Capitolo 37

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Erano passate due notti e tre giorni da quando Jungkook era stato rinchiuso nella torre ovest del castello. Quell'aria era rimasta isolata per molto tempo perché prima appartenente alla regina e poi non più utilizzata dopo la sua morte. Suo padre non avrebbe mai utilizzato quella zona ma le prigioni che vi si trovavano all'interno erano le più isolate, per cui perfette per la funzione che il re aveva affidato.

Dalla sua finestra aveva visto solo il via vai delle guardie darsi il turno per controllare l'entrata delle prigioni e talvolta anche il Comandante Bogum. I ricordi della minaccia che gli aveva spiattellato in faccia senza mezzi termini erano ancora vividi nella sua mente insieme alla paura che persino l'azione più innocua avrebbe potuto far adirare l'alfa che di conseguenza avrebbe dato sfogo della sua rabbia sul pirata.

Stava pian piano cadendo in un baratro invisibile che lo stava portando a sopprimere qualsiasi azione o parola gli venisse in mente con in testa l'unico timore che una sua parola fuori posto avrebbe potuto riversarsi sul pirata. E l'ultima cosa che voleva al mondo era che l'uomo che aveva amato soffrisse per colpa sua. Era già responsabile della sua cattura e prigionia.

Ed era quello che stava succedendo proprio in quell'esatto momento.

I ferormoni del Comandante erano nauseanti mentre era costretto nella sala dei troni, seduto accanto a suo padre, ad osservarlo del tutto fiero e in attesa di ricevere ordini che riguardavano nessun'altro se non il pirata stesso.

Suo padre aveva convocato le guardie, il Comandante e persino Taehyung stesso, come se volesse comunicargli di persona l'esito di ciò che sarebbe accaduto al pirata. Sapeva che non avrebbe potuto ucciderlo, altrimenti non avrebbe tratto nessuna forza dai ferormoni del pirata, ma se era stato in grado di lasciarlo a digiuno per tre giorni, era sicuro avrebbe potuto fare anche peggio.

Aveva tentato, in realtà, di intrufolarsi nelle torri ad ovest anche solo per poter vedere da lontano Jungkook – sperando che fosse tutto intero – ma non passava mai inosservato e per questo le guardie lo bloccavano costringendolo a tornare indietro. Nel pomeriggio del secondo giorno aveva anche tentato di imporsi, cercare di ingannare le guardie fingendosi sotto ordine del re, ma a beccarlo era stato proprio il Comandante Park che con il suo sorrisino arrogante lo aveva sminuito di fronte a tutti con «Ricevo ogni informazioni dal re e non credo che abbia ordinato nulla di simile a Vostra Altezza.»

Aveva umiliato la sua persona, il suo ruolo all'interno del palazzo. Era il principe ma lo trattavano tutti come se fosse solo un servo.

Ma quelle paranoie erano finite in secondo piano quando aveva visto del sangue secco sulle sue nocche che gli aveva fatto stringere il cuore dalla paura. Avrebbe voluto osare e chiedere se quel sangue appartenesse al pirata ma aveva resistito, timoroso di poter peggiorare la situazione.

Ed era nuovamente quel giorno che rivedeva il Comandante in attesa della sentenza che suo padre avrebbe dato.

«Per quanto non sopporti l'idea che un pirata viva sotto il nostro tetto mi vedo costretto a lasciare che questo accada per la salute di mio figlio.» aveva preso a parlare sospirando frustrato di tanto in tanto, mentre l'alfa attendeva in posizione rigida qualsiasi ordine il re stesse per affidargli.

«Rilasciate quell'uomo e fate in modo di supervisionare la sua permanenza con mio figlio e dentro queste mura. Il suo unico e solo ruolo dovrà essere quello di stare nella stessa stanza con Taehyung, senza il bisogno che si avvicini troppo. Se qualcosa del genere dovesse accadere, Comandante avete il dovere di punirlo.» deglutì a quelle parole l'omega, stringendo i pugni per tutto l'insieme di emozioni che stava provando in un unico momento, prima di farsi coraggio e prendere un grosso respiro per restare calmo. Il suo bambino risentiva persino del minimo stress, sfiancandolo maggiormente, non poteva lasciarsi soggiogare dalle emozioni.

The Omega's Crown|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇDove le storie prendono vita. Scoprilo ora