Jimin non era mai stato un ragazzo con bassa autostima, anzi era sempre stato uno di quelli coscienti del potere del proprio aspetto fisico e del proprio carattere. Era amichevole, carismatico, audace e spesso un bravo seduttore, ma gli anni trascorsi a Tokyo avevano distrutto ogni sua sicurezza e di conseguenza ogni cosa della sua vita: l'immagine che aveva di sé stesso, il suo carattere, la sua famiglia, le sue amicizie, la sua felicità e l'amore, quell'amore malato e devastante di cui sentiva ancora il peso sopra le spalle.
Ricordava ogni singolo momento di quella maledetta relazione, come le notti passate a fare sesso in qualunque posto trovassero opportuno, da sobri, da ubriachi e perfino da strafatti. Ogni momento era buono per soddisfare le pretese di lui perché Jotaro – così si chiamava – era così persuasivo, così attraente, così bravo e coinciso con le parole che Jimin ci cascava sempre in pieno. Inizialmente gli faceva promesse, regali e bei complimenti che riuscivano ad abbindolarlo nel peggiori dei modi tanto da trasformarlo in una sorta di giocattolo nelle sue mani. Bastava una parola o un bacio sulle labbra per averlo ai suoi piedi. E malgrado molto spesso il biondo gli dicesse di no, lui era talmente abile nei suoi giochetti mentali che quel no diventava sì in un battibaleno.
Per Jotaro i no non esistevano e Jimin lo aveva compreso troppo tardi: quando le belle parole divennero insulti e minacce, quando la sana gelosia si trasformò in un qualcosa di molto peggio e violento, quando si ritrovò ad un passo dalla morte per via della droga che lui stesso gli aveva fatto assumere e quando il suo corpo era ormai segnato dalle cicatrici di quell'amore.
Aveva sofferto di ansia e insonnia con incubi frequenti nei mesi dopo la loro rottura definitiva, dopo essersi ritrasferito a Seoul da sua cugina, che in quel periodo fu la sua unica ancora di salvezza insieme ai farmaci per dormire, di cui, però, la ragazza non aveva mai saputo nulla e non sapeva tuttavia perché Jimin non voleva darle altre preoccupazioni: a curare le sue ferite ci avrebbe pensato lui con i propri mezzi a disposizione e nessun altro.
Sì, a volte si sentiva un peso.
Sì, a volte pensava che anche Jiwoon l'avrebbe abbandonato.
Eh sì, a volte non si fidava neanche di lei.Nelle ultimi mesi – dove le interazioni con gli altri erano state quasi nulle ed era stato prevalentemente rinchiuso dentro casa – il suo problema con il sonno sembrava andare meglio: difatti, di quelle pillole, ne aveva assunte poco e niente. Ma le corse, ma l'università, ma le persone, ma Jeongguk lo avevano nuovamente posto a soqquadro. L'utopico equilibrio che aveva raggiunto stava crollando rapidamente e ciò lo spaventava: aveva paura di ricadere nello stesso errore, di rinnamorarsi della persona sbagliata, di riavere amici tossici al suo fianco, di ricredere in un qualcosa senza né capo né coda, di ridiventare il giocattolo di qualcuno e l'oggetto di discussione di altri. Aveva paura, una dannata paura che non lo lasciava stare tranquillo.
E poi, quella domanda di Jeongguk sul perché non si accorgesse del proprio potenziale era stato un colpo duro da digerire perché lui era continuamente in lotta con sé stesso, lui faceva ogni giorno i conti con sé stesso, davanti lo specchio, cercando di liberare la sua coscienza attraverso frasi positive ma era così difficile. Era così difficile non disprezzarsi e odiarsi per quel trascorso segnato da costanti cadute.
Jimin smise di fissare il proprio riflesso sullo specchio per chinare la testa e stringere le mani sul bordo del lavabo: era stanco di soffrire.
[...]
Nella via di ritorno, dove quegli incantevoli istanti passati insieme a Jimin, Jeongguk fu costretto ad accostare la moto sul marciapiede e a dare retta al suo telefono, il quale non smetteva di squillare da più di qualche minuto. Il numero che appariva sul suo schermo non aveva alcun nome a cui fare riferimento, ma lui lo conosceva già perché non era la prima volta che quel qualcuno la chiamava.
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𝑩𝒐𝒓𝒏 𝑻𝒐 𝑾𝒊𝒏 | 국민
FanfictionDove Jimin è il nuovo corridore dei raduni del sabato sera e Jungkook è colui che con la sua amata moto vince ogni gara. ᴋᴏᴏᴋᴍɪɴ // ᴊɪᴋᴏᴏᴋ ᴏᴍᴏꜱᴇꜱꜱᴜᴀʟᴇ ꜱᴇ ɴᴏɴ ᴛɪ ᴘɪᴀᴄᴇ Qᴜᴇꜱᴛᴀ ꜱʜɪᴘ, ɴᴏɴ ʟᴇɢɢᴇʀᴇ!