15. Taehyung

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«Perché cazzo l'hai portato qua?!» urlò con ira l'azzurro.

Jungkook aveva parlato col padre di Taehyung quella mattina.
Si era presentato davanti il cancello del suo palazzo e Jungkook lo incrociò mentre stava andando dal maggiore.

L'uomo disse che doveva parlare di una cosa molto importante col figlio.
Jungkook non si volle impicciare e, per quanto non si fidasse minimamente per quel poco che Taehyung gli aveva rivelato, lo fece comunque entrare.
Non voleva intromettersi negli affari padre-figlio, così aveva ignorato il pensiero di un'ipotetica reazione da parte del blu.

«Aveva detto che voleva vederti. È tuo padre» si giustificò il minore.

«Quello non è mio padre! È un uomo insensibile, spietato e manipolatore. E tu l'hai portato in casa mia!» urlò l'ultima frase, rosso dalla rabbia.

«Ma mi ha detto-» tentò di dire Jungkook, ma l'altro lo interrompette.

«È vero che non ti ho raccontato tutto, ma non posso farlo! Tu... Sei forse impazzito!» si avvicinò pericolosamente al più piccolo.

«T-Taehyung, so come ti senti, ma prova un attimo a-» venne interrotto di nuovo.

«Sai come mi sento?» gli uscì una risata amara. «Tu non sai niente di me!» preso da una crisi di nervi, afferrò un bicchiere poggiato al bordo del tavolo accanto a lui e lo lanciò verso Jungkook, che puntualmente si abbassò e lo scansò.

Il bicchiere si schiantò al muro, rompendosi in centinaia di piccoli frammenti di vetro.

Jungkook guardò i residui del bicchiere, poi, pietrificato, si voltò verso Taehyung e lo guardò con occhi increduli.

«Vattene» disse con assoluta freddezza il maggiore, distolse lo sguardo e, tremante per l'instabilità dovuta all'azione commessa, si appoggiò al tavolo con entrambe le mani.

Jungkook obbedì — tremante anche lui, ma per la paura — e uscì dall'abitazione con la bocca asciutta e il viso pallido.

«Che è successo qui?» fece capolino in cucina il padre, che si era tranquillamente accomodato nel divano del salotto.

Taehyung non gli rispose e andò a prendere una scopa e una paletta per raccogliere i frammenti di vetro.

«Hai litigato col tuo amico?» chiese il padre, perennemente con quell'aria seria e imponente, accompagnata dal completo in giacca e cravatta, che lo caratterizzava.

Il ragazzo non rispose ancora una volta, pulendo il disastro per terra.

«Senti, smettila di ignorarmi. Piuttosto, ti devo parlare di una cosa molto importante».

«Non farò niente per te. Sbrigatela da solo».

«È un lavoretto semplice semplice, una cosa da niente. Verrai pagato, ti conviene».

«Ho detto di no! Scordatelo!» interruppe di spazzare per guardarlo in faccia, cercando di imporsi.

«Non alzare la voce a tuo padre! Hai dimenticato che economicamente dipendi ancora da me?! Hai perso il lavoro, sei un fallito! E sei ancora più stupido se rifiuti un'opportunità di lavoro! Non devi fare neanche niente di particolare» alzò anche lui il tono di voce, mantenendo però sempre una certa compostezza.

Taehyung appoggiò la scopa al muro e andò verso il padre.

«Hai idea di quello che mi stai chiedendo? Sai che quella volta, in cui sono stato coinvolto, me la sogno ancora la notte? E ho ogni volta gli stessi incubi per colpa tua! Ovviamente no, non lo sai. Non lo puoi sapere, perché non ti interessa niente di tuo figlio» fece una breve pausa, accorgendosi di una lacrima che gli rigava già la mandibola, lasciando una scia umida che partiva dal suo occhio. «La notte mi sveglio piangendo. Sono dovuto andare da psicologi e psichiatri. Mi hai fatto venire un fottuto disturbo che... ah, lasciamo perdere. Neanche te lo spiego, tanto non ti interessa. Comunque sappi che adesso, per colpa tua, non riesco ad avere un rapporto sano con i miei amici, a non ferire le persone e a non avere una cazzo di fobia dell'abbandono! Perciò sì, puoi anche togliermi tutti i soldi che mi hai dato; non sarò mai tuo complice di nuovo!»

Il Ragazzo Senza Volto || ᴠᴋᴏᴏᴋDove le storie prendono vita. Scoprilo ora