CAPITOLO CINQUE

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In quel tardo pomeriggio di fine quadrimestre Lucy uscì dal liceo Karasuno alquanto provata: la giornata era stata interminabile; l'ennesimo compito in classe, ore ed ore di lezioni in più l'incontro al club delle arti musicali.

Di solito quando si trattava di far musica non si tirava indietro, ma con il concerto alle porte, avrebbe preferito dedicare quelle ore nel perfezionare i brani in scaletta con la sua band piuttosto che sottoporsi ad una infruttuosa jam session (*).

Il cielo stava per imbrunire e di George nessuna traccia. Tirò fuori il cellulare dalla tasca del cappotto per chiamarlo, ma si accorse di aver ricevuto un SMS in cui la avvisava che non sarebbe potuto passare a prenderla causa un imprevisto improcrastinabile.

Lucy non se la bevve, sicura che il ragazzo le avesse accollato un pacco bello e buono.

"Chissà che sta facendo quel cretino di una crapa pelata! Di punto in bianco se esce fuori con un impegno! E si sta facendo buio!"

Sconsolata, con zaino e chitarra in spalla, si incamminò con aria mesta, prendendo a calci un sassolino, inanimata vittima della tensione accumulata.

Gli ultimi accadimenti generarono in lei una certa frustrazione: mancava davvero poco a quella esibizione ed il brano che doveva fare da opening era ancora incompleto; la partitura era pronta da mesi, il motivo era coinvolgente, ritmato e per nulla scontato, tuttavia era ancora privo di un testo che fosse all'altezza della composizione musicale.

La band era solita affidarle la stesura dei brani riconoscendone il talento; capitava che la cantante scrivesse di getto in base al suo stato emozionale o ad un evento di vita quotidiana. In quel momento la sua mente era svuotata e l'incapacità di portare a termine il lavoro assegnatole la fece sentire ancor più responsabile del fermo musicale.

Inoltre a scuola le cose erano degenerate: la sfida con Tsukishima volgeva nettamente a suo favore, ma il suo accanimento competitivo l'aveva resa antipatica, a tratti insopportabile al punto da essere stata presto estraniata dalla classe.

Si ritrovò suo malgrado nei pressi della palestra di volley: le luci erano ancora accese ed incuriosita, si avvicinò per spiare gli allenamenti.

Le finestre erano posizionate molto in alto, ciò nonostante per la ragazza raggiungerle fu un gioco da ragazzi, abituata fin da piccola ad arrampicarsi sugli alberi. Poggiò a terra lo zaino e la custodia della chitarra e, aggrappandosi alle inferriate, si inerpicò.

Hirose non era un' esperta di volley, ma dal modo in cui erano disposti in campo e dalle pettorine di colore diverso, desunse che stavano disputando una intensa partita, seppur di allenamento. Si accorse di Yamaguchi che non era in campo, ma vicino ad un tabellone intento a segnare il punteggio; Tsukishima lo individuò di spalle nei pressi della rete.

Sicura di non essere notata, restò qualche minuto a curiosare aggrappata alle grate di ferro, proponendosi di rimanere in quella posizione fino a che non si fosse sfiancata.

Assistendo a quei pochi scambi, si emozionò nel vedere Kei esprimere sul campo la sua particolare personalità: apparentemente calmo e disteso, i suoi movimenti non erano casuali o scoordinati; egli rimaneva concentrato sulle azioni per poi intervenire con sicurezza, murando a rete l'avversario o schiacciando il pallone con astuzia, restituendolo in punti scomodi.

Finalmente poté ammirare quelle sue gambe longilinee e quelle sue cosce muscolose quotidianamente celate dalla divisa scolastica; rimase colpita dalle sue grandi mani, con quelle dita affusolate cosi lunghe che sarebbero arrivate ovunque, fino a sfiorar le stelle, se solo Tsukishima avesse voluto.

<<One touch! One touch!>>

Lucy adorò il modo concitato in cui allertava i suoi alleati di aver toccato il pallone, come se volesse rassicurare le retrovie. A volte, nel pieno dell'azione, si premurava di voltarsi indietro in modo da controllare che tutto stesse andando per il meglio dietro di lui.

Rimase incantata osservandolo saltare tanto in alto: quel suo slancio elegante, quei suoi capelli biondi scompigliati dal gioco; per un attimo le sembrò di vedere un angelo che stesse spiccando il volo.

La ragazza non riuscì a resistere oltre abbarbicata in quel modo; saltò giù e si precipitò verso casa, contenta di aver tratto la giusta ispirazione.

(*) jam session: riunione di musicisti che si ritrovano per improvvisazioni musicali

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