-Capitolo 4-

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T/N's pov

Si avvicinò un'altra donna, quell'altra che era in stanza.

<<È la cantante del comandante, è intoccabile>> disse lei mettendogli una mano sulla spalla.

Lei si staccó da me e tirai un respiro di sollievo.

La stessa donna arrivata a Birkenau (il campo di concentramento) mi diede un vestito rosa pesca, abiti puliti e tutto.

<<passerai la giornata a casa del comandante, arriverà un'ebrea come te a dirti tutto. A10278, mentre di notte tornerai qui. >> disse lei.

<<Va bene>> sussurrai indossando l'abito.

C'era scritto un nome: (Mina Carolina se avete i capelli naturali neri, Annie Leonhart se avete I capelli naturali biondi e Lynne se sono castani, mentre se sono rossi Nifa )

Probabilmente era la cantante del comandante prima di me, e a dire la verità non voglio nemmeno sapere che fine abbia fatto.

<<era una C/C, come te, sembra quasi che al capitano Levi piacciano le C/C>>

Non credo che per un colore di capelli mi tratterà meglio, e dubito che toccherebbe la pelle di un'ebrea.

Se anche fosse, lui non piace a me, quindi non mi importa.

<<Inizierai da domani, vedi di non combinate guai e di lavartimolto spesso, soprattutto la faccia >>

Io annuì.

<<ora che abbiamo visto che il vestito ti sta bene, cambiati e vattene. Domani sarai chiamata dopo colazione>> dose andandosene.

Il pensiero che Isabel sarebbe stata da sola con la mamma, a prendersi cura di lei, mentre io a cantare davanti ad un fuoco mi faceva disgusto e molta pena.

Me ne tornai alla mia baracca, la baracca dodici.

L'unica cosa di cui sono grata della mia baracca è che non è come la baracca ventiquattro, che si limitano ad aprire le gambe per le guardie.

Pensano che non lo sappiamo noi altre, ma si vedono i soldati entrare di notte ed uscire abbottonandosi i pantaloni e sistemandosi la camicia, mentre avevano cibo extra per essere delle puttane.

Io non lo avrei mai fatto, vogliono trasformarmi in un animale ma io non glielo permetterò.

Erano passati due mesi da quando sono arrivata a Birkenau, e ho imparato molte cose, tenere la mano sotto il mento per non sprecare le briciole, restare indietro nella fila perché la verdura si depositava sul fondo, e stare zitta e buona quando avrei voluto urlare.

Quando tornai da Isabel lei capì subito.

<<Non sai quanto sia felice! >> esclamò.

<<Isabel ma io non mi merito cibo extra, tu ti sei sempre presa cura di me->>

<<senti, se non vuoi il cibo extra dallo alla mamma, non credo nella prossima selezione sopravviverà>>

(le selezioni erano esercizi per vedere chi poteva lavorare, chi non ce la faceva veniva ucciso)

<<La mamma dovrebbe andare in infermeria, ce n'è una>> dissi.

<<se la chiameranno... >> disse lei.

<<comunque mi racconterai di tutto domani>>

<<A quanto pare o almeno da quanto sembra il desiderio di sentir cantare era più del nipote del comandante>> dissi sbuffando.

<<ti hanno trattata male? >> chiese.

<<no, per ora no>> dissi sospirando.

Il giorno dopo, quando ebbi fatto colazione, se così si poteva definire, mi vestì ed andai alla villa.

A Isabel sarebbe piaciuta tanto la villa.

Quando entrai mi accolse una ragazza con un foulard il testa, gli occhi marroni e la faccia dolce.

<<Hallo, sprichst du deutsch oder polnisch? >> mi chiese.

Voleva sapere se parlavo tedesco o polacco.

<<polacco >> risposi io titubante.

<<Bene, sei nuova giusto? Vieni ti spiego >> mi disse.

<<Oh comunque mi chiamo Sasha, tu invece? Giusto, sei T/N se non erro>> parlava a macchinetta.

<<Mentre aspetterai qualcuno, dovrai aspettare ferma vicino al microfono nella stessa stanza di ieri>>

<<Ok >> dissi confusa.

<<puoi prendere del cibo, se ti beccano, ti fanno fuori. Non parlare nè a Levi, nè al comandante a meno che non ti sia richiesto, non importa l'urgenza, fai quello che ti dicono e basta. Semplice e facile no? >>

Semplice sì, facile no.

Levi intanto passó e appena mi notó, per poi distogliere immediatamente lo sguardo.

Gli facevo schifo, un ricco come lui non può capire, scommetto che gli piace vedere i campi di concentramento come panorama ogni giorno.

<<comunque, se hai bisogno di qualcosa io ci sono, e ricorda di non salire al piano di sopra, vado>> disse andandosene.

Mentre me ne andai nella stanza, anche Levi entró, e si sedette a leggere.

Perché noi? Noi siamo i peccatori ma quello che stanno facendo è inaccettabile, i demoni veri sono loro.

Che nervosismo guardare come aveva una vita agiata, ma gli avrei detto:

Io vivo da una parte con filosofi, musicisti e letterati, tu vivi in una casa piena di odio!

Ma non potevo parlare 

Per lui no era il fatto che fossi io ad essere lì, io ero irrilevante, era il fatto che io fossi ebrea che gli dava fastidio.

Perché non poteva venire a cantare una tedesca invece di un'ebrea se gli fanno così schifo? Per avere qualcosa con cui divertirsi?

Nella stanza c'era un ritratto di Erwin, che sembrava mi guardasse con i suoi occhi pieni di odio, e lo avrei squarciato volentieri.

L'atmosfera pesante, il ragazzo non intendeva parlare, e nemmeno io, non  che ne avessi il diritto, o la voglia.

Sentimmo, o almeno io, dei passi, scarpe pesanti, ma non era una sola persona.

Entró il comandante con un uomo della sua stessa età, un dottore a quanto pare.

<<oh Grisha, guarda un pó qua >> disse il comandante indicandomi.

Come si permette dico io, ora devo pure "esibirmi" davanti a un altro? Mi trovavo meglio con un pubblico, ma questo non lo era affatto, non ero su un palco, non c'erano riflettori, non avrei ricevuto applausi.

Angolo atroce

Ush, Levi ancora non ci parla, ma presto, o forse, lo farà.

Che idea vi siete fatte di Levi?


La cantante di Auschwitz ❤︎Levi x Reader❤︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora