capitolo dodici

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Come tutte le sere, dopo cena ci riunimmo in giardino per fare la solita chiacchierata tra amici prima di andare ognuno nelle proprie stanze.

Fui felice di sapere che quella sera Lottie e Félicité non ci sarebbero state.

Non era cattiveria, non era egoismo, semplicemente sapere che mia sorella sbavava per l'uomo che amavo più al mondo mi faceva imbestialire e volevo evitare di litigare con lei.

Harry amava questo mio lato possessivo, questa mia gelosia irreprimibile, io invece amavo lui in ogni cosa che faceva, in ogni suo gesto, ogni sua parola o espressione.

Ero completamente e perdutamente innamorato di lui e non volevo perderlo, volevo averlo al mio fianco per il resto della mia vita e la sola idea che un giorno, finita la guerra, avremmo iniziato una vita insieme come una vera coppia mi faceva venire voglia di piangere di gioia.

Quello che però mi faceva più stare male era essere felice nello stesso momento in cui i miei amici erano distrutti.

Liam, per cause misteriose, era sempre triste. Viaggiava per casa con gli occhi sempre rossi e la cosa che mi faceva ancora stare più male era sapere che stava buttando tutto il suo dolore nell'alcol. Gli avevo parlato, avevo provato a tirare fuori il suo dolore ma lui mi aveva liquidato all'istante dicendomi che era tutto ok, che era solo un periodo un po' triste per la guerra ma sapevo che non era quello il problema.

Niall invece veniva costantemente mortificato da tutti. Il suo talento era costantemente sottovalutato da tutti: da mio padre, da Hitler, dagli ufficiali. Nessuno capiva quanto in realtà fosse talentoso, quanto fosse bravo e quanto amasse la musica.

E per finire Zayn..lui era letteralmente morto dentro. La storia con Gigi, giustamente, lo stava distruggendo. Non sapevo come trovava la forza di andare avanti essendo a conoscenza che ci fosse il rischio che potesse succedere qualcosa all'amore della sua vita.

«Quanto manca per fare i documenti?» chiese dal nulla Zayn mentre stavamo provando a parlare di cosa avevamo fatto durante la giornata.

Era sempre assorto, non ci ascoltava mai e le poche volte che parlava era per Gigi.

«Sto facendo il massimo Zayn ma ci vorranno almeno due settimane, devo cercare di essere discreto e..» provò a dire Harry ma Zayn subito lo interruppe.

«Gigi è qui.»

Le lacrime iniziarono a rigargli il viso e prontamente Liam si alzò per avvolgere con un braccio le spalle di Zayn, come per fargli forza.

«Cosa?! L'hai portata qui?!» sbottai sconvolto e terrorizzato per l'azione di Zayn.

Volevo aiutare Gigi e sopratutto volevo aiutare Zayn ma portarla a casa mia, nella tana del leone, era la scelta più pericolosa e stupida che potessimo fare.

«Mentre ero nel nascondiglio con lei sono arrivati dei soldati per portarli via tutti. Ho fatto in tempo a portare via lei ma tutta la sua famiglia sarà di certo in uno dei campi.» singhiozzò Zayn lasciandosi andare sulla spalla di Liam.

«Mio Dio che situazione!» affermò Liam mettendosi una mano sul viso.

«È disperata, ha bisogno di compagnia. Io non riesco a vederla stare così male.» continuò Zayn.

«Farò il più in fretta possibile Zayn, te lo prometto ma devi dirci dove l'hai nascosta.» affermò Harry.

«In cantina.» rispose all'istante.

«Ok, allora a turno le faremo compagnia, non la lasceremo mai sola ok?! Sarà terrorizzata a morte perciò dobbiamo garantirle la sicurezza, dobbiamo fare in modo che smetta di avere paura perché noi siamo al suo fianco, chiaro?» disse Harry più serio che mai.

𝟏𝟗𝟒𝟑 || 𝐋.𝐒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora