16. La visione

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Nei giorni seguenti non vidi mai Adam.

Si era come volatilizzato di punto in bianco. Non venne a punzecchiarmi in camera come faceva di solito, né mi sorprese con una delle sue strane trovate mentre prendevo il sole in giardino. Dopo due giorni, ormai esausta e preoccupata per lui, andai persino a cercarlo sul tetto.

Niente.

In compenso, Jessica sembrava comparire in ogni angolo della casa. Una volta la trovai acquattata ai piedi del letto di Billy, le ginocchia strette al petto e uno sguardo perso ad attraversarle gli occhi. Per un attimo ebbi timore che potesse infastidire il mio fratellino, che se ne stava seduto sul materasso a leggere un libro. Presto però mi accorsi che la ragazza non aveva neanche fatto caso alla mia presenza. Sembrava una statua di sale, ferma immobile nella stessa posizione.

Iniziai a provare pena per lei. Non doveva essere facile scoprire non solo che il tuo fidanzato si era sposato con la tua migliore amica, ma che per di più poteva essere nella lista dei sospettati della tua morte.

Una parte di me avrebbe voluto consolarla, darle qualche parola di incoraggiamento. L'altra, quella più timorosa, preferiva mantenersi a distanza per scongiurare qualsiasi pericolo.

Alla fine della settimana ero ormai esausta. Volevo vedere Adam e raccontargli dell'incontro con sua madre, ormai prossimo. Avrei potuto chiedere a Jessica o al signor Hall dove si trovasse, ma qualcosa mi diceva che non avrei ricevuto una risposta.

Decisi quindi di prendere le redini della situazione, e il giorno prima dell'arrivo di Kathrine mi infilai delle scarpe comode, legai i miei lunghi capelli rossi in una coda di cavallo e mi avviai verso il centro del paese.

Mi restava solo un mese a Witchwood Hill, ed ero decisa a risolvere il mistero della famiglia Hall per dare loro un po' di pace. Pensavo soprattutto ad Adam, agli anni che gli erano stati tolti per colpa di quell'incidente e a tutto il tempo che aveva dovuto passare rinchiuso tra quattro mura soffocanti. Avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarlo.

Arrivai alla mia meta in un quarto d'ora. La bottega di Madame Rosalina era esattamente come l'avevo lasciata poche settimane prima: l'insegna era ancora più impolverata, al punto che le poche lettere rimaste a penzolare erano ormai quasi riconoscibili.

Presi un respiro profondo ed entrai.

L'odore acre dell'incenso mi inondò le narici, facendomi girare la testa. Il pavimento era pieno di fogli di carta stropicciati, e le luci soffuse riempivano la stanza come piccole palle di fuoco.

Quando raggiunsi il tavolino traballante, gli occhi vitrei di Madame Rosalina si alzarono su di me.

«Di nuovo tu», disse sistemandosi il velo trasparente sui capelli candidi. «Sapevo saresti tornata.»

Almost DeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora