capitolo quattro

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Gli spiragli del sole che passavano dalle persiane mi finirono sugli occhi svegliandomi per il fastidio che mi stavano provocando.

Era domenica, il giorno in cui mi svegliavo più tardi del solito e passavo il resto della mattina nel mio letto invece di andare a Messa con mio padre e le mie sorelle. Quella mattina però quei maledetti spiragli di luce mi avevano svegliato rovinando il mio piano di fare ancora due o tre ore di sonno nel mio amato letto.

Mi sollevai leggermente sui gomiti e a terra, vicino al mio letto, c'era Harry con in dosso solo un paio di boxer dato che era luglio e faceva molto caldo.

Stava dormendo a pancia in giù, il suo viso era delicatamente appoggiato al cuscino e la sua pelle era dorata sotto i raggi del sole: sembrava un vero e proprio angelo talmente era bello.

Il modo in cui dormiva con la bocca leggermente aperta era così innocente che mi stupivo del fatto che un ragazzo così potesse uccidere delle persone. Sembrava così buffo, così dolce e così fragile che mi sarebbe venuta voglia di alzarmi, portarlo nel letto con me e stare abbracciato con lui tutto il tempo. Molto probabilmente se non fosse stato l'assassino che era mi sarei perdutamente innamorato di lui!

A distrarmi dai pensieri fu proprio Harry che piano piano aprì gli occhi e, appena incontrò i miei, fece un piccolo sorriso.

Di scatto mi alzai e indossai velocemente le prime cose che trovai per scendere al piano di sotto e fare colazione.

«Ciao Louis.» disse Harry.

Mi stava fissando in ogni mio movimento, in ogni gesto. Mi sentivo così tanto in soggezione sapendo che il suo sguardo non mi perdeva mai di vista!

«Hai dormito bene?» gli chiesi appena fui pronto.

Volevo infierire sul fatto che era lui quello aveva dormito sul pavimento, che aveva fatto qualcosa che gli avevo imposto io, che ero io che comandavo e non di certo lui, ma non sembrò volermi dare alcuna soddisfazione.

«Il tuo pavimento è mille volte meglio del letto che ho a casa mia!»

«Stronzo.» dissi a bassa voce sperando che però mi sentisse, dopodiché me ne andai sbattendo la porta.

Scesi in fretta le scale e, raggiunta la sala da pranzo, mi sedetti al mio solito posto.

«Ti sei svegliato presto questa domenica Louis! Stai bene?» mi chiese ridendo mia sorella Lottie.

«Sto alla grande grazie.» risposi imburrando una mia fetta biscottata che avevo appena preso dal pacco che c'era sul tavolo.

La colazione per me era sacra, era il mio momento preferito della giornata. Mangiavo di tutto e di più! Passavo dalle fette biscottate al té, dalle uova al caffè! Mi ingozzavo letteralmente perché amavo sentirmi sazio per il resto della mattina e odiavo arrivare a pranzo con una fame da lupi.

«Il Tenente Styles?» mi chiese mio padre.

«Si è svegliato poco dopo di me perciò credo che a breve arriverà.» risposi senza guardarlo in faccia, non avevo voglia di rovinarmi l'appetito guardandolo.

«Ti sei comportato bene con lui vero?» continuò lui senza darmi un tregua.

Lo guardai negli occhi per la prima volta quella mattina e lo freddai con le mie iridi color ghiaccio.

𝟏𝟗𝟒𝟑 || 𝐋.𝐒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora