《Sveglia!》
"Ecco qua." Pensava "Un'altra giornata merdosa in questa prigione merdosa". La guardia non smetteva di strillare e le dava sui nervi. Nella sua mente viaggiò l'idea di ucciderlo, ma poi pensò che non valeva la pena sprecare energie per una tale merda.
Si alzò dal materasso ammuffito e si mise davanti alla porta della cella.
《Mostra le mani!》ordinò la guardia.
Lei lo fece, ormai era di routine. Sapeva perché era lì e non se ne pentiva. Lei, June Jenson, ragazza inglese di diciotto anni, condannata all'ergastolo in un carcere maschile di massima sicurezza. Perché non in quello femminile? Era troppo per loro, nessuna ha mai lavorato più di due settimane vicino a lei, le faceva diventare matte senza dire una parola.
La cella si aprì, la guardia le mise le manette e la prese per un braccio, un'altra guardia si mise al lato opposto al suo collega, portandola a mensa. Da quando c'era lei tutti i dipendenti che lavoravano in quella prigione dovevano portare degli occhiali scuri, non dovevano incontrare direttamente la vista della ragazza, lei poteva ucciderli usando anche solo lo sguardo. Li metteva in una tale soggezione che erano costretti ad ubbidirle per non diventare matti.
Come sempre era la prima ad andare a mensa, doveva essere controllata. La fecero sedere al solito posto all'angolo della stanza. Le legarono i polsi alle gambe del tavolo con delle catene lunghe, stessa cosa con i piedi, e davanti a lei un piatto di fagioli.
Si sentì la campanella dell'ora del pranzo. Nella sala cominciarono ad entrare uomini grossi, muscolosi e forti, ma in confronto a lei, tutti non erano altro che degli agnelli in fuga dal lupo.
Nessuno incontrava il suo sguardo, nessuno le aveva mai rivolto parola, nessuno mai l'aveva toccata. Solo le guardie, ma lei li lasciava fare, erano delle eccezioni.
La sala era piena, tutti parlavano mentre lei teneva la testa bassa su quel piatto, lasciando che i suoi capelli biondi le coprissero il viso.
Non toccò nulla, le guardie la costrinsero a mandare giù almeno metà piatti, poi la presero e la portarono in cortile dove venne lasciata senza manette. Solo là poteva essere "libera" dal metallo. Si sedette su dei gradini e cominciò a giocare con le maniche della sua tuta arancione. Numero 13993.
Gli altri detenuti cominciarono ad arrivare, chi giocava a basket, chi faceva i pesi, chi chiacchierava e basta.
Arrivò un ragazzo, capelli lunghi e bruni, ricci, era magro ma muscoloso, molti tatuaggi sul braccio sinistro.
Le lanciò un'occhiata, lei pensò subito che fosse uno nuovo, poiché non conosceva le regole e non conosceva lei.
Il ragazzo si avvicinò a passi sicuri e decisi. A pochi centimetri da lei una guardia lo fermò, si girò verso la bionda per avere il permesso del ragazzo di poterle parlare. Lei annuì e la guardi tirò fuori dalla tasca un paio di occhiali da sole. Glieli porse 《Non toglierli da sopra il tuo naso》e si allontanò.
Il ragazzo fece come detto e si mise davanti a lei.
《Chi sei?》le chiese.
A June venne da ridere al pensiero della stupidità di quel ragazzo. Notò il numero della matricola, 10294. Quei numeri erano messi a caso.
《Davvero non lo sai?》rise. Era una risata ironica, priva di divertimento.
《No》rispose.
Lei si alzò in piedi, il ragazzo era circa cinque centimetri più alto della ragazza. Quest'ultima continuava a non guardarlo negli occhi, non poteva alzare lo sguardo per uno nuovo.
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Prison || Harry Styles
Fanfiction《Perché credi che con te la cosa sia diversa? Ho fatto patire la fame senza provare niente. Ho tolto madri a figli senza provare niente. Ho tolto figli a madri senza provare niente. Pensi davvero che con te avrei pietà?》 June Jenson, diciotto anni...