O-Vittoria

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Dopo aver salutato l'antipaticcissima agente immobiliare entro nella mia nuova casa.
Fa schifo, letteralmente, come la persona che ci vivrà dentro, ma so che per qualsiasi cosa sono al terzo piano ed ho anche una finestra.
L'incessante vibrare del mio telefono pone fine ai miei pensieri e mi riporta alla realtà.
-Cami- Esclamo fingendomi entusiasta della nuova casa.
-Vitto com'è? -
Si aspetta una risposta sincera, ma è mia sorella e non ho intenzione di farla preoccupare più del dovuto.
-Hai presente camera nostra?-
-Intendi dire che è piccola?-
-Non solo, è anche bella e accogliente.- Mento.
Ho sempre odiato la mia stanza, perché dovevo condividerla con lei, che è la persona più disordinata che io conosca.
Ora, in questo appartamento piango la sua assenza.
-La mamma?-
-É a lavoro, a casa ci sono solo io-
Ora capisco perché mi ha chiamato.
-Sono un po stanca- Ammetto.
-Allora ti lascio riposare, ti richiamo appena posso-Dice prima di attaccare.
Posso, non voglio...perché mio padre, l'uomo che più ammiravo al mondo mi ha letteralmente cacciato di casa, togliendomi tutto quel che mi rimaneva dopo la morte del mio più caro amico.
Non ho più una famiglia, ma sono riuscita a trovare questo piccolo appartamento grazie a un piccolo e ultimo aiuto economico di mio nonno.
Poggio la borsa sul pavimento e mi abbandono sul divano all'ingresso, che poi è anche il soggiorno e la sala da pranzo sono i dettagli meno irrilevanti degli ultimi mesi.
Accendo la piccola televisione,ma quando sento parlare per l'ennesima volta del nuovo virus arrivato in Cina imposto il muto e mi abbandono sul divano.
Suonano il campanello e mi preparo a sfoggiare il mio miglior sorriso.
Saranno sicuramente gli altri abitanti del palazzo che sono venuti a darmi il benvenuto.
Quando apro la porta, però, sul vecchio tappeto all'ingresso c'è un volantino che pubblicizza il cibo e l'alcool che si troverà alla festa di stasera.
Riconosco il luogo dalla foto, è poco distante da qui.
Prendo il volantino.
-C'è un virus che procura centinaia e centinaia di morti. E loro? Pensano a fare una festa! - Esclama una donna dai lineamenti asiatici.
Il marito annuisce assecondandola, Poi mi notano e mi sorridono cordiali.
-Non credevo che in quell'appartamento ci stesse una famiglia-Sussurra osservandomi attentamente.
-Ci vivo solo io-La informo sforzandomi per mantenere un sorriso credibile.
-Oh! Benvenuta, spero riusciremo ad andare d'accordo-
Annuisco.
Poi, stufata dalla conversazione torno in casa senza nemmeno salutarla.
-Ma sarà maggiorenne? - La sento chiedere al marito.
Ci mancavano solo i muri in cartapesta.
Il mio telefono segna le 6pm, così, mi maledico per non essere passata a comprare qualche cavolatina di già pronto al supermercato.
Un altra pizza o un panino dal Fastfood più vicino non me lo posso permettere.
Il volantino sul tavolino cita che il cibo e l'alcool sono gratuiti e che l'ingresso costa solamente otto euro.
Tuttavia, quando vedo che le ragazze possono entrare senza pagare mi maledico e inizio a disfare la valigia.
Devo trovarmi un lavoro al più presto.
Ne ho bisogno, perché mio nonno non può più aiutarmi.
Fortunatamente, mia madre mi ha aiutato a prendere più cose possibili da casa.
E mentre metto apposto i vestiti mi accorgo di aver messo per sbaglio anche la felpa rossa di papà.
Spero che non mi cerchi solo per venirla a riprendere.
Non posso permettermi il taxi e il mio stomaco sta brontolando ormai da ore.
Continuo a maledirmi per quel che ho fatto, ma non rimpiango di aver ammesso a me stessa chi sono realmente.
Una ragazza poliamorosa alla ricerca di stabilità.
