23º

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Mi trovo seduta sui sedili posteriori dell'auto di mio padre, immersa nei miei pensieri, pensieri che mi buttano giù, mi rendono triste o addirittura mi spezzano il cuore.
Qualcuno direbbe " a vent'anni ti fai ancora questi pensieri ? " e la mia risposta sarebbe " si, me li faccio perché non cerco il sesso, non cerco una notte ma bensì cerco l'amore, cerco ciò che mi rende felice, ciò che potrebbe tenermi al sicuro".
Continuo a viaggiare all'interno del mio corpo, in cerca di quell'anima ormai rannicchiata al centro del mio cuore, indifesa, impaurita e sola.
Emma mi tiene compagnia con le sue parole,

"E tanto dimentico tutto
Dimentico tutti
I luoghi che ho visto, le cose che ho detto
I sogni distrutti
La storia non è la memoria, ma la parola
Non vedi che cosa rifletti
Sopra un mare di specchi si vola"

Parole che mi entrano dentro, che riempiono quel vuoto lasciato dalla mia anima.
Penso per un attimo a quella proposta fatta da mia cugina Giorgia, mi chiedeva di insegnare nella sua scuola, insegnare danza ai bambini.
"Voglio realmente farlo ?" riflettei prima di scriverle un messaggio, pensai subito dopo che sarebbe stato un ottimo modo per sfogarmi, per lasciarmi andare.

- Hey cugi ❤️
Va bene, domani inizierò a lavorare con i bambini.

Riposai il telefono sul sedile accanto e chiusi gli occhi, un mal di testa pazzesco mi faceva male.
Quando il sonno stava per impadronirsi di me una notifica risuonò nel silenzio dell'auto, mi affrettai a controllare chi fosse con la speranza che a scrivermi fosse Deddy ma mi sbagliavo, era un numero sconosciuto.

- SCONOSCIUTO
SE NON FAI CIÒ CHE DICO IO FINISCE MALE.

Chi poteva essere ? L'ansia e la paura mi stanno uccidendo piano piano, non tanto per chi avesse mandato il messaggio ma per il contenuto scritto, cosa voleva dire riflettevo con me stessa.
Iniziai a piangere, lacrime senza sosta rigavano il mio viso che ovviamente non passavano inosservate, mio padre comincio a chiedermi cosa avessi ma decisi di nascondere tutto.
Il silenzio uccise mio padre perché non era abituato a queste reazioni, parlavamo sempre noi due ma adesso non volevo neanche i suoi consigli o la sua preoccupazione.
Arrivammo a casa e decisi di voler uscire, dovevo camminare sola per riuscire a liberare la mente.
Andai subito a cambiarmi perché ormai settembre era entrato nelle nostre vite e con se anche il vento che tradisce.
Misi un pantalone bianco e nero come la giacca che lo accompagnava e sotto una canottiera nera scollata e al tutto abbinai un paio di tacchi neri.
Volevo essere me stessa quella sera, la ragazza che ama essere elegante, che ama divertirsi e soprattutto essere libera.

Salutai i miei genitori e dissi di non preoccuparsi, che stavo bene e che avevo voglia di uscire ma ovviamente non mi credettero al 100% perché mi conoscevano più di chiunque altro

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Salutai i miei genitori e dissi di non preoccuparsi, che stavo bene e che avevo voglia di uscire ma ovviamente non mi credettero al 100% perché mi conoscevano più di chiunque altro.
Mi incamminai per le strade di Roma sola, con la speranza che i pensieri brutti, i ricordi e le emozioni mi abbandonassero ma in realtà non facevo altro che aumentare il pensiero su di lui, quel ragazzo che in così poco tempo ha saputo stravolgere in meglio la mia vita.
La gelosia, brutta sensazione pensai camminando, non avevo mai dato importanza a questa parola ma oggi proprio questa parola mi ha rovinata. Sì, la gelosia a rovinato la mia vita, mi ha lasciata sola, mi ha isolato dall'unica persone che desideravo restasse al mio fianco.
Colpa di questi maschi di oggi, che non riescono a tenere per se i loro pensieri, che pensano esclusivamente al sesso, alle porcherie che fanno per strada.
Volevo solo fargli una sorpresa, eppure finì che la sorpresa me la realizzai da sola.
Camminavo senza fermarmi, per le strade di Roma, sotto lo sguardo di tutti i ragazzi, anche quelli fidanzati con la ragazza accanto.
Mi incamminai verso la gelateria sul corso principale, avevo voglia di gelato ma anche lì ahimè pensavo a lui, pensavo a quel gelato preso assieme e anche lì le lacrime si fecero avanti.
Ero stanca, stanca di non poter più reagire, stanca di non poter essere libera.
Dovevo dimenticarlo il prima possibile, dovevo cancellare dalla mia mente il suo nome, quel nome che prima solo pronunciandolo migliorava le mie giornate mentre adesso riesce solo a farmi piangere.
Ma proprio quando il coraggio stava venendo fuori il suono di una notifica mi fece sobbalzare.

- TI ASPETTO ALLA STAZIONE DI ROMA, PREPARATI IL VIAGGIO SARÀ MOLTO DI TUO PIACIMENTO. SE NON TI PRESENTERAI FINIRÀ MALE, FIDATI.

Avevo paura, andai velocemente a casa, lungo la strada pensavo a cosa fare e vi lascio immaginare la costante paura che regnava sul mio corpo.
Arrivai davanti casa e un pacco sospetto attirò la mia attenzione, lo aprii e vidi il braccialetto che Deddy aveva sul polso, un bracciale che le aveva regalato sua madre con scritto "comunque vada,ovunque sarai ricorda che io ti amo", dentro c'era anche un biglietto con su scritto " ATTENZIONE, POTREBBE SUCCEDERGLI QUALCOSA. OBBEDISCI".
L'ansia si prese tutta quanta me, avevo paura, salii sopra a prendere tutto il necessario e scappai per la stazione in preda al panico per ciò che potrebbe succedere.

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