14. Déjà vu

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Passarono i giorni che bastavano per far dimettere Taehyung e i due ritornarono insieme a casa del blu.

Quest'ultimo non proferiva parola, si sentiva molto a disagio per ciò che era successo.

Arrivarono a casa e Taehyung si avviò verso la sua stanza, per distendersi nel letto, ma si fermò in mezzo al corridoio e si soffermò a guardare un punto preciso per terra.

«Ci sono ancora le...» notò il maggiore, indicando le macchie di sangue nel pavimento all'entrata del bagno.

«Non ti preoccupare, pulisco io» disse Jungkook.

Dopo aver tolto le macchie, il minore entrò nella camera del blu, si sedette nel letto dove egli riposava in dormiveglia e lo guardò ripensando a tutto ciò che era successo.

«Perché l'hai fatto?» chiese con tono calmo Jungkook.

«Fatto cosa?» domandò l'altro, col braccio destro alzato e piegato, in modo tale che l'avambraccio toccasse la fronte e coprisse gli occhi chiusi.

«Perché ti sei fatto del male e hai esagerato con quelle pillole?»

«Hai sentito il dottore? Sono malato» rispose Taehyung, girandosi dalla parte opposta a Jungkook.

Il gesto del maggiore — di voltarsi verso la parete piuttosto che verso il suo fidanzato — fece rattristare ancora di più Jungkook, che avrebbe voluto piangere e urlare solo per quell'azione.
Ma allo stesso tempo, in quel gesto, il moro vedeva la possibilità di liberare un suo ipotetico pianto silenzioso, poiché il maggiore non l'avrebbe visto.

Dopo un lungo silenzio, rotto soltanto da alcuni gravosi sospiri, Jungkook riprese con le sue domande.

«Volevi morire?» mantenne sempre quel tono pacato che nascose la voce leggermente tirata per gli accenni di lacrime, spuntati per quella domanda ma ancora non effettivamente visibili.

Taehyung non rispose e Jungkook sospirò.

«Perché, Taehyung? Non puoi farmi una cosa del genere. Non pensi a come ci sarei rimasto io? Al dolore che mi avresti procurato?» la voce gli iniziò a tremare e le lacrime gli offuscarono la vista.

«Tu te ne eri andato... Avevi seguito gli altri, ma non ti biasimo per questo. Anzi, ti capisco: mi sono comportato male con un amico; voi avevate ragione. Ma anche se riconosco i miei errori, non cambierà la situazione e continuerò a comportarmi così.
E poi, sei diventato molto amico con i ragazzi, soprattutto con Jimin. Saresti stato meglio senza di me» rispose l'altro, guardando il muro davanti a sé.

«Io ti amo, Taehyung!» disse a gran voce e con tono arrabbiato il minore, mentre le lacrime gli rigavano il volto.
Poi continuò. «Ero arrabbiato con te perché ti eri comportato male nei confronti di Namjoon, ma questo non vuol dire che ti avessi lasciato o che avessi smesso di amarti. Volevo che capissi i tuoi errori e per farlo ho pensato ti servisse un po' di tempo da solo. Non me ne sarei andato se avessi saputo che ti serviva la mia presenza per non uscire fuori di testa!» urlò l'ultima frase, e cercò di calmarsi quando se ne accorse. «Scusa. Non intendevo dire quello...» si corresse subito dopo.

Il blu però rimase in silenzio, disteso nel suo letto e rivolto verso la parete, senza guardare l'altro.

«Taehyung, parla. Dimmi tutto quello che vuoi, che ti senti di dire, arrabbiati con me se ti fa sentire meglio. Sfogati pure... Non voglio sentirti in silenzio» lo richiamò Jungkook.

Taehyung a quel punto si girò verso di lui, si mise seduto e lo guardò serio negli occhi.

«Non sono arrabbiato con te. E forse sì, volevo morire, ma non devi sentirti in colpa per questo. D'altronde sei l'unico che sia rimasto al mio fianco. Se ne sono andati tutti, non mi è rimasto nessuno. Sono solo, come lo eri tu» lo guardò con occhi più stanchi che tristi, ma senza lacrime, quasi apatici.

Il Ragazzo Senza Volto || ᴠᴋᴏᴏᴋDove le storie prendono vita. Scoprilo ora