CAPITOLO TRE

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Le giornate trascorsero portando con sé gli ultimi tepori estivi.

Gli studenti erano impegnati nel seguire i gravosi programmi previsti per il superamento delle materie del corso, alcune anche sperimentali, propedeutiche per il proseguimento degli studi universitari.

Era ormai trascorso un mese dall'inizio dell'anno scolastico e le matricole della sezione quattro dovettero affrontare la prima verifica.

La professoressa di inglese li sottopose ad una prova molto difficile per testare le loro conoscenze, considerando che gli stessi erano provenienti da istituti diversi.

La prima parte constava in una serie di domande che riguardavano abitudini e preferenze personali a cui si doveva rispondere a ruota libera; nella seconda parte veniva riportato un testo di un autore madrelingua relativamente al quale veniva chiesto di redigere un sunto, dimostrando dunque abilità di comprensione e di scrittura.

Tadashi piombò nel panico: lui e le lingue straniere viaggiavano in binari paralleli. Bisbigliando, chiese aiuto al suo best friend, il quale scosse la testa impossibilitato dalla difficoltà dell'elaborato.

Una settimana dopo la prof. consegnò ad uno ad uno il test corretto con il relativo punteggio. Prima di distribuire i compiti fece un discorso corale laddove evidenziò le gravi lacune dei propri studenti, seppur con qualche eccezione.

Kei fu chiamato in cattedra dall'insegnante.

"Tsukishima, ben fatto! Ottimo lavoro!" la prof. si congratulò pubblicamente per il buon operato ed il ragazzo istintivamente sorrise con fierezza lanciando uno sguardo in direzione di Hirose, seduta nelle vicinanze, la quale non contraccambiò il suo, fingendo di consultare il libro di testo.

"Hirose, vieni qui!" fu la volta della studentessa che arrivò in cattedra incrociandosi con l'atleta, di ritorno al suo banco "Hirose, eccellente, davvero un lavoro eccellente! Sei andata oltre a quanto richiesto, commentando l'autore. Hai perfino corretto alcuni errori di stampa presenti nel testo originale. Bravissima, continua così!"

La fanciulla fu soddisfatta del risultato, ma tornando a posto, sentì come un magone pervaderla.

Aveva battuto sonoramente Tsukishima al primo round; avrebbe dovuto gongolare per l'esito favorevole della prova e invece si dispiacque per il degenerarsi della situazione. Amabile di natura, ripicche ed astio non facevano parte della sua indole.

Ma Kei l'aveva ferita profondamente con quella affermazione: semmai un giorno il pallavolista biondo l'avesse avvicinata per porgerle le scuse, queste non sarebbero state bastevoli; lei pretendeva di più, che si ricredesse sulla sua musica.

Si impose mentalmente di non ritornare più sull'argomento; era stata bistrattata pubblicamente e gliela doveva far pagare a tutti i costi.

A fine giornata, i due contendenti si ritrovarono nei pressi degli armadietti scolastici.

Lucy affondò il coltello nella piaga, sfoderando un perfetto accento english:

"Next time you'll do better!" (*)

Il biondo non rispose alla provocazione e, trovandola parecchio irritante, se ne andò via, lasciandola in asso.

Le settimane si susseguirono e gli studenti dovettero affrontare parecchie prove. Tsukishima decise di intensificare gli studi protraendoli fino a tarda sera, intenzionato a vincere la sfida.

In passato era capitato che si adagiasse sugli allori; la sua nomea di studente modello a volte soggiogava i prof. che evitavano di interrogarlo, sicuri del suo grado di preparazione. Così di tanto in tanto si soffermava meno sui libri scolastici, dedicandosi a delle letture per lui più stimolanti, preferibilmente riviste sportive o scientifiche.

Abituato a primeggiare, aveva sperato che tale idillio si perpetuasse negli anni avvenire.

I suoi piani furono sconquassati dalla presenza di quella ragazza dall'acconciatura selvaggia, così invadente, ma anche così briosa, vitale e soprattutto brillante negli studi: caratteristiche tutte che gli davano sui nervi.

Per quanto si poté impegnare, la sua rivale riusciva nella migliore delle ipotesi a pareggiarlo nei test ed interrogazioni per poi staccarlo di misura nelle lingue straniere.

(*) traduzione: la prossima volta farai meglio.

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