Capitolo 2

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La mattina seguente ho ricevuto molti messaggi, le mie colleghe mi chiamano per farmi le condoglianze, persone con cui non parlo da una vita hanno chiesto il mio numero solo per un messaggio, "che carini" penserete, ma ad ogni messaggio aumenta il mio dolore, mi ricorda che non potrò mai più vederlo.
Quando parlo al telefono sembro apatica, senza emozioni: non voglio far capire agli altri come mi sento, non mi piace mostrarmi debole agli altri, buttare le cose in faccia alla gente per fargli avere pietà di me.
Riesco ad aprirmi solo con la mia migliore amica, Gwen. La conosco da quando andavo all'asilo, c'è sempre stata per me e io per lei. Non appena l'ho chiamata stamattina è venuta qui e ha cercato di consolarmi. Le ho raccontato tutto quello che mi aveva detto l'agente Stevens. È rimasta qui a consolarmi cercando di farmi mangiare qualcosa, ma senza risultato dato che il mio stomaco si è chiuso completamente.
Siamo sedute sul divano a bere del tè, l'unica cosa che le ho lasciato preparare.
"Dovresti prenderti una pausa da tutto," mi dice, "andartene, prenditi del tempo per te, per assimilare tut-"la interrompo subito.
"Ma come faccio? Non posso abituarmi così, puff. Come per magia."
"Non sto dicendo questo, sto solo dicendo che dovresti prenderti una pausa dalla gente di questa città che ora, beh...non voglio dirlo.. Però.."
"Sì, ho capito. Mi vede solo come una donna a cui gli è morto il marito, tutto ciò non fa altro che ricordarmelo. Ma io non voglio dimenticarlo, capisci? Io lo amo."
"Lo so, ma tu sai meglio di me che lui vorrebbe che tu andassi avanti a vivere, lo distruggerebbe sapere che tu stai male. Lui sarà sempre con te..."
"Lo so ma.. È difficile."sospiro.
"Per questo faresti meglio a prendere una pausa da tutto, andiamo al mare io e te. Ci stai?"
"Al mare? A fare cosa? Divertirmi? Non fa per me scusa"rispondo cercando di non sembrare troppo dura, ma purtroppo non ci riesco.
Leggo la delusione nei suoi occhi e mi intristisco ancora di più.
"Scusami, non volevo essere così stronza... Ci penserò, okay?"
Non appena lo dico sorride annuendo e sorrido anche io.
Un sorriso dopo tante lacrime.

"Prepariamo qualcosa da mangiare, sì?" Mi chiede speranzosa.
"No, scusa. Se vuoi mangia qualcosa tu ma io non me la sento ancora." Rispondo dolcemente.
"Gabbe, devi mangiare." Dice retorica.
Cerco di non guardarla mentre va in cucina. La sento che tira fuori le pentole. Probabilmente cucinerà troppo per farmi mangiare qualcosa. È sempre la solita stupida e io la solita testarda, quindi sarà costretta a mangiare tutto se non vuole buttarlo via. Non che io non voglia mangiare, ma non ce la faccio.
Lui è morto. Sì, morto. Non se n'è andato o è venuto a mancare, è morto e basta.
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Ciao a tutti :)
Questa è la prima storia che scrivo, so che l'inizio non è troppo felice, ma spero vi piaccia.
Tanti baci, Giulia. Xx

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