CAPITOLO TREDICI BIS - IL MISTERO DEL PORTACHIAVI DI KEI TSUKISHIMA

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Kei Tsukishima era morbosamente affezionato a quel portachiavi, ricevuto in dono dal padre quando era piccolino. Da molti anni la figura paterna era assente nella sua vita. I ciondoli a forma di luna e stella simboleggiavano il rapporto indissolubile tra padre e figlio, riallacciandosi in senso figurativo all' etimologia del loro cognome (Tsuki significa luna in giapponese).

Tsukishima lo portava sempre con sé: era un modo come sentire il suo papà vicino. A volte, nei momenti di smarrimento o di sconforto, lo tirava fuori dalla tasca osservandolo a lungo e stringendolo forte a sé per ritrovare la forza interiore.

Il piccolo ciondolo a forma di pallone da pallavolo che aveva attaccato al portachiavi glielo aveva regalato suo fratello maggiore, il quale durante le medie era stato un promettente asso della squadra di volley. Nel periodo liceale, la sua carriera sportiva si interruppe bruscamente: frequentò anche lui la scuola superiore Karasuno entrando in squadra, ma non ebbe mai la possibilità di giocare una partita, surclassato da giocatori più talentuosi.

Malgrado tutto, per non arrecare dispiacere al fratellino, si finse per lungo tempo titolare in carica, fino a che la bugia non venne a galla.

Il bimbo, che lo considerava "il suo unico eroe", si sentì profondamente tradito. Osservando il patimento e la profonda frustrazione del fratello per la mancata realizzazione del suo sogno sportivo, il piccolo Kei si promise di soffocare le proprie passioni sul nascere, preferendo vivere la sua quotidianità in modo distaccato, onde evitare cocenti delusioni.

Solo grazie all'incontro con la co-protagonista, ragazza estroversa, genuina e passionale, astro nascente musicale, e allo scontro con il capitano della Shiratorizawa, campione della nazionale giovanile giapponese under 19, Wakatoshi Ushijima, la passione, un tempo sopita, riaffiorò conducendolo, in amore, ad uscire piano piano dal guscio affidandosi finalmente a qualcuno e, nello sport, a lottare fino alla fine su ogni palla, anche impossibile, riconoscendo i propri limiti e dando il massimo a prescindere dal risultato finale.

La passione ritrovata mista alla "ragione" si rivelarono determinanti per la vittoria della propria squadra che poté accedere al torneo nazionale.

NOTE DELL'AUTRICE

Salve a tutti !

Volevo ringraziarvi per la pazienza di esser giunti fino a questo punto.

Non sono una scrittrice, pur tuttavia ho voluto mettermi in gioco in questa challenge affrontando comunque un tema "semplice" come l' amore adolescenziale, incuriosita da questo biondo pallavolista con gli occhiali sportivi, il quale continua a giocare malgrado il grave infortunio subito alla mano destra. Ho scelto definitivamente questo personaggio quando mi è stata fornita un'ulteriore picture che lo ritraeva nella quotidianità con le sue inseparabili cuffie per musica.

Sono rimasta affascinata da questo ragazzo che ho immaginato introverso, taciturno e con un vissuto infantile traumatico che ricomincia piano piano ad appassionarsi alla vita grazie alla sua amata.

Egli, ritrovando l'orgoglio sopito, trova la forza di lottare fino a sconfiggere il grande campione ricorrendo alle sue migliori doti: la prestanza fisica e la ragione. Ragione che comunque non lo abbandonerà mai, farà sempre parte di sé.

Non voglio dirvi altro per non condizionarvi: sono convinta che è diritto del lettore leggere quello che vuole. Solo vorrei precisare che il racconto è parecchio autobiografico, per cui, ve la dirò alla Tsukishima, andateci piano !

Sto scherzando ovviamente, anzi aspetto le vostre numerose recensioni alla quale sarò ben lieta di rispondere !

Alla prossima con i nostri due beniamini....... (working progress).

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