lui ormai era solo un ricordo.

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Era passato così tanto tempo che ciò che ricordavo di lui ormai erano solo ricordi.
Non ricordavo nemmeno quanto fosse alto.

“Ciao”  dissi, ma senza la paura di sembrare sciocco
“Ehi” rispose lui, confuso.
“Come stai?”

“Sì…” aggiunsi, non aveva senso, non aveva per niente senso, ma fu l'unica cosa che mi venne in mente in quel momento.

“Si cosa?” rise sopra lui.

“Sì… Cioè, sto bene…” lo guardai e a voce abbastanza alta dissi: “…Mi manchi”.

Doveva rimanere un pensiero, ma con lui i miei pensieri dovevano essere detti a voce alta, era una nostra promessa, fatta tempo addietro.
Non mi esprimo molto con le persone, so che feriscono e quindi meno la gente sa di me, meglio è.

Eppure, ricordo che lui un giorno mi disse, di punto in bianco: “Tu, ogni volta che fai un pensiero, di qualsiasi tipo e sei con me, devi dirlo a voce alta”.

Quando gli uscì dalla bocca quella frase, io iniziai da quell'istante, dicendogli: “Sei cambiato” e lui sorrise.

“Si… Cioè, sto bene, mi manchi” dissi a voce abbastanza alta.

“Stai mantenendo la promessa fatta, bravo! Anche io sto bene! Sono stanco, ma tutto sommato me la cavo” finì lui.

Mi diede un abbraccio e se ne andò per la sua strada.

Non ricordavo i suoi capelli neri, figuriamoci se mi fossi ricordato un suo abbraccio, così mi girai, le bussai alle spalle e non appena si girò lo abbracciai.

Fu un abbraccio inaspettato, freddo e caldo,
“Cosa.. che…” era confuso.

“Ho sempre avuto questa curiosità”
“Ovvero?” sempre più confuso.

“Non ho mai provato come ci si sente quando ti abbracciavo, me ne sono andato prima di poterle provare, credendo che, non appena fossi tornato, sarebbero state lì ad aspettarmi… Ma la vita non è fatta per le attese, la vita è fatta per essere vissuta…”

“Non capisco…” m'interruppe.

“…Nemmeno io” dissi io “…solo che dovevo provarle, ero incompleto e mi dispiace, ma avevo bisogno di sentirti”.

“Ma..”
“Scusa” dissi io, mi girai e tornai sui miei passi.

Non mi girai, non volevo, non sapevo nemmeno cosa avrei voluto che accadesse; eppure accadde qualcosa.
Mi busso le spalle, mi girai e con tutte le giustificazioni, mi tirò uno schiaffo in faccia.

“Tu mi conosci! Coglione” urlò.

“Io… non ricordo più chi sei” dissi, toccandomi con la mano fredda la guancia colpita.

“Tu mi conosci benissimo e sai che…” notai i suoi occhi, erano strani, vivi dopo tanto tempo.

L'ultima volta che lo vidi aveva un  espressione diversa, fu la volta che decisi di provare una nuova vita, lontano da tutto e tutti.

“Tu sai che sono la stessa persona, il tuo migliore amico.. ricordi?”

“…Ricordo eccome” conclusi la sua frase.

“Sì.. Sono sempre io. Tu invece sei cambiato”.

“ho una figlia ora” fu un pensiero, ma non mio.

“Come si chiama ?” disse, confuso.

“Asia…"

“Bel nome ” disse ma poi continuò “…Io sono single... .” concluse, con gli occhi ormai pieni di felicità

“Tu…” disse.

“Sei felice” continuai io.

“Tu, sei la testa di cazzo” aggiunse lui.
“E tu sei un idiota” conclusi.

Gli diedi un abbraccio così forte che le sue costole erano quasi a contatto con le mie.

Passai poi le mie dita fra i suoi capelli per spettinarli,  e chiedendogli di dirmi sempre ciò che pensava, in qualsiasi occasione.

Lui sorrise, rispose che l'avrebbe fatto sicuramente, poi, con tutta la sua eleganza, mi salutò e con un sorriso, tornammo alle nostre vite, senza più litigi per un periodo, che ormai, dopo anni, non ha più importanza.

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