7. Illusione

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ATTENZIONE scene di violenza in questo capitolo, se siete sensibili o facilmente impressionabili saltare la parte iniziale del capitolo e riprendete dopo lo spazio. Con il contenuto di questa parte non è assolutamente mia intenzione promuovere la violenza o premiare chi la compie, le seguenti scene non vanno replicate nella vita reale.

-Cosa ti è preso?- disse debolmente Darden, piuttosto provato da quanto aveva visto. Arden aveva stuprato Nat! Lo aveva picchiato, ferito e probabilmente gli aveva rotto il naso.
-Deve capire la punizione- disse solamente il maggiore e a Darden sembrò che Nat si fosse stretto di più a lui, come se anche solo la voce del capobranco lo terrorizasse da dentro i sogni.
-Aveva bisogno di rassicurazioni, di dimostrargli che vale molto di più di una troia, e tu lo tratti come tale?!- inveì il fratello minore alzandosi in piedi e tenendo tra le braccia il corpo distrutto di Nat.

-Se pensava di essere una puttana, è giusto che sappia come si trattano quelle vere- disse duramente il maggiore dandogli le spalle.
-Perfetto- ribatté l'altro Alpha- io e Nat ce ne andiamo. Torniamo al villaggio- disse scendendo lentamente dalla rupe.
-Tu vai pure, ma la troia mi serve- rispose Arden trucidandolo con lo sguardo.
-Ti serve la tua luna, e l'hai detto tu stesso, Nat è una puttana- sogghignò Darden incamminandosi nel bosco con il piccolo Omega in braccio.
Il minore si svegliò qualche ora dopo. Il cielo era scuro e lui era appoggiato ad un albero, davanti al fuoco.
-A... Alpha?- fece spaventato. Si era addormentato tra le braccia di Darden dopo... lo stupro.
Perché era lì ora?

-Bimbo tranquillo, sono qui- lo rassicurò l'Alpha abbracciandolo mentre Nat si nascondeva tra le sue braccia piangendo.
-D...dove siamo?- sussurrò quando i singhiozzi si aquietarono.
-Stiamo tornando a casa- disse solamente l'altro. Il minore annuì abbracciandosi in cerca di calore.
-Vado a cercare qualcosa da mangiare, tu resta qui accanto al fuoco, ok?- disse dolcemente il maggiore accarezzandogli i capelli.
L'Omega annuì e il suo compagno sparì tra gli alberi lasciandolo da solo.
Intorno a lui danzavano inquietanti le ombre degli alberi e i rumori della notte gli giungevano spaventosi alle orecchie.
Ad un tratto una figura fece capolino dal bosco e l'Omega trasalì prima di riconoscere il lupo di Arden, ma quando i ricordi di quello che ha fatto gli tornano alla mente, riprende a tremare come una foglia, con le lacrime agli occhi e il respiro irregolare.

Il grande lupo scuro si leccò i baffi e con un poderoso salto finì sopra il minore facendogli sbattere la testa sulla corteccia del tronco. L'Omega urlò terrorizzato, il ricordo di qualche ora prima ancora vivido, e spinse contro il collo dell'Alpha nel vano tentativo di allontanarlo. Il lupo continuò a ringhiare ferocemente, i suoi artigli che scendevano brutali sul petto del più piccolo sporcandolo del suo stesso sangue. Nat sperò con tutte le sue forze che Darden arrivasse a salvarlo, che sentisse il pericolo, ma l'aveva abbandonato in balia del capobranco.
Arden spalancò le fauci e azzannò la spalla dell'Omega facendolo urlare di dolore. Poco dopo arrivò un altro lupo dal pelo scuro che ringhiava ferocemente e il più piccolo pensò di essere salvo: Darden era venuto a salvarlo!

Ma la sua speranza morì in fretta quando il secondo lupo si avventò sulla sua gamba strappandone i muscoli fino all'osso. I suoi Alpha lo stavano uccidendo. I lupi che avrebbero dovuto amarlo per tutta la vita lo stavano sbranando al pari di un cervo! Lanciò un ultimo perforante grido prima di abbandonarsi alle braccia della morte, che lo accolse gelida e solitaria.
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Arden camminava inquieto fuori dalla tenda della sciamana. Nat era privo di sensi da cinque giorni e se non si fosse svegliato a breve sarebbe morto.
Darden era seduto davanti all'entrata, accucciato a terra con il viso sprofondato tra le braccia. Sentivano​tutte le emozioni che attanagliavano Nat nel sonno che gli era stato indotto, e quando poche ore prima era stato attanagliato dal terrore, avevano rischiato di sbranare qualcuno tanta era l'angoscia di non poterlo aiutare.
-Alpha- disse la sciamana uscendo dalla tana, ottenendo immediatamente tutta l'attenzione del capobranco e del suo vice.
-Si sta svegliando- disse sorridente l'anziana beta dalle guanciotte paffute e i capelli bianchi.

I due Alpha si guardarono per un attimo negli occhi per poi precipitarsi nella tana.
L'Omega spalancò gli occhi. Non era morto?
I due sentirono un'ondata di panico attraversare il minore che cercò di allontanarli mentre urlava di lasciarlo stare, che sarebbe stato un buon Omega, che non lo avrebbe fatto mai più.
-Cucciolo calmati- cercò di risolvere la situazione Arden prendendo il minore per le spalle.
A quel punto Nat scoppiò a piangere facendo in modo che gli altri due lo abbracciassero.
-Piccolo era un'illusione, quello che hai visto non è reale. Non avere paura, è finito, tutto finito- cercò di rassicurarlo Darden accarezzandogli gli capelli.
-I.... Illusione?- pigolò l'Omega respirando profondamente per smettere di piangere.

-Esatto, qualunque cosa tu abbia visto non era vero. Era tutto frutto della tua testa e del maleficio che di avevano lanciato contro- gli spiega il capobranco guardandolo profondamente negli occhi.
-Q...quindi... T... Tu non mi hai s...s...stu.... stuprato, e... Non mi a..avete sbranato?- chiese timidamente temendo la reazione dei due Alpha che lo guardarono scioccati.
-Come puoi anche solo pensare che faremmo mai una cosa del genere?!- rispose Arden con la voce un po' troppo alta facendo tremare il corpo debole di Nat che riprese a piangere chiedendo scusa, che non voleva, che sarebbe stato un bravo Omega.

-Tranquillo cucciolo. Non è successo niente. Andiamo nella nostra tana ora- disse il capobranco, capendo la sua paura, baciandolo dolcemente e aiutandolo a scendere dal giaciglio rialzato dove era stato posto durante il suo periodo di incoscienza.
Lo prese in braccio e Nat affondò il viso nel suo collo respirando profondamente l'odore del suo compagno e convincendosi che quello che aveva visto era solo un'illusione.
Si rese conto che effettivamente l'odore dei suoi compagni non era così vivido prima e che le loro braccia non gli davano lo stesso calore. Sì, quella era la realtà.

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