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Il rombo dei motori posti sulla linea di partenza si disperse in quella desolata e buia zona di Seoul. La folla urlava e emetteva fischi in vista dell'inizio, mentre nei partecipanti, che si occupavano nel frattempo di sistemare gli ultimi particolari, si era scatenata una scarica comune di adrenalina e fame di vittoria.
Un altro desiderio comune era inevitabilmente quello di riuscire a mettere al tappeto Nochu, il quale, però, non era per niente concentrato. Non pensava ad altro se non allo sfidante che gli stava sul lato.

Era una persona schietta e sincera e per ciò non negava minimamente che quel ragazzo avesse catturato la sua attenzione sin da subito, ma non perché volesse intentare qualcosa, niente di tutto ciò, semplicemente desiderava vederlo in azione, pregando affinché non si rivelasse una delusione come tutti gli altri.

Gli dedicò uno sguardo, prima di abbassare definitivamente la visiera del proprio casco, e si vide colto alla sprovvista perché quel biondino era già voltato verso la sua direzione. Entrambi si scoprirono a fissarsi, a lanciarsi chissà quale maledizione o chissà quale dichiarazione di guerra, a parlarsi tramite l'uso della vista perché spesso le parole ingannano, ingannano brutalmente la realtà, feriscono e danneggiano nel peggiore dei casi.

E Ōkami lo aveva vissuto sulla sua stessa pelle. Per questo detestava enormemente chi parlava troppo: coloro che preferivano celarsi dietro l'uso della bocca, delle vane parole al posto delle azioni, dei fatti concreti che dovrebbero essere presi maggiormente in considerazione.

Fu Nochu a rompere quella serie intensa di sguardi, sentendosi confuso quasi nauseato da quello strano contatto, perché non era da lui perdere la concentrazione l'attimo prima dell'inizio della gara. No, decisamente non era da lui. Tentò di riacquistarla, mettendo giù la visiera e tuonando l'acceleratore per fare in modo che il suo udito tornasse ad ascoltare solo quella musica: il suono della sua più grande passione.
Ōkami fece la stessa cosa.

Lauren, la ragazza dalla chioma fluente color prugna che portava una bandana rossa legata al collo e una salopette nera, che lavorava da un paio di anni in quel luogo accanto a Kim, si posizionò al centro della larga strada dove incitò la folla ad urlare e poi con tenacia sventolò la bandiera che diede il via ai corridori.

Le moto sfrecciarono via rapidamente, mentre lì, dov'era rimasta la gente, vennero propinate le prime scommesse, i primi nomi su cui puntare il proprio denaro. Quello di Nochu compariva sempre e comunque perché erano completamente sicuri che anche quella sera, quel ragazzo, avrebbe portato la vittoria a casa e loro avrebbero intascato quel paio di quattrini sudici. Ormai era diventato quasi scontato.

«Secondo te, vincerà Nochu?» domandò Lauren, ponendosi affianco a Kim con i gomiti poggiati leggermente sul bancone.

«Hai visto il nuovo?» le chiese di rimando. Taehyung si notava piuttosto pensieroso e scettico sulla nuova vittoria del suo amico.

«Il ragazzo sulla BMW M che si trovava accanto a lui?»

«Sì, proprio quel ragazzo. Non mi sembra uguale agli altri partecipanti e ho come l'impressione che darà del filo da torcere a Guk, un filo molto grosso da torcere.» si corresse all'ultimo.

«Non saprei.» titubò la ragazza.
«Non ci resta che attendere il finale per scoprire come andrà.» E forse la percezione di Kim non si stava rivelando poi così errata.

Nonostante il freddo bastardo fosse penetrato all'interno di tutte le ossa che componevano il suo corpo e nonostante quella velocità pazza gli avesse fatto perdere la cognizione del tempo e del mondo in cui era stato costretto a vivere, Ōkami era in testa, padroneggiava su quella lunga sfilza di motori che tentavano di raggiungerlo, ma realmente con scarso successo.

𝑩𝒐𝒓𝒏 𝑻𝒐 𝑾𝒊𝒏 | 국민 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora