Era inesperto

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Era inesperto e non sapeva come si faceva, cosi, dopo uno dei tanti baci che gli stavo dando, feci un sorriso quasi divertito, ma che lui non riusci a interpretare.

Sorrisi perchè era il classico ragazzino che vuole fare finta di sapere, ma che in realtà non sa nemmeno del perchè si trovava li, attaccato alle mie labbra.

Così mi decisi e mi dissi che avrei dovuto fargli passare la sua prima volta, come quella che tutti sognano e non come le prime volte che fanno soffrire e che ti lasciano con tanti perchè, ma che non hanno risposta.

Era una sera qualunque, una serata in cui pensi solo: dove lo porto fuori per vederlo felice?
Optai per un posto qualunque e c'azzeccai.

Parlammo di qualcosa di generale, forse anche di animali, arrivando alla fine a parlare di noi, come persone, per poi sorridere come dei coglioni.

Ci frequentavamo da un po e quella sera, oltre alle sue labbra e ai suoi occhi, non notai la sua solita faccia impaurita, ma la sua vera faccia sorridente e seducente.

Entrammo nella caffetteria, era sera e non so perché, ma mi venne voglia di cappuccino; anche se non credo sia normale ordinarne uno alla sera, eppure ne avevo voglia.

“Ti ricordi quando tu mi baciasti?” mi chiese lui.

“No, a dire la verità, m'hai baciato tu” risposi io.

Finiamo sempre a parlare di quella prima volta, del nostro primo bacio, la quale non si è mai capito di chi fosse stata l'iniziativa e iniziammo a litigare come al solito.

Bevvi quel cappuccino con un poco di amarezza e mi passò la voglia di stare con lui, così cercai di convincerla ad andarcene.

Saranno state le dieci e mezza di sera quando uscimmo dalla caffetteria e c'avviammo verso la macchina, una volta arrivati al parcheggio, però, successe qualcosa, che ancora oggi non riesco a definire.

Eravamo in silenzio e lui si accese una sigaretta, si appoggiò ad una delle porte della macchina e lo fissai.

Era buio, eppure riuscivo a percepire il verde/maronne dei suoi occhi che mi fissavano.

Fece qualche tiro, il tutto in silenzio, poi mi salì una voglia delle sue labbra e pensai: “chi se ne frega di chi avesse dato il primo bacio, io ne voglio uno in questo preciso momento!”

Così m'avvicinai, gli buttai via la sigaretta e mi presi ciò che volevo e credetemi, non obbiettò per niente.
Lo sbattei verso la macchina, prendendomi ciò che volevo, poi lo strinsi a me e lì, ancora oggi non so darmene spiegazione, mi venne voglia di lui, come non avevo mai provato.

Aprii la portiera della macchina e lo feci entrare, ci stendemmo all'interno e per la prima volta mi trovai sopra di lui, con i suoi occhi puntati su di me e le sue labbra a pochi centimetri dalla mia bocca.

Percepivo il suo respiro, era diverso e non esitai, lo baciai nuovamente ancora e ancora e ancora, senza stancarmene mai.

Ogni bacio che passava, la voglia di lui saliva, così gli sorrisi come vi avevo descritto prima, con un po di divertimento e con un po di amore.

Gli presi le mani e le portai sopra la sua testa, incastonandole a solo una delle mie, le strinsi, come se fossero legate da un nodo, e con la mano libera che mi rimaneva gli toccai i fianchi.

Toccai con le mia dita fredde, la sua pelle calda e strinsi pure quella, verso il mio corpo.

Le sue labbra fecero un piccolo sorriso, probabilmente soffriva il solletico e glielo concessi, poi però capii che non era proprio solletico quel suo piccolo sorriso.

Capii solo allora che non era mai stato toccato da nessuno, così decisi che gli avrei dato ciò che ogni ragazzo sogna per la prima volta, un ricordo stupendo.

Le dita delle mia mani cominciarono a salire lentamente, arrivando prima alle sue ultime costole, la mia bocca, contemporaneamente, si stacco dalla sua e passo al collo, baciandoglielo lentamente.

Non disse nulla e lasciò che tutto ciò che stava accadendo, accadesse veramente, per la nostra prima volta.
Arrivai a sfiorarle il petto  e non volevo permettere che dicesse qualcosa di troppo, come al suo solito, così lo zittì, baciandolo.

Tra qualche bacio di troppo, il palmo della mia mano prese a sé il suo capezzolo sinistro e lo strinse, dolcemente, senza stringere troppo, ma senza nemmeno lasciare la presa.

Fu anche istintivo il gesto suo di cercare di liberarsi le mani, ma era troppo presto per lasciargliele andare e gli morsi il labbro inferiore.

Lasciai il suo capezzolo, facendo scivolare via la mano, portandola al suo viso e solo allora liberai le sue di mani.
Lui le portò subito attorno alle mie spalle, abbracciandomi quasi.

Come un piccolo bambino impaurito dal mondo che ha solo bisogno di un abbraccio.

Rifacemmo questo passaggio per altre due volte, finche lui non mi lascio la libertà di farlo mio ogni volta che potevo e volevo.

Mi disse solo una cosa, quasi come se lo avesse deciso la sera stessa, ancora prima del cappuccino amaro: “Lo voglio”
Gli sorrisi e non parlammo molto dopo quelle sue parole.

Le mia mani ora non avevano bisogno di legare niente, ero libero di farlo mio, con la mia delicatezza e con il mio essere.

Gli sfilai il bottone dei pantaloni, le feci scivolare i pantaloni dalle gambe e prima che potessi toglierle quello che lo rendevo ancora un ragazzino, lo guardai un'ultima volta e ci sorridemmo, come dei coglioni.

Feci lo stesso con i miei di pantaloni e con le nostre mutande, così eravamo nudi, in una macchina, in un parcheggio, una serata a caso, per la prima volta.

É sempre bello sentire il corpo di una persona stringersi al tuo dopo ogni tocco, sembra quasi che tutto ciò che sta accadendo sia creato per opera tua e che in fin dei conti è così.

Entrai delicatamente, e questa volta fu lui a mordermi il labbro.
Ci guardammo intensamente, ci guardammo forse per la prima volta e il suo color verde/maronne occhi, divenne pieno di amore e sentimenti così strani che divennero lucidi.

Nella nostra semplicità, nel nostro essere diventati una cosa sola uscirono dalla mia bocca un “Scusami per questa sera” e dalle sue un semplice “Stai zitto, coglione”

One Short •  [ Dieghele ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora