Once upon a time...

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C'era una volta, un ragazzo che si chiamava Beomgyu; aveva una vita tranquilla e, soprattutto normale.
Viveva a Seoul, nella capitale della Corea del Sud e come tutti aveva degli amici, una famiglia e soprattutto, un fidanzato che amava.
Ma un giorno, le cose cambiarono:

Tutto a causa di una chiamata fatta dalla madre mentre si trovava fuori casa, la quale lo informava che suo zio era appena deceduto, mentre era di ritorno dal suo ultimo viaggio in Africa .
Ora Beomgyu, si ritrova a viaggiare su un treno da solo, diretto in un posto sperduto fra le montagne.

◇ ◇ ◇ ◇

Ebbene sì; quel ragazzo ero io e, non avevo alcuna intenzione di trattenermi a lungo in un posto del genere.

Perché fra tutti i suoi nipoti, proprio io dovevo andare a controllare le condizioni della proprietà?

Il paesaggio circostante, era degno di un film horror; quando scesi dal treno pioveva a dirotto, era notte fonda e c'era persino la nebbia; così fitta che si poteva tagliare con un coltello.
La stazione sembrava deserta; l'unico povero sventurato che, aveva deciso di uscire e neanche per sua volontà sicuramente ero io.

Aprii l'ombrellino, ma una folata di vento lo fece capovolgere e, mi bagnai da capo a piedi.

Bene, di male in peggio. Adesso per completare l'opera, ci manca solo un serial killer che sbuca dal cespuglio e mi farà fuori senza pensarci due volte; poi tanti cari saluti a Beomgyu..

<<Voglio tornare a casa..>> Dissi un po' ad alta voce.

<<Signorino, adesso andiamo a casa.>> Rispose all'improvviso un uomo dalla voce profonda; in un primo momento sobbalzai dallo spavento e, cacciai un urlo così forte che mi avrebbero sentito fino a Seoul.
Poi, notai una macchina nera e riconobbi il giovane autista che aveva assunto mio zio da un paio d'anni, prima della sua tragica fine.

No non hai capito, Namjoon; voglio andare a casa mia.

<<Prego...>> Disse di nuovo, aprendo la portiera della macchina; sospirai affranto e mi arresi all'idea di seguirlo anziché, restare in questo posto da brivido da solo.

<<Grazie signor Kim.>> Dissi educatamente; ma in risposta ricevetti soltanto uno sguardo offeso.

Complimenti, gli hai appena dato del vecchio. Avrà come minimo dieci anni in più di te.

<<Allora, com'è andato il viaggio?>> Mi domandò poco dopo.
<< É stato piuttosto faticoso.>> Gli risposi, guardando fuori dalla finestra; tutto quello che riuscivo a vedere, erano infinite distese d'alberi.

Come sono finito per diventare il vicino di casa di Heidi?
Rivoglio la mia città.
Rivoglio i miei amici e il mio ragazzo.

Dopo due ore in macchina, finalmente riuscii a scorgere la dimora del mio defunto zio; era immensa ed emanava un'aura a dir poco sinistra.

La casa della famiglia Addams in confronto, era più allegra.

Davanti al pesante cancello di ferro, scorsi le fattezze di una figura molto alta; in mano aveva l'ombrello e, sorreggeva una lanterna antica.

Non appena lo vide, Namjoon uscì dalla macchina e s'avvicinò scambiandoci due parole.
Dopo alcuni minuti, il cancello venne aperto e, in quel momento m'accorsi di aver appena visto il maggiordomo; anche lui era molto giovane.
A differenza di quello della famiglia Addams però, non mi suscitava inquietudine. Nonostante, sembrava lo stesso avere qualcosa di strano.

Mi salutò con un sorriso che, ricambiai incerto. La portiera dell'auto venne aperta di nuovo e, finalmente potei uscirne.

<<Stia sotto l'ombrello Signorino, altrimenti si bagna tutto.>> Disse il maggiordomo, porgendomi l'ombrello. Quando lo afferrai, sembrava davvero pesante.

Come faceva a tenerlo e, farlo sembrare l'oggetto più leggero del mondo?

Nel frattempo, tirò fuori il mazzo di chiavi della casa: erano un modello antiquato, di fattura artigianale. Ma la sua forma, era davvero singolare: ogni pezzo, assumeva alla fine la sagoma di un lupo. Inoltre, notai delle minuscole pietruzze blu e rosse incastonate negli occhi.

Affascinante.

Restai lì impalato, a fissarle per tutto il tempo; non riuscivo proprio a distogliere lo sguardo.
Mi sentivo attirato da quelle pietre come una calamita.

<<Signorino, la prego entri.>> Disse di nuovo il maggiordomo, facendomi tornare alla realtà.

<<Si, scusami...>> Risposi, sbattendo più volte le palpebre.
<< Seokjin. >> Disse all'improvviso Namjoon, interrompendoci.
<<Cosa c'è Joonie ?>>
Si voltò, guardandolo con un pizzico d'ansia.

<< Entrate veloci, il tempo sta peggiorando. Presto ci sarà una tempesta.>> Rispose, spingendoci dentro e il pesante portone di legno, si chiuse dietro di me con un tonfo sordo.
Fuori, iniziò a tuonare e mi trattenni dal cacciare un urlo potente; avevo sempre avuto paura del temporali e, non volevo già da subito sembrare un fifone.

Seokjin, non perse tempo e mi portò subito nella mia stanza.
<<Sono costernato, siamo senza elettricità da due ore quindi dovrà usare la lanterna. In ogni caso, sempre se non le dispiace ho pensato di farle avere la compagnia di mio figlio Soobin; almeno per stanotte.>> Disse con tono mortificato.

Almeno, non rischio un infarto questa notte.

<<Non mi dispiace avere compagnia; non so come muovermi in questa casa.>> Risposi sollevato.

<<Bene, allora buonanotte.>>
Mi affidò la lanterna e, bussò alla camera.

<<Un attimo arrivo.>> Disse allegramente una voce maschile; la porta si aprì, facendo capolino con la testa un ragazzo dal sorriso smagliante e, due tenere fossette sulle guance.

<<Ciao, io sono Soobin!>> Esclamò allegramente.

<<Tu sei Beomgyu... giusto?>> Mi chiese, squadrandomi da capo a piedi con fare curioso.

<<Si, sono io.>> Risposi.
Per la prima volta dopo questo viaggio, ero veramente contento di trovare un mio coetaneo.

<<Piacere di conoscerti allora!>> Esclamò di nuovo, tirandomi poco finemente dentro la camera.

I'm not Your |Taegyu| - (In Riscrittura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora