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Quando le loro moto frenarono difronte l'entrata di un parco divertimenti, Jimin si sfilò velocemente il casco per guardare in malo modo l'espressione soddisfatta di Jeongguk. Che cavolo significava tutto ciò?

«Cazzo, mi stai prendendo in giro?»

«No, tesoro. Adesso scendi.»

«Che significa? Spiegamelo altrimenti me ne vado.» Se c'era una cosa che Jimin odiava erano proprio le prese in giro. Ne aveva subite così tante che ora non era più in grado di lasciarsele scivolare addosso Però non riusciva, tuttavia, a scorgere nessuna traccia di malizia nel suo atteggiamento e ciò lo dannava perché doveva pur esserci una macchia d'inganno. Uno sconosciuto porterebbe mai un altro sconosciuto ad un parco divertimenti? Un enorme paradosso.

«Pensavi che ti avrei portato a fumare erba oppure a bere? Esistono altri modi per distrarre la mente dai brutti pensieri. Uno di questi è proprio ciò che stai vedendo.» rispose Jeongguk con molta tranquillità, avviandosi poi verso l'ingresso, ma a d'un tratto Jimin cinse il suo polso e sfidò quel suo sguardo serio e magnetico.

Malgrado sapesse che l'altro non fosse al corrente della sua storia personale, si era comunque sentito toccato dalle parole che aveva utilizzato. Che bisogno aveva di specificarlo in quel modo? E poi perché lo avevo detto in quella maniera così altezzosa e strafottente? Sembrava che a quelle poche persone che gli stavano affianco, piacesse davvero farlo sentire in colpa. Ad ogni minima occasione possibile, gli ricordavano che un tempo anche lui aveva preferito quel divertimento al posto di uno più sano, al posto di uno che non portasse ad un passo dalla morte.
Era un fascio di nervi.

«Mi è sembrata che la tua fosse una predica, ma tu santo non sei o forse sei anche peggio.» vociferò palesemente stizzito.

«Sono convinto che nessuno sia al cento per cento santo in questa terra.» il moro sorrise, ma quello stesso sorriso svanì poco dopo. Anche lui aveva attraversato un periodo della sua adolescenza simile a quello biondino, conoscendo la via più giusta ma optando per quella più sbagliata. La differenza tra i due era che lui se n'era uscito in fretta prima che fosse troppo tardi, mentre l'altro no. «A causa delle corse, per fortuna o per sfortuna, sono venuto a contatto con alcune realtà che inizialmente mi sembravano fighe ed entusiasmanti. "Diavolo, posso finalmente essere come loro: un cattivo ragazzo con gli attributi!" mi ero detto, ma poi ho capito che non sono né la droga né l'alcol né le corse a rendermi grande e tantomeno un ragazzo con gli attributi.»

Nel corso della sua adolescenza aveva tentato a più riprese di somigliare ai suoi coetanei, cercando di rendersi figo, imitando un inutile stereotipo di adolescente forte e ribelle, per non essere il solito secchione che tutti avevano il permesso di calpestare. Lo avevano calpestato in passato, gli avevano fatto male in molti modi, gli avevano chiesto in maniera indiretta e crudele di cambiare perché a loro, il suo modo di essere, non andava bene. Era stati capaci di farlo sentire sbagliato, un ragazzo che non valeva nulla, e per ciò tentò la strada del cambiamento. Solo dopo riuscì a capire che in quel modo si era solamente allontanato dal suo io sofferente, stanco di essere oppresso e paragonato ad altri. Alla fine il cambiamento era avvenuto, ma furono più per sé stesso che per gli altri.

«Continui a correre in maniera illegale però.»

Oh, le corse! Le corse, per Jeongguk, erano sempre state un discorso a parte.

«È l'unica cosa che non riesco a lasciare andare perché paradossalmente mi fa stare bene e poi si vincono belle somme.»

La presa di Jimin a quel punto si allentò e Jeongguk ne approfittò per porre distanza tra il suo corpo e quello dell'altro. Si erano avvicinati un po' troppo per i gusti di quest'ultimo, il quale non si era mai aperto così rapidamente con un ragazzo che non era nemmeno uno dei suoi amici. Era stato semplicemente un aneddoto della sua vita, ma lui neanche i più piccoli e banali aneddoti era abituato a raccontare. Era confuso, inquieto e per certi versi sconcertato. Solitamente era di poche parole. Preferiva di gran lunga il silenzio ai lunghi discorsi, ma quel ragazzo sembrava stimolargli la voce e la voglia di parlare di sé stesso e del proprio vissuto. Il suo problema sulla fiducia era come se avesse abbassato di colpo le difese.

𝑩𝒐𝒓𝒏 𝑻𝒐 𝑾𝒊𝒏 | 국민 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora