capitolo undici

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Bussai alla sua porta e, con il cuore in gola ed il respiro irregolare, aspettai che mi venisse ad aprire.

Ero terrorizzato all'idea che mi avrebbe cacciato appena mi avrebbe visto.

Dopotutto me lo meritavo un trattamento così ma in quel momento ero disposto a qualsiasi cosa per poter restare solo con lui, per dormire insieme e riassaporare le sue labbra carnose e paradisiache.

Ero fatto male, lo sapevo perfettamente. Prima lo odiavo poi lo riavvicinavo ma era più forte di me. Avevo paura per quello che sarebbe successo soprattutto a lui dato che era una figura importante nella cerchia degli uomini di Hitler.

La sola idea che avrebbero potuto torturarlo, fargli fare una cura ormonale o mandarlo in un campo di concentramento mi faceva mancare il respiro.

Preferivo morire piuttosto che vederlo stare male perciò avevo preso la decisione di stargli lontano ma allo stesso tempo mi ero reso conto che stavo morendo a tenergli le distanze.

«Che ci fai qui Lou?» mi chiese scocciato appena mi trovo fuori dalla porta.

«Posso entrare?» domandai a mia volta timoroso di un secco "no".

Harry mi guardò qualche istante poi, dopo aver alzato gli occhi al cielo, si spostò dall'ingresso per farmi entrare.

La stanza in cui lo avevano sistemato era molto simile alla mia, anzi era esattamente uguale con la sola differenza che la sua era spoglia al contrario della mia che era piena di spartirti e fogli vari sia sulla scrivania sia affissi alle pareti.

Mi sedetti subito sul letto a gambe incrociate mentre Harry si sistemò sulla sedia della scrivania.

Prese una sigaretta da un pacchetto che tirò fuori dalla tasca dei suoi pantaloni color verde militare e subito se la portò alla bocca accendendola con un fiammifero.

«Non sapevo fumassi..» dissi cercando di allentare la tensione.

«Non fumo.»

«Ma stai fumando ora Harry..» affermai ridendo.

«Fumo solo quando sono nervoso.» spiegò facendo uscire dalla sua bocca una nuvola di fumo.

«E ora sei nervoso?» gli chiesi senza pensarci più di tanto.

«Lou perché sei qui?»

«Possiamo parlare un po' di tutto quello che sta succedendo tra di noi?»

Harry fece un tiro di sigaretta poi, appena sentì le mie parole, scoppiò a ridere e il modo in cui espirò fuori il fumo mi fece venire una scarica di brividi lungo la schiena e la voglia di saltargli addosso e baciarlo salì al di sopra delle stelle.

«Ah ora vuoi parlare?!» mi chiese lui nervoso.

«Volevo ringraziarti per quello che farai per Gigi e Zayn, significa tanto per tutti.» dissi cercando di farlo rilassare il più possibile e di scacciare via il gelo che c'era tra di noi.

«L'ho fatto solo perché sono un assassino.» ribatté lui con un sorrisetto bastardo.

Di scatto mi alzai e corsi ad accucciarmi davanti a lui per fargli delle dolci carezze sulle ginocchia.

«Harry..» sussurrai.

«No Louis, sono stufo ok?! È da quando sono arrivato che cerco di farti capire che sono una brava persona!» urlò lui alzandosi di scatto e facendo alzare anche me.

Mi odiavo, mi odiavo terribilmente.

«Odio la guerra e la violenza! Odio quello che sta succedendo e odio Hitler, ma quello che odio più di tutti è sapere che tu mi vedi come una brutta persona, che mi disprezzi.» urlò lui al limite di un pianto isterico.

𝟏𝟗𝟒𝟑 || 𝐋.𝐒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora