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-Obaachan come hai capito che il nonno era la tua anima gemella?-  chiese il piccolo bambino mentre si arrampicava sull'engawa* della casa per affiancare la nonna ed osservarla mentre beveva serenamente il proprio di tè. La donna non rispose subito, si gustò un ultimo sorso di tè perdendosi nei ricordi della sua gioventù.

-Non l'ho capito subito- disse posando la tazza e osservando le piante del proprio giardino -sono state delle emozioni graduali, una comprensione reciproca di anime che avevano bisogno di stare insieme ma erano ancora troppo timide per trovarsi. Poi un giorno l'ho guardato e dentro di me ho capito che era lui la persona con cui avrei passato tutta la mia vita.- Disse per poi guardare il nipote, con un dolce sorriso sulle labbra. -E vi siete subito innamorati e sposati?- chiese esaltato il bimbo, curioso di sapere ogni dettaglio della storia dei suoi adorati nonni. L'anziana si lasciò andare a una dolce risata. -Oh Keiji-chan, non ci siamo subito né innamorati né sposati. L'amore è arrivato lentamente, prima ci siamo conosciuti meglio e l'amore è sbocciato nei nostri cuori come un fiore di pesco a primavera, poi quando questo amore è diventato maturo-
-Come una pesca d'estate?- la interruppe il bimbo.
-Come una pesca d'estate.- la donna annuì alle parole del nipote -abbiamo deciso di sposarci.- fece una piccola pausa per riprendere la tazza e bere nuovamente un sorso -Abbiamo aspettato tanto ma alla fine ci siamo trovati e nel tempo abbiamo piantato il seme del nostro amore, dal quale siete nati tu e tua madre, tutto il tempo che abbiamo passato separati è stato ripagato con voi. Verrà anche il tuo turno di amare Keiji-chan, e sarà prima di quanto immagini.-



Quel ricordo riaffiorò alla mente di Keiji mentre osservava la figura di Bokuto, che lo osservava con un sorriso imbarazzato, il più piccolo poteva percepire tutto l'imbarazzo e il nervosismo del più grande che, pian piano, si andavano a mescolare con le proprie emozioni. Non sapeva cosa fare, erano entrambi immobili, persi in quella strana sensazione dell'essersi trovati, del sentirsi finalmente completi, le loro emozioni si completavano l'una con l'altra in una danza strana ma così naturale, come se fossero fatte per fare quello da tutta la vita.
Keiji era così confuso, aveva aspettato tutta la vita questo momento, erano 16 anni che aspettava di trovarsi di fronte alla propria anima gemella, anni che aspettava di essere finalmente completo e felice, ma ora si sentiva incapace di muoversi.

Fu Bokuto a muovere il primo passo, avvicinandosi fino ad essere di fronte al più piccolo, prendendogli le mani che, senza che Keiji se ne accorgesse, avevano preso a strofinarsi le dita, come ogni volta che era nervoso. Nel momento in cui le loro pelli si toccarono le sensazioni di imbarazzo e nervosismo diminuirono notevolmente, dopo tutto quella era la sua metà, come poteva essere nervoso con lui? Era Bokuto, il ragazzo che aveva conosciuto solo da poche settimane ma con il quale aveva già un rapporto così intimo, non poteva essere nervoso con lui.

-Non fare così, ti si rovinano le mani- disse semplicemente, dividendo le mani del più piccolo con un dolce movimento, senza lasciarle.
Keiji non disse nulla, osservando il viso appuntito del ragazzo di fronte a lui e i suoi occhi dorati che osservavano i propri. Keiji si sentì finalmente a casa.

Ti ho trovato.

Anche Bokuto pensava lo stesso in quel momento.

-Ti va di fare una partita a pallavolo? Almeno ti rilassi un pochino?- disse semplicemente e Keiji fu grato di quella semplicità che in un momento aveva spezzato tutte le poche emozioni brutte residue che ancora avevano. Keiji annuì appena, con un leggero sorriso e si lasciò condurre nella palestra.

Probabilmente era successo tutto troppo presto, è stato tutto troppo intenso per due ragazzi così giovani, cosa ne possono sapere loro dell'amore? Come possono pensare di affrontare una cosa così grande? Devono ancora imparare a conoscersi prima di pensare di provare qualcosa per l'altro. 
Keiji lo sapeva bene, per questo era stato grato a Bokuto quando l'aveva invitato a giocare a pallavolo insieme, almeno potevano godere della reciproca compagnia, senza pensare troppo a quello che sarebbe stato. Rispetto a quella mattina il legame si era notevolmente intensificato, se prima le emozioni di Bokuto erano una minima parte ora le sentiva mescolarsi con le proprie, se si concentrava riusciva a comprendere a pieno il più grande, riusciva quasi a leggere i suoi pensieri. Era una sensazione così strana e al contempo così naturale. 

Troppo preso dai suoi pensieri non si accorse della palla che stava cadendo su di lui, provò a prenderla, ma questa cadde ancora prima che il ragazzo riuscisse ad allungare il braccio. Si stava concentrando troppo su quello che provava piuttosto che su quello che stava facendo. 
Alzando lo sguardo notò che anche Bokuto era messo allo stesso modo, lo sentiva che provava a districare i fili delle, ormai, loro emozioni. 
La palla rotolò fuori dal campo ma nessuno corse a riprenderla, entrambi fermi a cercare di capirsi. 

Forse la pallavolo non era stata la migliore delle idee. 

Stava aprendo la bocca per proporre di smettere di giocare ma Bokuto lo precedette. 
-Hai ragione, forse non era una così buona idea giocare.- sorrise appena, asciugandosi una goccia di sudore che scendeva lungo la guancia con la manica della divisa. Akaashi annuì, recuperando i due asciugamani che avevano precedentemente appoggiato sulla panchina malandata della palestra, lanciandone uno al più grande. 
-Almeno non sporchi la divisa.- disse mentre si passava la stoffa sulla fronte, venendo subito imitato dal più  grande. 

Non dissero più molto, in quel momento le parole erano davvero le ultime cose di cui avevano bisogno. Sistemarono la palestra, raccattando i pochi palloni che erano addossati al muro, pulendo velocemente la parte di campo che avevano utilizzato. Si stavano cambiando le scarpe quando un tuono interruppe il loro flusso di pensieri, subito dopo le prime gocce di pioggia scesero, bagnando velocemente il terreno sottostante. Dei ragazzi urlavano, con la cartella sopra alle teste, correndo verso il riparo più vicino, altri rimanevano sotto ai portici, restii all'idea di correre e bagnarsi. 
-Hai l'ombrello, vero?- chiese Bokuto, lasciando perdere i lacci delle calzature. Keiji scosse la testa, osservando la pioggia che si era fatta più fitta, il cielo era più scuro, rischiarato di tanto in tanto da alcuni tuoni. 
-Aspettiamo che passi allora, i dormitori sono davvero troppo lontani.- Bokuto si tolse nuovamente le scarpe, sedendosi sul piccolo scalino della porta invitando Keiji a fare altrettanto. 

Erano seduti sull'uscio della palestra, Keiji sentiva la propria spalla e la propria coscia a contatto con quelle di Bokuto, sentiva il calore del più grande arrivare al proprio corpo, al proprio cuore, scaldandolo. Fuori c'era il temporale ma Keiji non si era mai sentito meglio. 


*Engawa: Sorta di veranda di legno tipica delle abitazioni tradizionali giapponesi che in inverno si chiude diventando parte della casa

Soulmates- BokuakaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora