capitolo uno

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Berlino, Germania.
Estate 1943.

Appena vidi che stava per prendere la rincorsa e buttarsi in piscina, provai ad uscire velocemente per mettere in salvo i miei spariti che stavano proprio sul bordo, ma non feci tempo a metabolizzare il tutto che Niall era già nell'acqua e i miei fogli completamente inzuppati.

Con una furia distruttiva pronto a liberare tutta la mia collera mi voltai verso di lui per urlargli contro, ma mi bastò vederlo tossire a causa dell'acqua gli era entrata dal naso per intenerirmi.

Come potevo anche solo pensare di potermi arrabbiare con Niall?!

Nonostante avessimo la stessa età, Niall per tutti noi era rimasto ancora quel bambino indifeso che a scuola prendevano in giro e che aveva bisogno solo di coccole dalla mamma. Misi tutta la rabbia da parte e d'istinto mi avvicinai in fretta a lui, misi una mano sulla sua schiena e mi assicurai che stesse bene, al contrario di Liam e Zayn che invece erano seduti su due sdraio e ridevano come matti per la scena a cui avevano appena assistito.

«Stai bene Nialler?» gli chiesi.

«Non so nemmeno tuffarmi che bevo come un bambino» si lamentò lui mettendosi le mani sul viso e piagnucolando.

«Ma tu sei un bambino!» urlò Zayn dalla sua sdraio.

Niall di scatto tolse le mani dal suo viso, voltò la testa verso il moro e subito gli indirizzò un amorevole e dolcissimo dito medio facendo ridere sia me sia Liam.

Vedendo che era tornato il solito divertente e stupido Niall, tornai dai miei spariti completamente inzuppati e d'istinto sbuffai perché in realtà avrei voluto urlare in quel momento per il nervoso che avevo dentro che però cercai di reprimere per non far rimanere male Niall.

Cercavo di pensare al lato positivo, provavo a calmarmi e a riderci su ma non riuscivo a togliermi dalla testa il pensiero che con un tuffo il biondino aveva buttato via il mio lavoro di quasi tre settimane.

«Come procede con la tua musica?» mi chiese puntualmente Niall venendo accanto a me, ma appena vide i miei figli completamente zuppi spalancò gli occhi e mi guardò tristemente.

«Sta tranquillo Nialler...» provai a rassicurarlo.

«Merda, sono un tale cretino! Perdonami Lou, ti prego perdonami!» continuò lui ma io subito gli misi una mano sulla spalla e gli sorrisi dolcemente per rassicurarlo e fargli vedere che andava tutto bene.

«Non era nulla di che, sta tranquillo: scriverò qualcos'altro per il Führer» ripetei sempre per rassicurarlo.

«Quindi ora lavori con noi? Suonerai anche tu per Hitler?» chiese tutto felice.

«No, non ancora ma mi ha chiesto di comporre qualcosa perché presto vuole sentirmi suonare» risposi.

La verità era che non avevo la minima intenzione di andare a suonare dei brani classici per quel mostro, piuttosto mi sarei tagliato le dita una ad una, ma del resto, per quanto detestassi l'idea, non avevo altra scelta se non farlo.

O il pianista o un soldato.

Perciò piuttosto che uccidere degli innocenti, macchiarmi con il sangue di persone che non meritavano di morire, preferivo vedere quel baffone tutti i giorni e suonare per lui, come stavano facendo Liam, Zayn e Niall del resto.

Li conoscevo ormai dai tempi delle elementari, quando eravamo piccoli ne avevamo combinate di tutti i colori insieme e man mano, anno dopo anno, il nostro rapporto si è rafforzato fino agli anni in conservatorio in cui è diventato fraterno ed indistruttibile.

Erano i miei fratelli.

Loro tre però, a differenza mia, erano molto più bravi e più concentrati sulla musica: avevano finito molto presto, avevano avuto il loro diploma accademico ed erano musicisti molti stimati a Berlino, al contrario mio che invece avevo oziato, procrastinato e trascurato il tutto e, quando la guerra era iniziata, mi ero ritrovato a non essere ancora riconosciuto come un pianista di conservatorio.

𝟏𝟗𝟒𝟑 || 𝐋.𝐒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora