4. Indipendenza

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«I miei mi hanno programmato la vita quando ero piccolo. Hanno deciso tutto: i miei amici, i miei hobby e perfino la mia facoltà all'università. A volte mi chiedo: voglio davvero questa vita?» raccontò Jungkook.

Erano parecchi giorni che il minore, dopo l'università si fermava in libreria a parlare col ragazzo.
Spesso capitava anche che dopo la chiusura del negozio andassero da qualche parte a mangiare insieme e a continuare le loro conversazioni.
Si sarebbe potuto dire che fossero diventati amici.

«Fammi capire, tu fai tutto quello che vogliono i tuoi genitori? E studi quella facoltà perché piace ai tuoi genitori? E ovviamente ti sei trasferito a Seoul perché lo volevano i tuoi genitori» specificò l'altro.

«Esatto, proprio così» rispose Jungkook.

«Perché li assecondi? Insomma, se ti piace davvero quello che vogliono loro, va bene. Ma se non sei soddisfatto perché continui ad assecondarli?» gli chiese.

«Non lo so, forse perché non voglio deluderli» abbassò la testa lui.

«Hai vent'anni. Non sei più un ragazzino e puoi fare quello che vuoi. Puoi decidere tu la tua vita» lo incoraggiò l'altro.

«Hai ragione... Insomma, sono maggiorenne! Non ho più bisogno del loro consenso e della loro protezione. Sai che ti dico? Da domani mollo l'università» si convinse, Jungkook.

«Bravo! Così si fa. Sei indipendente».

«Invece i tuoi genitori? Volevano continuassi gli studi?» si incuriosì il primo.

Ma appena pronunciò la frase, Jungkook vide improvvisamente il viso dell'altro incupirsi e l'accenno di una piccola e impercettibile smorfia.

«Mia madre è morta quando avevo nove anni» abbassò lo sguardo. «Mentre a mio padre interesso solo come mezzo per i suoi fini...» si limitò a dire, non entrando troppo nei particolari.

Jungkook si sentì immediatamente in colpa per aver fatto quella domanda e abbassò semplicemente il capo.

«Scusate, c'è qualcuno che lavora qui?» la voce di una donna richiamò la loro attenzione.

«Sì, eccomi. Ha bisogno di qualcosa?» chiese il ragazzo  — nei ricordi di Jungkook — ancora senza volto, mentre sorpassava il bancone e si dirigeva verso uno scaffale alla parete, dove si trovava la cliente.

Jungkook lo seguì.

«Mi prende quel libro in alto? Quello con la copertina blu» gli sorrise cordialmente la signora, indicando uno tra i libri più vicini al soffitto.

«Certo» il ragazzo si allontanò un attimo per poi ritornare con una scala. Si arrampicò e prese il libro richiesto.

La sua maglietta era larga e Jungkook riuscì a vedere una striscia di addominali.
Appena se ne rese conto, si sentì arrossire e distolse lo sguardo, imbarazzato.

«È questo che voleva?» chiese il ragazzo, scendendo dai pioli delle scale.

«Sì, grazie. È per mia figlia, ha letto le recensioni e l'ha incuriosita tanto» spiegò la signora, sorridendo e prendendo il libro.

Andarono alla cassa, la cliente pagò e lasciò di nuovo Jungkook e il ragazzo da soli.

«Secondo te lo sa che quel libro contiene scene vietate ai minori?» disse Jungkook al ragazzo, ridendo. «Spero per lei che sua figlia non sia tanto piccola».

Il secondo rise, poi rispose alla domanda: «Comunque, credo non ne abbia idea. Molta gente non sa cosa compra».

Quando smisero di ridere, il maggiore posò lo sguardo su un uomo in lontananza: «Guarda quel tizio ad esempio. Si vergogna di comprare un romanzo rosa ed è nel reparto dei gialli per giustificare il suo futuro acquisto».

Il Ragazzo Senza Volto || ᴠᴋᴏᴏᴋDove le storie prendono vita. Scoprilo ora