CAPITOLO QUATTRO

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Tsukishima e Yamaguchi dovettero faticare non poco per entrare a far parte della squadra di pallavolo, scontrandosi sin da subito con delle nuove matricole inaspettatamente talentuose. Kei ottenne la maglia a grazie alla sua notevole altezza ed abilità a muro. Dopo i consueti allenamenti, i due atleti uscirono dagli spogliatoi del club sportivo per rincasare.

Ad un certo punto Tadashi dovette accomiatarsi dall'amico per sottoporsi ad una seduta suppletiva di allenamento.

Il lentigginoso era stato l'unico primino a non essere stato selezionato come titolare e, rammaricato, aveva chiesto al suo abile mentore, ex pinch server (*) della Karasuno, di insegnargli la perfetta esecuzione di servizi flottanti ad effetto in modo da avere anche lui maggiori chance di gioco e di riscatto.

Tsukishima proseguì la strada da solo, rimuginando su quella stupida scommessa. Quella ragazza, la sua insolenza, la sua impudenza, la sua caparbietà....... non riusciva a togliersela dalla testa.

"Hirose, che gran scocciatura!" disse a voce alta.

" Se la morde una vipera, il rettile muore!"

Vincere per lui era un bisogno basilare, ma stavolta la sua straordinaria sicurezza di eccellere, almeno negli studi, iniziò a vacillare. Riconobbe di aver fatto una serie di imperdonabili errori di valutazione; in primis aveva accettato quella sfida con estrema leggerezza, giudicando la sua avversaria in modo frettoloso e superficiale, ritenendola un obiettivo facile da asfaltare.

Inoltre si era iscritto al club di pallavolo, scansando altre ben più noiose attività extrascolastiche, credendo di doversi impegnare solo sporadicamente, in modo da non sottrarre troppo tempo ai suoi preziosi studi.

Sin da piccolo aveva intrapreso questo sport con l'intento di seguire le orme di suo fratello maggiore, promettente asso, per il quale nutriva profonda ammirazione.

Nel tempo aveva imparato a prendere le distanze da tutto ciò che lo appassionava compresa la volley.

Prima di iscriversi al club, aveva appreso che la squadra, un tempo colosso temibile, ora vigeva in uno stato di decadenza. Venivano appellati da tifosi ed avversari come " corvi caduti" oppure "corvi che non volano" (**)

Pertanto aveva programmato di presenziare saltuariamente agli allenamenti, prevedendo di disputare qualche partitella convinto che sarebbero stati facilmente eliminati durante i primi gironi.

Pensò che, una volta in squadra, la sua notevole prestanza fisica mista al suo modo di "ragionare" in campo potesse essere sufficiente per ritagliarsi un ruolo da titolare, ipotizzando di stare una spanna sopra gli altri primini; la superbia lo indusse a credere che contando sulle sue attuali capacità, avrebbe potuto sovrastare agevolmente persino i giocatori più veterani.

Sin dai primi allenamenti dovette sbattere il grugno con una realtà diametralmente opposta da quella congetturata: ammise, ma solo a sé stesso, che tutti i suoi compagni di squadra fossero dei talenti, ognuno a modo loro, e che tanto doveva faticare per seguirne la scia.

Oltretutto la squadra ingaggiò un nuovo coach, ex palleggiatore, il quale, comprendendone le potenzialità, rafforzata grazie all'ingresso di questi esuberanti primini, si convinse che, intensificando gli allenamenti, avrebbe avuto ottime possibilità di arrivare con loro alle nazionali interliceali.

Kei ormai aveva preso l'impegno con il club: ritirarsi ora non aveva alcun senso anche perché avrebbe dovuto frequentare obbligatoriamente un'altra attività extrascolastica; il minor tempo dedicato allo studio iniziò ad inficiare i suoi rendimenti scolastici.

Proseguendo il cammino assorto nei suoi pensieri contorti, giunse in un quartiere più lontano rispetto al suo. Fece per tornare indietro quando udì un assolo di chitarra così intenso che per un attimo lo catturò.

Decise senza alcun indugio di curiosare non appena notò quella vecchia enduro, che gli era già familiare, parcheggiata nei paraggi di uno scantinato.

Si accovacciò in prossimità della finestra posizionata raso terra e vide lei, Lucy Hirose, la quale era impegnata nel correggere alcuni spartiti posizionati su di un leggìo.

Tsukishima rimase a lungo a fissare quei blue jeans così aderenti da delineare al millimetro forme sinuose ai suoi occhi sconosciute.

Dopo poco si accorse che con lei c'era quel tipaccio dalla testa rasata che di frequente soleva accompagnarla a scuola il quale, seduto su di uno sgabello, imbracciando una chitarra elettrica, stava suonando ripetutamente lo stesso riff udito prima.

Ad un tratto il chitarrista si fermò e con fare confidenziale, si avvicinò alla ragazza cingendole la vita e poggiandole il mento sulla spalla; poi entrambi risero.

Turbato dalla complicità creatasi fra i due, si defilò affrettandosi verso casa con passo falcato.


(*) pinch server: è un giocatore che è specializzato nei servizi.

(**) Karasuno in giapponese "Karasu" significa corvo

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