Aprì gli occhi.
Aveva freddo, aveva male al petto. Era solo.
Insopportabile.
Insopportabile.
Insopportabile.
Si chiese cosa volesse dire insopportabile, la stella gli rispose di pensare a una vita senza di lei.
Insopportabile.
Voleva morire, il senso di colpa lo stava distruggendo. Provò una strana sensazione alle mani che gli fece abbassare lo sguardo. Si guardò le dita che, inspiegabilmente, si erano fatte più chiare, quasi aranciate, poi giallognole. Le mani quasi congelate ritrovarono un po' di mobilità. Un pizzicore inizialmente fastidioso divenne piacevole, sempre più piacevole, ancora più piacevole. Qualcosa brillava.
Aveva freddo, aveva male al petto, era solo.
I piedi si erano acquietati in un contorno terroso leggermente rialzato a causa del peso. Il suolo era morbido e inspiegabilmente tiepido. Puntò lo sguardo sui piedi sporchi e risalì lentamente la corrente di luce arancione. Era spaventato, la stella lo invitò a non demordere. Non gli disse che lei era più spaventata di lui. Era giunto il momento. Tutto si sarebbe deciso lì, in quell'istante: il destino, il futuro, la ragione, tutto il resto.
L'uomo proseguì e, colpito da un improvviso dolore, serrò gli occhi, girò la testa di scatto e si fece indietro, coprendosi con le mani tagliuzzate. Bruciava da morire. Si fece spiegare cosa volesse dire "bruciare" e capì che il mondo fosse pieno di cose dolorose. Una smorfia triste, una lacrima per calmare le fiamme dietro le palpebre, un sospiro. Un lunghissimo sospiro.
Aveva freddo, aveva male al petto, gli bruciavano gli occhi. Era stanco. Era solo.
Si fece coraggio per intercessione della guida e osservò un punto casuale sullo sfondo nero. Socchiuse la bocca quando si rese conto che non fosse così scuro. Era rischiarato da qualcosa di più forte della luce della luna, di più forte delle sfere di luce bianca, di più forte della stella. Si guardò intorno senza incrociare lo sguardo con quel qualcosa. Desiderio di conoscenza e paura del dolore cozzarono nella sua anima.
Un tintinnio silenzioso. Constatò che le lucciole bianche non ricoprissero tutto quanto come avevano fatto fin lì. Era come se fossero spaventate da qualcosa. Sostavano a mezz'aria formando un cerchio perfettamente definito, isolandolo al centro dello stesso. Sembravano sparlare di lui.
Era ancora più solo.
Capì di non poter continuare a indugiare e la stella lo appoggiò. Gli ordinò di guardare la fonte di luce e pizzicore alle dita.
Obbedì.
Rimase a bocca aperta, serrò le palpebre e le riaprì con molta calma, puntando sulla lacrimazione come deterrente al dolore. Non lo sopportava, ma sopportò. Doveva obbedire alla stella, era l'unica cosa che sapeva. Un corpo colorato si muoveva leggiadro, ancora più stagliato sulla superficie rispetto alle sfere di energia che lo avevano accompagnato e che ora, come prima, sparlavano di lui ai lati del cerchio da loro creato. Ma, al contrario di queste, si muoveva molto più velocemente. Con molta foga, con tanta rabbia, con troppo amore. Non sapeva ancora bene cosa significasse amore, se lo fece rispiegare.
Troppo difficile.
La stella lo invitò ad avvicinarsi.
Obbedì.
Il pizzicore aumentò di intensità disegnando una smorfia sul viso pallido. Non ci diede troppo peso per lo spettacolo che gli si parò davanti. Non comprese come non se ne fosse accorto subito. Quel corpo arancione, giallo, ora rosso, poi di nuovo arancione, colorava tutto. Il nero era stato sconfitto. Sorrise.
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La bellezza del peccato
NouvellesAntropo non desidera altro che far vivere i propri figli prediletti, gli uomini condannati all'estinzione. Non vuole altro, perché nonostante vivano nel peccato li ama. In fondo, è loro padre. Un giorno, Antropo viene convocato dalla Madre, la divi...