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Jimin e Jeongguk giunsero a destinazione circa una ventina di minuti dopo. Lasciarono le moto in giardino e con i caschi in mano si addentrarono in casa. Si tolsero le scarpe all'ingresso e con cautela si avviarono verso la cucina. La casa era totalmente in silenzio e il biondo capì che sus cugina e il suo compagno stessero tuttavia dormendo.

«Vuoi un bicchiere d'acqua?» gli chiese Jimin in un sussurro, mentre Jeongguk fece un gesto di affermazione con la testa. Entrambi bevvero i loro bicchieri di fretta. «Vieni, andiamo in camera mia.»
Jimin guidò l'altro verso la sua stanza e quando fecero entrarono, il biondo si preoccupò di chiudere per bene la porta alle proprie spalle.

Jeongguk, nel frattempo, si guardò attorno e dopo tanto tempo sì sentì finalmente a suo agio. Quelle quattro mura color nocciola, quell'ambiente caldo e accogliente gli trasmettevano sicurezza e un po' di sollievo da tutti i suoi mali, oppure esisteva la remota possibilità che fosse semplicemente la presenza di Jimin a procurargli quell'effetto così intimo.
Si dedicò ad osservare le foto appese sui muri e quasi tutte ritraevano il biondo e sua cugina, mentre il resto la sua moto. Pareva non avere nessun altro oltre lei come famiglia. Visualizzò in seguito un paio di scarpette da neonato poggiate sul comò - probabilmente acquistate da poco - e all'istante si chiese di chi potessero essere.

«C'è qualche bimbo in arrivo?» domandò allora non resistendo alla curiosità.

Il biondo, che fino a quel momento era stato occupato nel cercare qualcosa all'interno del proprio armadio, fece sbucare fuori la sua testa e fissò l'altro ragazzo con un leggero sorriso.

«Jiwoon è incinta. Circa due settimana fa abbiamo scoperto il sesso e a quanto pare sarà una femminuccia.» rispose. «Giorni fa ho visto queste scarpette in un negozio e mi sono sembrate perfette per lei.»

«Sei felice?»

«Molto... Però allo stesso tempo il mio senso di inadeguatezza aumenta man mano che la data del parto di Jiwoon si avvicina. Lei sta per formare la sua famiglia ed io...»

«E tu senti di essere soltanto d'intralcio.» Jeongguk terminó con un tono comprensivo ciò che l'altro avrebbe voluto dire. «Anch'io probabilmente mi sentirei così e purtroppo non è che si possa fare molto in una situazione del genere... Io non credo che tu sia un problema o un peso per lei, anzi penso che sia molto contenta di averti qui.»

Jimin sbuffò e grattò la sua nuca con frustrazione.

«Sì, lei lo dice sempre ed io le credo, però è sempre qui il problema.» disse, segnalando la sua testa. «Non posso evitare di sentirmi così rispetto a questa situazione, ma è qualcosa con cui devo e dovrò convivere.»

«Pensa al fatto che sia una situazione momentanea e non permanente. Non starai con loro per sempre, prima o poi anche tu vivrai una vita tutta tua.»

«Lo spero.» sospirò per poi cambiare argomento. «Vuoi farti una doccia? Nel mio armadio ho trovato queste cose che secondo me potrebbero starti perché a me vengono grandi, quindi non preoccuparti di questo.»

«Facciamola insieme.» propose d'un tratto il moro. Le guance dell'altro presero colore: i suoi pensieri erano già volati oltre. «È un problema per te? Ti vedo un po' rosso...» ghignò.

«No, assolutamente...» rispose, fulminandolo con lo sguardo. «Ti toglierai tutto?»

«Niente che tu non abbia già visto.» Jeongguk continuava a ridere. L'improvviso imbarazzo di Jimin era esilarante e al contempo gli incuteva un'immensa tenerezza. Aveva le gote rosee e lo sguardo simile a quello di un cucciolo appena sgridato. E ciò gli risultava strano dato che quel ragazzo cercava sempre di mostrarsi con un'aria da duro e infinitamente ribelle. «Dimmi cosa ti preoccupa.»

𝑩𝒐𝒓𝒏 𝑻𝒐 𝑾𝒊𝒏 | 국민 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora