Per quanto tempo ancora devo rimanere qui?
Si chiedeva Jungkook.I suoi genitori lavoravano fino a tardi e non potevano fargli compagnia di giorno e i suoi amici — o almeno coloro che un tempo lo erano — erano impegnati o all'università o a lavorare.
Sapeva di dover rimanere ancora per poco in ospedale, ma ogni giorno era annoiato e i minuti sembravano ore.Così si alzò dal solito lettino, con l'aiuto degli infermieri si sedette sulla sedia a rotelle ed uscì dalla sua stanza per girare un po' da solo.
Esplorò l'ospedale per pura e semplice noia, fin quando non si fermò in un corridoio quasi vuoto. Erano presenti soltanto un ragazzo che ritirò il suo snack dal distributore automatico e un'infermiera che camminava lungo il corridoio spingendo una barella.
Presto entrambi lasciarono Jungkook da solo.Il moro continuò a passeggiare spingendo le ruote, dando anche un'occhiata al distributore quando ci passò davanti.
Si guardò attorno e approfittando dell'assenza di persone, aumentò la velocità della sedia.
Voleva correre, voleva andarsene, voleva uscire dalla bolla di protezione continua in cui si era ritrovato da quando si era risvegliato, voleva ritornare a casa anche se non si ricordava di essa, voleva ritornare dalla sua famiglia e dai suoi amici per riprendersi tutti i ricordi di loro.
Voleva essere libero, talmente tanto che con la sua fantasia arrivò a immaginare di sfondare la parete che aveva davanti a sé, alla fine del corridoio, e volare fuori dall'ospedale.«Stai facendo una gara con altri ragazzi sulla sedia a rotelle?» una voce femminile dietro di lui lo frenò.
Così rallentò fino a fermarsi, ponendo fine alla sua fervida immaginazione, si girò e vide una ragazza in piedi vicino alle scale, con i capelli neri raccolti in una coda bassa, con una felpa beige e sotto il pigiama, e con la flebo attaccata alla mano sinistra.
«La vedi la parete? Volevi morire? E se passava qualcuno? Lo investivi» lo riproverò lei.
Allora Jungkook cambiò direzione della sedia e si diresse verso di lei.
Non sapeva che risponderle; sapeva i rischi che avrebbe potuto correre, ma in quel momento sentiva il bisogno di correre, di rischiare. Desiderio egoista e piuttosto infantile ma, con la solita routine quotidiana d'ospedale, almeno avrebbe voluto divertirsi un po'.«Sei muto per caso? Ah... meglio non scherzare che stamattina uno sordomuto l'ho incontrato davvero...» fece una smorfia e abbassò lo sguardo al ricordo. «Comunque, piacere Yuna» sorrise la ragazza e distese il braccio destro, porgendo la propria mano al moro, pronta per stringere la sua.
Jungkook mosse anche lui il braccio e le strinse la mano: «Jungkook» si presentò.
※※※
«Piacere, Hoseok» gli strinse la mano.
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«Sono Park Jimin» sorrise, allungando anche lui una mano.
※※※
Jungkook ritrasse subito la mano, spalancò gli occhi e sbattè più volte le ciglia, guardandosi la mano destra.
Nella sua testa passarono veloci fotogrammi di Hoseok e Jimin quando li conobbe. Si era ricordato della loro stretta di mano e notò anche che Jimin aveva cambiato colore di capelli.
«Ti ho fulminato con la mano o...?» lo richiamò la ragazza.
«Oh, s-scusa. È-È una cosa mia...» si imbarazzò il moro.
Mezz'ora dopo
«È così non ricordi più niente? Zero totale?» domandò curiosa la ragazza una volta che il moro le spiegò cosa gli fosse successo.
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Il Ragazzo Senza Volto || ᴠᴋᴏᴏᴋ
FanficJungkook si risveglia da un lungo coma, non ricordandosi più né della sua famiglia, né dei suoi amici, né di se stesso. Poco a poco però gli vengono dei ricordi alla mente. Ricordi di un ragazzo... Un ragazzo misterioso, di cui Jungkook farà fatica...