-Capitolo 6-

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T/N's pov

Iniziò a suonare in modo sublime e io cantai.

Come faceva un tale ragazzo a raccontare così bene la storia di due cuori spezzati tramite delle semplici note?

Gli occhi socchiusi per leggere lo spartito mentre suonava, le mani che si muovevano alla perfezione, un ciuffo di capelli che gli ricadeva sul viso, era a dir poco... Bellissimo.

Appena finito di suonare il comandante parló.

<<allora vedo che non sono stati soldi buttati a caso>> disse al nipote sorridendogli.

<<Non ce ne dovevamo andare? >> chiese scocciato, probabilmente dalla mia presenza.

<<Vedo che inizi a capire, comunque per prendere malattie dagli ebrei bisogna toccarli, non si passano nell'aria nipote mio >> disse ridacchiando.

Ma lo sanno che sono qui o no?

Ma certo che lo sanno, ma non si devono aspettare alcuna reazione, da me non avranno nulla.

Se ne andarono e dalla finestra vidi la macchina partire.

C'era la neve, l'unica cosa che mi metteva un pó di allegria.

Corsi in cucina e andai a prendere qualcosa da mangiare.

Presi carote, foglie di cavolo e un pezzo di pane, una manciata di uva passa la mangiai e nel vestito misi anche un pezzo di patata.

Dio finalmente qualcosa degno di essere chiamato cibo!

Sentì un colpo di tosse dietro di me, come se volesse chiamarmi qualcuno.

Non c'era bisogno che mi girassi, ero quasi sicura fosse Levi. Ma no non poteva essere lui.

Non se n'era andato?

Aspetta, l'ho visto salire in macchina allora davvero non capisco.

<<Ich bin nicht Levi >> disse una voce femminile.

Tirai un respiro di sollievo e deglutì, non era Levi.

Una ragazza.

Capelli biancastri, occhi che esprimevano affetto ma freddezza, il vestito celeste con un grembiule bianco, e vestiti perfettamente stirati.

<<Ich weiß nicht, ob Sie Deutscher sind oder nicht. Ich weiß nur, dass Sie nicht hier sein sollten, sonst geraten Sie in große Schwierigkeiten.>> mi disse ma io non capì una sola parola, il mio tedesco non era a livelli così alti.

<<Bene parli polacco >> chiarì lei, probabilmente mi aveva chiesto se parlassi tedesco.

<<ti ho detto che non devi stare qui, torneranno comunque a breve, e devi farti trovare pronta>> disse.

<<Pronta? Pronta per cosa?>> chiesi.

<<Pronta per tornare a Birkenau idiota >> disse prendendomi per il colletto.

<<hey hey calma! >> le urlai ma lei mi scaraventó per terra.

Picchiai la schiena contro il mobile e presi anche una storta come se non bastasse, e prima che potesse fare qualcos'altro venne afferrata per un braccio.

<<Rico. >> disse Levi.

<<Levi lasciami, non si è inchinata davanti ad una tedesca questa ebrea>> disse la ragazza.

<<Devo forse ricordarti la tua posizione in questa casa? Sei una semplice serva, niente di più, niente di meno, non credo tu abbia il diritto di prentendere che qualcuno si inchini al tuo cospetto>> fece chiarezza.

<<Ma è comunque un'ebrea, perché la difendi?! >> chiese.

<<Non la sto difendendo, non voglio spargimenti di sangue, soprattutto se quel sangue è della mia cantante>> disse marcando la parola mia.

Strano, quindi era già tornato.

Rico se ne andó, e Levi mi guardó, aprì leggermente la bocca ma poi la richiuse subito e distolse lo sguardo.

Perché aveva difeso qualcuna come me?

A cosa gliene importava a lui se mi picchiava? A cosa gliene importava a lui di un'ebrea?

<<Alzati>> mi ordinó quasi lui.

Si corresse subito.

<<riesci ad alzarti? >> mi chiese gentilmente.

Io scossi il capo, ma feci per alzarmi comunque.

<<Ti ho fatto una domanda, guardami negli occhi mentre ti parlo>> disse.

Stavo piangendo, era più forte di me, non ce la facevo più.

Si abbassó con le ginocchia e mi alzó il mento con due dita.

Era molto vicino e riuscivo a vedere con chiarezza i suoi occhi.

Glaciali, blu opaco tempestati di grigio, all'interno verdi.

<<Patetica>> disse semplicemente per alzarsi.

Ero rossa in viso, mi aveva toccata.

Era la prima persona che non fosse mia sorella a toccarmi, tralasciando le violenze fisiche.

Mi alzai a fatica, e ormai mi sembrava ovvio che dovevo andarmene, ma volevo comunque conferma.

<<Levi! >> esclamai senza pensarci.

Era proibito rivolgergli la parola, ma dovevo farlo.

Lui si giró proprio mentre stava per salire per le scale.

<<Posso tornare a Birkenau o devo restare? >> chiesi.

Lui sospiró seccato come al solito.

<<vai in camera, aspetta cinque minuti e se mio zio non torna allora vattene, ti sarà data una giacca, è sul comodino nella stanza >> disse per poi salire le scale.

Feci esattamente come mi era stato detto, però notai un fogliettino sul pavimento.

Una figura femminile non completata, vicino ad un asta che sorreggeva un microfono.

Allora non stava scarabocchiando, ma stava disegnando.

Ok, sa suonare, sa disegnare ed è intervenuto prima, ma questo non significa che sia dalla mia parte, è comunque un mio nemico.

Effettivamente c'era la giacca marroncina e la indossai.

Era caldissima, non avevo notato che dentro c'era della pelliccia.

Di sicuro il comandante non avrebbe potuto mai darmi cosa simile, lo avrà convinto Levi, che a sua volta sarà stato convinto da Sasha.

Non so perché ma quella ragazza mi sta simpatica, è un raggio di sole in una giornata di neve.

Aspettai i cinque minuti ma nessuno arrivò, perciò me ne tornai a Birkenau, che ormai avrei potuto definire casa, in pratica ci abitavo.

Intanto vidi dei ragazzi, e lo riconobbi.

Armin...

Mi sentivo una traditrice con una bella giacca calda e cibo extra mentre loro lavoravano al freddo.

Comunque anche Armin mi riconobbe e mi salutó.

Era terribile.

Tornata c'era come al solito Isabel che mi aspettava, almeno questa volta avrei potuto portarle qualcosa in più da mangiare e raccontarle di Levi.

Angolo atroce

Ultimo capitolo di oggi hehehe <3

Levi, non ti si riesce a capire.

Ti facciamo schifo o no?

La cantante di Auschwitz ❤︎Levi x Reader❤︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora