capitolo quattordici

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Quello che più mi piaceva del dormire con Harry era la vista sui suoi occhi. Addormentarsi e svegliarsi con la consapevolezza di trovare quei due smeraldi fissarti era qualcosa di magico, di inspiegabile. Mi bastava il suo sguardo che dentro di me si scatenava il finimondo: le farfalle, anzi lo zoo, si impossessavano del mio stomaco arrivando perfino al mio petto ed il mio cuore prendeva ad accelerare. Harry mi faceva sentire speciale, mi faceva sentire amato.

Quella sera però, dopo lo spiacevole incontro con Kotler, non riuscivo a rilassarmi. Anche se avevo una camera con vista sugli occhi di Harry Edward Styles, non mi davo pace.

In testa avevo il flash delle truppe di mio padre accompagnate dai cani che arrivavano a passo deciso a prendere Gigi, Harry, Zayn, Liam e Niall. Se chiudevo gli occhi riuscivo perfino a sentire il rumore dei loro stivali che calpestavano la ghiaietta che c'era fuori nel parco di casa mia.

«Boobear, che hai? Perché sei così teso?» mi chiese Harry mentre eravamo nel letto e lui, come ogni sera, mi faceva delle dolci carezze alla schiena per cercare di rilassarmi.

«Mamma mia sei un fascio di nervi tesi, ti prego sta tranquillo.» continuò divertito.

«Ma tu come fai ad essere così tranquillo sapendo che pericolo rappresenta Kotler?» sbottai sbuffando.

«Non ho paura di lui Lou e poi sai che rischierei la vita per difendere te e gli altri.» mi rispose distogliendo lo sguardo dal mio per indirizzarlo al soffitto.

«Io sì invece, sono terrorizzato al solo pensiero che tu possa finire in un campo di concentramento per averci aiutato.» ribattei con voce rotta: volevo piangere. Del resto era da quando era iniziata la guerra che lo facevo, ma non volevo passare per un piagnucolone davanti ad Harry. Lui sapeva però perfettamente quanto fossi fragile in quel periodo perciò era solo felice che mi sfogassi.

«Non succederà e anche se fosse tu non devi preoccuparti, starò bene se sono certo che anche tu starai bene.» disse lui sorridendomi e accarezzandomi dolcemente la guancia.

D'istinto misi esattamente la mia mano sulla sua e gli feci anche io delle piccole carezze con il pollice, poi gliela presi per portarla alla bocca e scoccargli dei baci. Sul suo viso comparse uno di quei suoi splendidi sorrisi coronato dalle sue straordinarie fossette che mi facevano sentire completamente dipendente da lui e automaticamente, come un ebete, sorrisi anche io.

«Senza di te non starò mai bene Harry perché io senza di te non sono niente, sono perso.»

«Tu sei tutto invece Lou! Sei forte, sei testardo e sei in grado di tenere testa a tuo padre, a Kotler, perfino alla guerra anche senza di me perché sei coraggioso amore mio, sei tanto coraggioso.» affermò Harry accarezzandomi i capelli.

«Io voglio che tutto questo finisca, voglio amarti davanti a tutti e vivere il resto dei miei giorni con te.»

«Qual è la cosa che desideri di più finita la guerra?» mi chiese diventando serio.

«Avere una famiglia con te.» risposi di getto: sapevo cosa volevo, ne ero certo, avevo le idee chiare e lui era al centro di tutti i miei programmi.

«Anche io voglio una famiglia con te Lou.»

«Voglio stare con te per sempre.»

«Noi staremo insieme per sempre Boobear.» mi disse sorridendo, dopodiché ricominciammo a baciarci.

La mattina dopo, quando mi svegliai, il mio risveglio non fu con vista sugli occhi di Harry ma trovai un biglietto molto probabilmente scritto da lui. Lo afferrai all'istante e appena riconobbi la sua scrittura la prima cosa che mi venne da fare fu sorridere e toccare con l'indice le parole scritte di suo pugno sulla carta.

𝟏𝟗𝟒𝟑 || 𝐋.𝐒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora