1. Ricordi e Tradizioni

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Domenica 5 Settembre 1976, 16:37.

Lo vedo a circa una decina di metri da me: I capelli neri spettinati, come al suo solito. Pensandoci non credo di averlo mai visto con i capelli ordinati. Ma nulla in confronto a quelli di Potter. Se non altro a quello che una volta era mio fratello stanno bene... A lui è sempre stato bene tutto. Dal muro dove sono poggiato non mi vede: o almeno finge di non vedermi.

-Lasciami!

Un urlo fin troppo famigliare mi giunse alle orecchie. Capitava spesso ultimamente, anche più del solito. Mi rigirai nel letto, soffocando le orecchie nel cuscino.

La folla apre un varco per farli passare. Qualcuno bisbiglia sulla faccende di quest'estate. Sirius fa un piccolo inchino –Lieto di essere sempre nei vostri pensieri,- ammicca ad un gruppo di studentesse poco alla mia sinistra. Dopo di che sembra deciso a continuare la sua entrata trionfale, con il braccio di Potter intorno alle spalle.

Un altro grido, questa volta di dolore puro. Serrai i denti e sentii le mie labbra stringersi fra di loro, gli occhi inumidirsi. Chissà cosa avrà fatto questa volta... Giusto, Non è mai colpa sua. Non è lui che tenta in tutti i modi di farci vedere quanto siamo inferiori. Non è nemmeno lui che si vanta ad alta voce delle sue conquiste tra i babbani, come non è lui a guardare con disprezzo ogni persona che porta una cravatta verde-argento. Lo odio così tanto... Ma allora perché ad ogni grido proveniente da sotto sento dolore anche io?

Eppure non c'è modo in cui io possa sfuggire al suo sguardo. Riesco a percepire l'esatto millesimo di secondo in cui entro nel suo campo visivo: Il suo sorriso svanisce, non c'è più nessuna traccia di ilarità nel suo volto. Nemmeno un vago ricordo del sorrisetto che poco prima ospitava le sue labbra. La mano di Lupin si serra intorno al suo polso. Sorrido involontariamente.

Uno schianto improvviso provenne da sotto. Raccolsi la forza che mi rimaneva insieme alla bacchetta e scesi le scale lentamente, la paura di vedere ciò che mi attendeva sotto mi attanagliò le viscere. Sentii il sapore del sangue in bocca, mi passai la lingua sul labbro inferiore: si era spaccato. Ma non fu l'unica cosa a rompersi quella sera d'agosto.

Sirius si agita e Lupin fatica a tenerlo. Me ne rendo conto solo dal modo in cui mi sta guardando. Questo è il nostro più grande problema: ci conosciamo troppo bene. –Come va fratellino? 

-Non sono tuo fratello.- Replico pacato, non riesce più a farmi innervosire come una volta. No, non ha più questo potere su di me.

La scala era finita, era ora di alzare la testa e accettare la realtà. Ebbi una sorpresa: per un attimo mi rallegrai. Sirius era ancora in piedi. Voltai la testa verso destra, proprio sotto il grande arazzo con l'albero genealogico, mio padre accasciato a terra cercava di recuperare la sua becchetta decisamente troppo lontana. Sirius, con un espressione folle in volta chiedeva come ci si sentiva essere dall'altra parte. Alzai d'istinto la bacchetta, puntandola contro mio fratello, che con una ferita aperta sul braccio, un occhio livido e il naso sanguinante sembrava sul punto di... Non volli neanche pensarci. Un mugolio lasciò le mie labbra –Sir...

-Forse mammina non te l'ha spiegato...-

-Non chiamarla in quel modo!- alzo leggermente la voce. Sta vincendo di nuovo, alla fine vince sempre lui. –Non mi interrompere!- continua imperterrito - A casa non lo dicono più che bisogna parlare solo al momento opportuno? O forse dopo tutto quelle...- Gli si incrina la voce. So bene a cosa si riferisce: parla di tutte le sberle prese per aver interrotto qualcuno mentre parlava. Qualche volta anche, solamente, perché era lui a parlare. –Non è che se mi annerite da un cazzo di arazzo allora, io e te, non abbiamo più lo stesso sangue!

Just Another Possibilty// Marauders EraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora