico – un altro sospiro lascia le sue labbra – personalmente non mi reputo esattamente un amante di questo incantesimo, nonostante la sua grande utilità.» dice, il tono della voce grave come al suo solito. Grace sbuffa al mio fianco «Chi lo avrebbe mai detto…» sussurra, un mezzo sorriso gli si dipinge sulle labbra, apre nuovamente le labbra prima che io la anticipi.

Just Another Possibilty// Marauders EraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora