25 dicembreJungkook era stato trovato morto impiccato tra le macerie di un vecchio teatro la notte del venticinque dicembre.
Aveva una corda stretta intorno al collo e la pelle bruciata sulle guance; dai timpani sanguinava il frastuono degli applausi laceranti.
Aveva fatto un bel regalo di Natale a suo fratello, s'era piantato un bel fiocco intorno alla gola e s'era fatto ritrovare con le iridi vuote rivolto alla platea. Era fottutamente teatrale Jungkook, e aveva deciso d'esserlo anche il giorno della sua morte.
Seokjin aveva immaginato dove fosse andato: l'aveva chiamato la mattina del ventiquattro e tempestato di messaggi senza ricevere risposta, e quando era arrivato di fronte al suo appartamento nessuno aveva risposto e nonostante avesse gridato a squarciagola il suo nome in quel buco nella periferia – perché Seokjin si era fatto fare le chiavi dell'appartamento quando l'aveva visto migliorato e gli aveva concesso di vivere da solo – non ottenne mai una singola risposta. Era entrato nel panico, e come biasimarlo? Il suo unico fratello col cuore lacerato e la mente a puttane era scomparso da casa, e Seokjin s'era sentito morire quando era scoppiato in lacrime sul bancone della sua cucina. Era lì che aveva visto la sua roba del teatro, aveva trovato su una sedia il vecchio costume per metà bruciacchiato di Jungkook e una malsana orrida idea gli aveva attraversato il cervello come una lurida lama affilata.
Aveva rischiato un incidente mentre saettava tra le strade per arrivare il prima possibile al teatro, mentre il buio cadeva sulla città, incupendo la mente di Jin di orride verità che erano alle sue spalle, pronte a ficcargli una mano nella schiena e afferrargli il cuore.
Erano passate troppe ore, ci aveva messo troppe ore per trovarlo.
Quando era arrivato di fronte al teatro aveva colpito un palo facendolo cadere sul marciapiede ma Seokjin era troppo impegnato a superare le inferriate ed entrare nel teatro, gridando il nome di Jungkook con le lacrime agli occhi e la gola che bruciava. La sentiva andare a fuoco come era andato a fuoco il teatro, con ancora impregnato l'odore di legno bruciato, di plastica sciolta e della carta infuocata. Gli pizzicava le narici, ma Seokjin era troppo impegnato ad aprire le stanze che trovava per far caso all'odore pungente di carne bruciata che pervadeva l'intero edificio.
Seokjin arrivò nei camerini, li superò scavalcando le travi di legno e quel pezzo di soffitto che era crollato.
Scoccò la mezzanotte che annunciava il venticinque dicembre quando il suo sguardo s'alzò e incontrò il cadavere di Jungkook appeso sopra il palcoscenico.
Era lì che il cuore di Seokjin s'era distrutto definitivamente: era crollato sulle ginocchia sulle schegge di legno – quei frammenti che gli infilzavano la pelle non riusciva neppure a sentirli, troppo impegnato a sentire i coltelli conficcarglisi nel cuore per concentrarsi su quel pizzicore – gridando con tutto il fiato che aveva, con le lacrime a rovinargli il viso, e la gola che implorava per un momento di sollievo che Seokjin mai riuscì a darle. Le dita tra i capelli tiravano le ciocche fino a farsi male, mentre le iridi lottavano per distogliersi dal corpo impiccato di Jungkook di fronte ai suoi.
Quando l'ambulanza constatò che probabilmente Jungkook era morto già da un po' di tempo, Seokjin si fece abbracciare dai sensi di colpa, mentre implorava l'ormai cadavere di Jungkook di perdonarlo per essere stato un pessimo fratello e non averlo aiutato quando aveva bisogno di lui. Perché Seokjin in quel momento neppure riusciva a vedere l'aiuto che gli aveva dato, riusciva solo a vedere il suo collo spezzato e questo lo distruggeva. Seokjin sentiva così tante emozioni da non riuscire a provare più nulla, perché, cazzo, Jungkook si era suicidato, era morto ed era tutta colpa sua. E probabilmente suo fratello l'aveva anche maledetto perché gli aveva salvato la vita quando doveva lasciarlo morire con gli altri e Seokjin si chiedeva quale sporco egoista fosse diventato, prima di ridiventare razionale e dirsi che non era colpa sua.
