25. 19 dicembre 1997

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«Tu!» sibilò la donna cingendomi il polso con le lunghe dita affusolate. «Lo sapevo, l'ho sempre saputo.»

«Mamma, cosa stai facendo?» intervenne Lee, ma invano. Gli occhi della signora Cooper erano piantati su di me, e scavavano nelle mie pupille come se volessero trovare qualcosa in fondo al mio sguardo.

Mi costrinsi a mantenere un tono neutro nonostante la morsa di paura che ora mi stringeva il collo.

«Mi lasci andare.»

«Non se ne parla.»

La pelle iniziava a bruciarmi sotto la sua presa. Mi diede uno strattone, spingendomi verso la porta.

«Ora tu metterai fine a tutto questo.»

Stava accadendo tutto così in fretta da non darmi neanche il tempo di pensare. Quando varcammo la soglia e mi trovai davanti mia madre, capii che non avrei potuto mentire ancora a lungo.


La sua espressione cambiò nell'esatto momento in cui i suoi occhi si posarono sul mio braccio. Fissò con sospetto la mano della signora Cooper, poi le rivolse un'occhiata accusatoria.

«Cosa sta succedendo?»

Da dove iniziare?

I pensieri mi vorticavano alla rinfusa nella testa. Avrei solo voluto sedermi e trovare le parole giuste per spiegare quel gran casino. La signora Cooper, però, non sembrava tanto paziente. Mi diede un altro strattone, facendomi barcollare sulle gambe.

«Rose, cosa sta succedendo?» ripeté mia madre, questa volta con una punta di preoccupazione nella voce.

«Ora non... è una storia lunga, d'accordo?»

Il suo sguardo si posò sulla donna che mi teneva in ostaggio. «Elise, perché stringi così mia figlia?»

«Tua figlia deve fare una cosa per me.»

Mi strattonò di nuovo, e mi lasciai sfuggire un gemito di dolore. La pelle iniziava ad arrossarsi tutto intorno alle sue dita, e il mio polso esile scricchiolava sotto la pressione. Alle nostre spalle, Callie e Lee erano ammutoliti. Non mi voltai a guardarli, perché sapevo di non avere alcuna risposta da dare loro.

La signora Cooper mi spinse in corridoio, poi mi trascinò con lei in camera mia. Adam era seduto sul letto ad aspettarci. I suoi occhi schizzarono su di me e il sorriso gli morì sulle labbra, lasciando solo un'ombra stanca.

Abbassò le pupille sul mio braccio e vidi la sua mascella contrarsi.

«Cosa sta facendo?»

Non potevo parlare. Scossi piano la testa, invitandolo a restare in silenzio.

Almost DeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora