1. Luce, finalmente

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Dopo un lungo silenzio assordante, Jungkook riprese conoscenza nel buio che lo circondava.
Piano piano stava riacquistando i sensi e il tatto fu il primo, con il quale percepì le candide lenzuola che lo avvolgevano.

I suoi polmoni respiravano aria pulita e fresca, che gli diede subito una sensazione di sicurezza.

Si mosse un po' per risvegliare le gambe e i piedi che formicolavano per il troppo tempo a stare immobili.

Con un po' più di difficoltà, riuscì ad aprire gli occhi; ma subito sentì il fastidio della luce, un forte ronzio nelle orecchie, e infine, un lancinante dolore che gli attraversò la testa. Non ebbe neanche il tempo di mettere a fuoco per vedere qualcosa, che li richiuse.
Mugugnò un po' come per lamentarsi.

Dopo un po' si abituò alla sensazione, e spalancò gli occhi.
La sua vista venne invasa da macchie viola, blu e gialle per il cambiamento improvviso di luce. Lentamente le macchie scomparvero, e finalmente Jungkook riuscì a distinguere qualcosa del luogo.

Dritto davanti a sé vide solo le piastrelle di un soffitto bianco, ma appena girò il collo si ritrovò davanti un'asta portaflebo.
Seguì con lo sguardo il tubicino che portava il liquido, si alzò di poco col busto e scoprì presto che era collegato al suo braccio destro.

Si mise seduto e la testa gli cominciò a girare.
Le sue pupille vagarono per tutta la stanza, in cerca di informazioni sul posto in cui si era risvegliato.
La parete davanti a sé era bianca e vuota, come il soffitto.
Ma non poté vedere le altre pareti perché alla sua destra e alla sua sinistra vi erano due tendine blu.

Capì di essere in ospedale.

Come c'era finito lì? Si chiese.
Diede un'occhiata al suo corpo e vide che aveva indosso un pigiama celeste chiaro.
Nel momento in cui sentì uno strano suono costante, un beep continuo e regolare, notò che il ronzio nelle orecchie era sparito.

Si girò verso la parete alle sue spalle, cercando di capire da dove provenisse il suono, e dalla parte opposta all'asta vi era un piccolo schermo al muro che disegnava delle linee dritte ma che a un determinato punto facevano un "sali e scendi".
Capì che era il suo battito cardiaco.

Poi sentì uno strano prurito alla fronte e alzò una mano per grattarsi, ma venne ostacolato da una fascia di garza che percorreva tutta la circonferenza della testa, nascondendo anche ciocche di capelli.
Passò le dita in tutta la fascia, rendendosi conto che aveva la testa bendata.
E quando le dita ogni tanto incontravano i capelli, sentì questi molto più lunghi di quanto si aspettasse.

Perché sono in ospedale? Perché ho una benda? Cos'è successo?
Le domande aumentavano, ma le risposte non accennavano a presentarsi.

Jungkook era più confuso che mai.
Era incredibile come nella sua testa non ci fosse neanche l'ombra di un ricordo.

«Signor Jeon, si è svegliato!» lo sorprese — e quasi spaventò — una voce maschile.
Un dottore di mezza età, di cui non aveva sentito i passi, lo aveva visto dal corridoio e gli era venuto incontro.

«Come si sente? Riesce a parlare?» lo guardò il medico, per poi chiamare un'infermiera che controllò il battito del cuore nel monitor e il flusso della flebo.

Jungkook aprì bocca per dire qualcosa, ma da essa non uscì alcun suono.

«È normale che non riesca a parlare. Non si preoccupi, annuisca e basta. Oltre al mal di testa, non sente nient'altro, giusto?» chiese l'uomo, e Jungkook scosse la testa.

«Bene. Ricorda il suo nome?» prese una sedia e si sedette di fronte a lui.

Si sforzò di ricordare almeno il suo nome, ma la sua mente era vuota, come resettata.
Infine scosse di nuovo la testa e l'uomo sospirò sconsolato.

«Si chiama Jeon Jungkook, ha 23 anni ed è stato in coma per 2 anni e mezzo».

Jungkook non poté credere alle sue orecchie.
Era stato in coma per così tanto tempo?
Nacquero mille domande nella sua testa, e solo il dottore avrebbe potuto fornirgli qualche risposta.

«Lei ha subito gravi danni alla memoria, perciò è normale che non riesca a ricordare ciò che è successo. Ci vuole del tempo, ma con le giuste cure le verrà in mente qualcosa» gli sorrise per rassicurarlo, si alzò e rimise la sedia al suo posto.

«Valori stabili, tutto nella norma» affermò l'infermiera, e il dottore annuì.

«Ora deve solo riposare. Non sforzi la memoria, le potrebbe aumentare il mal di testa» lo avvertì il medico e Jungkook annuì.

Uscirono entrambi dalla stanza, lasciando Jungkook da solo con altri due pazienti che aveva accanto, separati da lui da una tendina.

Jungkook si distese nel letto con fatica.
Voleva ricordare qualcosa, ma il dottore gli aveva raccomandato di non farlo subito.
Avrebbe aspettato qualche giorno.
Decise allora di riposare.

※※※

Il suo sonno venne disturbato dal rumore di voci nel corridoio.

«Jungkook!» il tono di voce forte e deciso di una donna di mezza età proveniente da fuori lo spaventò.

Si vide venire incontro lei, seguita da un uomo alto e con qualche ruga in più della donna.

«Jungkook, ti sei svegliato!» disse con commozione la donna.

Jungkook non riconosceva nessuno dei due.

Poi entrò il dottore.

«Mi scusi, signori Jeon, il ragazzo deve riposare. Non può ricevere visite per oggi» annunciò lui.

«Solo un altro minuto» lo supplicò l'uomo.

«Solo qualche parola. Sarò qui fuori ad attendervi. Non lo affaticate facendolo rispondere a qualche domanda. Il ragazzo non è in grado di ricordare e di poter parlare, perciò non sa chi siete» dopo aver dato queste informazioni, uscì dalla stanza.

«È vero? Non ti ricordi chi siamo?» si rivolse la donna a Jungkook, tenendogli le mani con sguardo triste e con gli occhi che brillavano per le lacrime.

Jungkook era spiazzato.
Non riuscì a dire niente.

«Cara, hai sentito il dottore. Non fargli domande, non ti risponderà. Lo metti sotto sforzo inutilmente» la riproverò l'uomo.

«Hai ragione» gli rispose lei. «Jungkook, siamo i tuoi genitori. Siamo venuti a trovarti ogni giorno, a pregare che ti svegliassi. E ora sei qui!» la donna scoppiò a piangere e venne subito abbracciata dall'altro.

Jungkook, dal canto suo, non riusciva a riconoscere i loro volti.
Ma sorrise loro lo stesso.
Quei due gli infondevano sicurezza e affetto. Si sarebbe fidato.

Il dottore entrò un'altra volta per interrompere quell'incontro, e invitò i signori Jeon a lasciare il povero Jungkook di nuovo da solo, con mille domande per la testa.

Il Ragazzo Senza Volto || ᴠᴋᴏᴏᴋDove le storie prendono vita. Scoprilo ora