Quando Seokjin abbandonò il teatro insieme al suo cadavere e i paramedici, Jungkook lo guardò andarsene con il volto dipinto di mestizia e gli occhi lucidi.
«Si riprenderà», gli sussurrò Jimin, stringendo le dita con le sue. Jungkook annuì, cercando di convincersi che suo fratello sarebbe stato bene. Quella sua piccola parte umana era ancora vincolata alla sua anima vagante che si spostava intrappolata nel teatro; Jungkook non era come Jimin a fianco a lui, non era come l'intera compagnia che si stava esercitando dietro di loro, non era come l'orchestra che si stava preparando per suonare. Non s'era ancora fatto divorare dall'egoismo terreno che lo avrebbero portato ad essere un insaziabile animo tormentato.
Quando le porte del teatro si chiusero, i riflettori si spostarono sul palco illuminando il legno luccicante. Il sipario s'aprì, lasciando spazio ai ballerini di sistemarsi intorno ai corpi vestiti di tutto punto di Jimin e Jungkook.
Il direttore d'orchestra batté la bacchetta sul leggio prima di iniziare a spostarla dirigendo le note soavi dei musicisti. La melodia da leggiadra qual era si fece subito cupa e pesante, avvolgendo i corpi dei due innamorati presi a spostarsi sul palco dando sfoggio della loro passione e della loro alchimia.
S'esibirono di fronte alla platea immacolata e colma di occhi concentrati su di loro, sulle due anime gemelle che piroettavano e s'afferravano sotto quei riflettori a loro dediti.
Jungkook e Jimin ballavano su quel palco insieme riempiendosi le orecchie del visibilio della folla e i cuori dell'amore profondo che li avrebbe accompagnati per l'eternità. Delle note melodiose che si facevano violente e tappezzavano le gole dell'orchestra di profondi segni rossi lacerati. Anche Jungkook ne aveva uno intorno al collo, era il cappio del suo amore folle per Jimin ed era di un viola scuro che gli divorava la gola.
Ballarono sul palco, stupendo il pubblico per aver continuato quel folle spettacolo che sarebbe dovuto finire prima, con l'ultimo grande atto, col gesto eroico del protagonista pronto a dare la sua vita per la sua anima gemella, come Romeo aveva fatto con Giulietta. Lo spettacolo dei folli era ricominciato, no, non era mai finito.
Lo spettacolo dei folli non era ancora finito, non sarebbe mai finito finché Jimin e Jungkook avessero continuato a ballare.
***
ed eccoci giunti alla fine di questa storia.
è stata una decisione presa all'ultimo pubblicarla, perché, parliamoci chiaro, ci ho messo 5 giorni per scriverla e 2 minuti per correggerla, e non credevo neppure che qualcuno la lèggesse.
per questo, vi ringrazio per essere arrivati fino a questo punto.
spero che il viaggio vi sia piaciuto, se volete darmi pareri/consigli/opinioni sull'evoluzione della trama o su determinate cose che vi sono/non vi sono piaciute, io ne sarei più che felice!
grazie per aver letto.
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𝐍𝐔𝐓𝐒𝐇𝐎𝐖
Fanfiction| 𝐉𝐈𝐊𝐎𝐎𝐊 | ❝Lo spettacolo dei folli non era ancora finito, non sarebbe mai finito finché Jimin e Jungkook avessero continuato a ballare.❞ 𝘁𝗿𝗶𝗴𝗴𝗲𝗿 𝘄𝗮𝗿𝗻𝗶𝗻𝗴! • 𝖽𝖾𝖺𝗍𝗁! • 𝗉𝖺𝗋𝖺𝗇𝗈𝗋𝗆𝖺𝗅!𝖺𝗎 • 𝗅𝗈𝗐-𝗄𝖾𝗒 𝗁𝗈𝗋𝗋𝗈𝗋 •...