7. Jack Dawson non deve morire

1.8K 195 20
                                    

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.



«Rosie, mettiti un po' più a destra. Ancora un pochino... Ecco, perfetto! Billy, tu gira il mento trenta gradi a sinistra...»

«Ma quanti sono trenta gradi?»

«Tu invece prova ad alzare un braccio. Ragazzo, sto parlando con te! Sì, così, proprio così.»

Quella mattina mio padre si era alzato eccitato come una cavalletta. Sembrava quasi che la tanto agognata ispirazione gli fosse tornata nel bel mezzo del sonno, ed erano ore ormai che saltellava per la casa come un bambino in un negozio di caramelle.

Non avrei avuto problemi a riguardo, se solo mio padre non avesse ben pensato di svegliare me e mio fratello quasi all'alba per costringerci a prendere parte in una delle sue solite stramberie. Sosteneva che quella mattina la luce penetrasse in modo perfetto dalle persiane del salotto, e che quindi era assolutamente necessario che Billy ed io ci mettessimo davanti alla telecamera per provare qualche inquadratura.

A quanto pare, però, i suoi due figli non erano abbastanza. Motivo per cui aveva ben pensato di attraversare la strada e andare a suonare al campanello della famiglia Cooper. Il povero signor Cooper era quasi svenuto quando si era trovato davanti l'unico e solo Lawrence Price regista di fama internazionale. Ed era rimasto ancora più confuso alla sua richiesta di mandare il figlio a Witchwood Manor per quella che, a detta sua, era una questione di vita o di morte.

Ed ecco che Lee, Billy ed io ci eravamo ritrovati a passare l'intera mattinata assumendo pose alquanto discutibili con un obiettivo spalmato sulla faccia.

«No, ragazzo, non lo stai facendo bene. Il tuo braccio deve essere perfettamente perpendicolare alla linea sul pavimento, la vedi? In questo modo la luce può attraversare la finestra e rimbalzare proprio contro la tua spalla.»

«Papà!» Sbuffai, le gambe ormai doloranti per tutto il tempo passato in piedi. E a stomaco vuoto, per di più. «Siamo esausti. E poi il suo nome è Lee.»

Lee si strinse nelle spalle, gli occhi scuri a brillargli per l'eccitazione. «Non fa niente. Può chiamarmi come vuole, signor Price.»

Era talmente emozionato all'idea di prendere parte a uno dei progetti di mio padre che avrebbe fatto qualsiasi cosa per non ferirlo. Persino presentarsi a casa nostra con addosso solo un pigiama azzurro con le barchette.

Mio padre armeggiò ancora un po' dietro alla telecamera, troppo preso da se stesso per fare caso a noi. Nel frattempo il povero Billy aveva piegato il mento ben oltre i trenta gradi, finendo per appoggiare la guancia sulla spalla e scivolare in un sonno profondo.

Dovevamo sembrare un bel po' strani in quella posizione. Accarezzai il braccio di mio fratello per svegliarlo, poi gli sussurrai di tornare in camera a riposare. Lui si strofinò le palpebre e annuì piano, ancora avvolto nel sonno.

Almost DeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora