9. Madame Rosalina

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Avevo sperato fino all'ultimo che Jessica si fosse dimenticata di quella promessa fatta da Adam in un momento di disperazione, e non vedendola girovagare per i corridoi della casa mi ero quasi convinta di averla scampata.

L'idillio durò solo un paio di giorni, finché non venne a riscattare il suo premio.

E ovviamente utilizzò i suoi soliti modi tranquilli.

«Jenna Hackley», annunciò sventolandomi sotto al naso una vecchia fotografia consunta e picchiettando il dito su una delle persone ritratte. «Abita al numero cinque di Madison Street, accanto alla vecchia scuola elementare. O meglio, abitava... Insomma, hai capito.»

Ignorai il suo sguardo pressante su di me e mi focalizzai sulla fotografia. Al centro c'era Jessica, facilmente riconoscibile dai grandi occhi chiari e i capelli biondi dritti come spaghetti. Era la prima volta che vedevo qualcosa che potesse farmi credere davvero che fosse esistita, che non fosse soltanto frutto della mia immaginazione. Sfoggiava un sorriso elegante incorniciato dalle guance arrossate, forse per il caldo, e lei e le altre due ragazze ritratte indossavano la medesima divisa da cheerleader bianca e argentata.

Alla sua destra c'era Jenna. Affondai in quegli occhi a mandorla, immaginandomela a camminare per le strade di Witchwood Hill vent'anni dopo quello scatto. Mi domandai cosa si dovesse provare a perdere un'amica. Forse la ricordava ancora con nostalgia, o forse se n'era già scordata e ne parlava di tanto in tanto relegandola al ruolo secondario della compagna del liceo morta in un tragico incidente.

Era strano vederle così felici e conoscere già l'epilogo della storia. Jessica parve accorgersi di quel mio indugiare e mi riscosse dai miei pensieri indicando con insistenza l'altra ragazza, un'adolescente con lunghi capelli corvini e un sorrisetto ribelle.

«Lei è Rachel Wood. Non ricordo dove abita di preciso, ma suo padre lavora nel negozio di antiquariato sulla strada principale. Non puoi sbagliarti, c'è solo quello».

Sfoderò un ghigno da brivido e si riprese la foto. Un attimo dopo la sua espressione si sgretolò come stucco vecchio. «Ci sarebbe anche Ryan, ma di lui ci occuperemo più avanti. Ora impegnati a trovare loro.»

«E una volta che le avrò trovate che cosa devo fare?»

«Scoprire se...» si fermò con la bocca socchiusa e le parole a mezz'aria. Capii cosa avrebbe voluto dire. Se mi hanno dimenticata.

Scosse la testa come a voler scacciare quell'idea. «Se vivono ancora in città. Che cosa fanno, come stanno, quelle cose lì. E poi portale qui con una scusa.»

«Lo sai che non ci vivo solo io qui dentro, vero? Come lo spiego ai miei genitori?»

«Inventati qualcosa, non mi interessa», mi liquidò con un gesto della mano. «Hai fatto una promessa e ora la devi mantenere. O vuoi forse che sia io a mantenere la mia?»

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