CAPITOLO NOVE

19 2 0
                                    

E venne il grande giorno. Gli atleti arrivarono puntuali al palazzetto dello sport di Sendai tesi come una corda di violino. Era da tanti anni che la Karasuno non disputava una finale di prefettura ed i pallavolisti erano ben motivati a vincere, soprattutto i ragazzi del terzo anno: quella era la loro ultima chance (*) di arrivare alle nazionali e non avevano alcuna intenzione di sprecarla.

Gli spalti erano già gremiti per lo più da allievi appartenenti ad entrambi i licei; TV ed una folta schiera di giornalisti erano presenti all'evento rendendo i pallavolisti in divisa nera con contrasti arancio ancor più nervosi del solito.

Sebbene la tifoseria della Shiratorizawa fosse ben organizzata con tanto di battitori di tamburi e cheerleaders, fu un sollievo per i ragazzi del Karasuno poter disputare una partita così cruciale contando sul supporto morale degli studenti del proprio liceo.

Tsukishima non era abituato a stare al centro dell'attenzione; benché avesse chiesto a suo fratello di non assistere alla partita, aveva come la sensazione di sentire i suoi occhi puntati addosso.
Scrutò velocemente il pubblico alla ricerca di Lucy e, non vedendola, fece un lungo sospiro cercando di trovare la giusta concentrazione.

Malgrado il ragazzo non fosse particolarmente agitato rispetto ai suoi compagni di squadra, era comunque assorto, simulando nella sua mente le possibili soluzioni per bloccare le potentissime schiacciate del portentoso Wakatoshi Ushijima, soprannominato "Ushiwaka", studente di terzo anno, capitano della squadra avversaria, nonché asso indiscusso di tutta la prefettura.

L'impresa, per quanto titanica, aveva un non sò che di incredibile: tra pochi minuti avrebbe dovuto affrontare sul campo un talento unico per essere appena un liceale, già convocato a pieno titolo nella squadra nazionale giapponese, le cui caratteristiche di gioco le aveva apprese studiando svariati articoli di riviste specializzate di volley a lui dedicati.

Era un atleta molto possente, esperto, formidabile nei servizi le cui schiacciate erano imprendibili e, cosa da non sottovalutare, mancino, capace dunque di imprimere alla palla rotazioni differenti rispetto ai giocatori sin qui affrontati.

Tsukishima era esattamente il suo opposto sia in termini di corporatura; longilineo, fisico tonico, mingherlino, sia in termini di esperienza e tempo dedicato alla pallavolo, considerato che, fino a non molto tempo fa, lo sport era solo un passatempo per lui. Malgrado ciò era convinto di poter murare qualcuna delle sue schiacciate.

In quel momento Lucy era già nel garage di casa sua, adibito a sala prove, con tutti i componenti della band. Seduta da un paio d'ore su di uno sgabello, imbracciando una vecchia chitarra acustica, accennava qualche accordo staccando frequentemente lo sguardo da quel mucchio di spartiti gettati confusamente sulla moquette per fissare le lancette di un vecchio orologio di metallo arrugginito, appeso alla parete e mai spolverato.

George si accorse che c'era qualcosa che la turbava: cantava meccanicamente, prestando poca attenzione alle correzioni che erano state via via decise nelle sessioni precedenti. I musicisti, già parecchio tesi per l'evento, incominciarono a perdere la pazienza: il culmine si raggiunse quando Lucy sbagliò in più punti l'ingresso vocale facendo infuriare il bassista che si sentì oltraggiato per l'insufficienza dell'esecuzione, giacché era stato lui il compositore del brano. Anche George, concentrandosi sulla performance della sorellina, finì per saltare alcune partiture, eseguendo per giunta l'assolo in modo improvvisato.

"Lucy, ma quante volte te lo devo dire? Devi entrare sul SI minore! E poi l'inciso alla fine lo devi ripetere due volte, non lo chiudere subito!" rimproveri e raccomandazioni che un tempo l'avrebbero infastidita non poco, ora li sentiva scivolare via, assentandosi da ciò che le stava accadendo attorno.

My AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora