5. Amici e alcolici

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Erano passati già molti mesi e purtroppo per Jungkook, arrivò quel fatidico giorno prima di quanto pensasse.
Da lì a poche ore sarebbero arrivati i detective a interrogarlo riguardo l'incidente.
Jungkook però sapeva che non era solo per quel motivo.

Prima dell'interrogatorio era rimasto tutto il tempo con i suoi genitori, che gli confermarono la sua teoria rivelando che secondo loro avrebbero chiesto riguardo un fatto ben più grosso di un semplice incidente.

Jungkook provò rabbia nei confronti dei suoi genitori perché loro sapevano qualcosa e lui era ignaro di tutto.
Poi però arrivò alla conclusione che mantenevano il silenzio sotto consiglio dei medici, ma non capiva ancora il perché.

«Sappiamo che sei innocente e non hai fatto niente, non potresti mai. Quindi non siamo preoccupati, e non dovresti esserlo neanche tu» lo rassicurò il padre.

Jungkook era confuso. Non capiva cosa gli stessero dicendo i suoi genitori.
Perché? Perché non preoccuparsi?
Innocente? Cosa avrei fatto per non essere creduto innocente?

Si era rannicchiato con le gambe al petto e aveva gli occhi spalancati.
Ancora non ricordava niente di sé e della sua famiglia, figuriamoci di cosa poteva aver fatto di tanto grave.

Eppure era sicuro di aver fatto qualcosa.
In cuor suo, sapeva di non essere innocente.
Solo che non voleva crederci e accantonò il pensiero momentaneamente.

«E in ogni caso, ti stiamo trovando un buon avvocato. Purtroppo oggi ti interrogheranno come testimone, ma dalla prossima volta non potranno più farlo senza la presenza dell'avvocato».

Jungkook era più confuso che mai.
Era sia un colpevole che un testimone?
Ma testimone di cosa?
Sapeva solo che riguardo all'incidente era stato una vittima.
Era un colpevole, un testimone e una vittima contemporaneamente?

«Ehi, tranquillo. Andrà tutto bene» la madre gli accarezzò la guancia con una mano e gli sorrise.

Jungkook, sommerso dalle sue preoccupazioni e confusioni, non riuscì a non ricambiare il sorriso.
Quella donna gli infondeva sicurezza, d'altronde era sua madre.

«Sono arrivati. Siete pregati di lasciare la stanza» informò un dottore.

Così entrambi i genitori si alzarono e se ne andarono.
Jungkook non vide solo loro andarsene, ma pure i familiari dei pazienti nei lettini accanto al suo.
Entrarono degli infermieri e portarono via i lettini degli altri pazienti, lasciando da solo Jungkook alcuni secondi prima che entrassero gli investigatori.

Sentì accelerare il battito del suo cuore.
Dentro le quattro pareti bianche non vi era altro rumore.
Si udiva solo il suo battito cardiaco nel silenzio della stanza.
O forse era soltanto lui che lo sentiva.

Poi la porta si spalancò.

Entrarono due agenti.

«Salve, detective Lee. Lui è il detective Bang» una donna presentò se stessa e l'uomo affianco a lei, dopo aver fatto capolino nella stanza. «Jeon Jungkook, giusto?» fece un piccolo sorriso per tranquillizzarlo e farlo parlare.

Jungkook provò a parlare, ma si ritrovò con la bocca asciutta, e questa volta non per la difficoltà dovuta al coma.
Così annuì.

«Jungkook, sai il motivo per cui siamo qui?» gli chiese la detective Lee.

Il ragazzo scosse il capo.
Sentiva il battito cardiaco nelle orecchie, come se il cuore si fosse trasferito dalla cassa toracica al cervello e pulsasse a partire dalla testa.

I due agenti si guardarono, quasi comunicando con lo sguardo.
Dopo qualche secondo di silenzio, parlò il detective.

«Signor Jeon, lei è sospettato di concorso in omicidio, tentato omicidio e omicidio».

Il Ragazzo Senza Volto || ᴠᴋᴏᴏᴋDove le storie prendono vita. Scoprilo ora