Ho sempre amato due persone alla volta, coppie, fratelli, compagni di classe, compagni di squadra...
Mettendo in dubbio il valore dei miei sentimenti. La realtà è sempre stata che amavo entrambi, non c'è mai stata una persona che ho amato di più, a partire dalla mia stessa famiglia.
Nonostante la reazione di mio padre lo amo quanto amo mia madre e mia sorella.
Parlo di amore perché il voler bene e l'affetto sono cose minori.
E non si può voler del bene a delle persone che ti hanno amato/ti amano e ti hanno sempre dato tutto.
Sistemo anche gli oggetti del bagno e decido di prepararmi.
Andrò a quella festa, mangerò e tornerò a casa.
Indosso dei Jeans molto aderenti, un top elaborato e una giacca in pelle nera coordinata alle scarpe e alla borsa.
Prendo le chiavi di casa, metto un elastico al polso e mi addentro per le fredde strade di Milano.
Ho 18 anni, mi ripeto mentre la paura che da ogni vicolo sbuchi un mostro continua ad aumentare.
Fuori dal locale c'è poca coda e la maggior parte delle persone e lì solo per fumare.
Il buttafuori mi sorride, poi alza la cordicella rossa e mi fa entrare.
C'è della musica leggera, quasi a basso volume e l'unico rumore che si sente è quello dei baci che si scambiano le persone.
-Desideri qualcosa?-Mi chiede la ragazza con delle calze a rete e una tutina corta, aderente e molto scollata.
-Il cibo?-Chiedo tranquilla.
-Se mi baci te ne porto quanto ne vuoi-Esclama aprendo le braccia.
Con quel gesto mette ancor più in risalto il suo seno e la sua pancia piatta tant'è che delusa le volto le spalle e mi addentro nel vivo della festa.
Sarò pure poliamorosa, ma ho rispetto di me stessa e non mi faccio toccare da delle persone che non conosco.
-Bambolina mangi con noi?-Mi chiede un uomo molto più grande di me seduto al bancone.
Il barista mi sorride ma con un piccolo movimento del capo mi fa capire di allontanarmi.
Seguo il suo consiglio e raggiungo la pista da ballo, o meglio, il cameriere che distribuisce il cibo alle persone che ballano.
-Scusi posso una...? -
-Pasticcino le ho finite, ma se mi raggiungi al bancone ti offro qualcosa da bere e te ne lascio qualcuna.-
Rispetto alle altre persone che mi hanno rivolto la parola il suo tono non ha nulla di malizioso così decido di seguirlo.
Poi, mi siedo su uno sgabello al bancone mentre lui mi prepara qualche cocktail e mi lascia qualche tartina nel piattino.
Ne addento muna, provando a non sembrare un vero e proprio animale e pian piano le gusto entrambe.
-Non ti ho mai vista qui-Commenta tagliando del limone.
-Sono arrivata oggi in città-Dico pulendomi la bocca dalle briciole.
-Sei di qui vicino però, non hai accenti del meridione come le persone che conosco-
-Sono di Varese-
-Sei qui da sola? - Mi chiede dopo un po.
Afferro il cocktail che mi ha lasciato e lo sorseggio lentamente.
-È buonissimo-Esclamo dimenticamdomi della mia domanda.
-Lo so, l'ho fatto io-Esclama.
Pian piano la musica si alza e capisco che sta per iniziare la vera festa.
-Me ne faresti un altro?-
-Sempre al limone o vuoi cambiare gusto?-
-Mh... Fai tu-Rispondo indecisa.
Mentre prepara il mio secondo cocktail mi giro verso la pista.
Sento gli occhi delle persone bruciarmi la pelle e agitata mi volto nuovamente verso il bancone.
-Pompelmo-Mi risponde ponendomi la stessa bevanda di prima, solo un po più rosea.
La osservo attentamente, poi ricambio il suo sorriso e vado in pista insieme al mio nuovo cocktail.
In un angolo della pista, sopra a una cassa ci sono due ragazze che si baciano.
Poi li vedo, gli occhi che mi osservano da quando sono seduta al bancone.
Noto a chi appartengono e decido di tornare a bere altro, perché ormai la fame mi è passata.

⭐e/o💭?

Desideri e complicazioni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora